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Solennità del Natale del Signore – Messa del Giorno

 
 

DIOCESI DI TRIESTE


Santo Natale: Messa del giorno


✠ Giampaolo Crepaldi


Cattedrale di San Giusto, 25 dicembre 2019



Carissimi fratelli e sorelle in Cristo!
1. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare fra noi: sono queste le parole che san Giovanni utilizza nel Prologo del suo Vangelo per annunciare il mistero santo del Natale di Gesù. Con la parola Verbo, l’Evangelista ci informa che il Bambino nato a Betlemme è la persona che era in principio presso Dio ed era Dio: Colui per mezzo del quale tutto è stato fatto. Con la parola carne, richiama la nostra condizione umana intrisa di fragilità e destinata alla morte. Chiediamoci: perché la persona divina del Verbo, concepita da una donna nella nostra natura umana, ha voluto umiliarsi fino al punto da divenire uno di noi? Perché ha voluto venire ad abitare in mezzo a noi? A queste domande, che la Chiesa da sempre coltiva, ha dato una mirabile risposta il grande vescovo Ambrogio: “Io non avevo ciò che era suo ed Egli non aveva ciò che era mio. Egli ha assunto ciò che è mio per farmi partecipe di ciò che è suo” (Il mistero dell’Incarnazione 4.23; BA 16, pag. 389). Sant’Ambrogio ci informa che a Natale c’è stato uno scambio tra Dio e l’uomo: l’uomo ha dato al Verbo-Dio ciò che possedeva di proprio: la sua carne, le sue debolezze, la sua morte. E il Verbo-Dio ha dato all’uomo ciò che possedeva di proprio: la sua luce di verità, la sua felicità, la sua vita immortale. Chiediamoci ancora: perché Dio fece questo scambio con l’uomo, uno scambio tanto sfavorevole se considerato con la misura costi-benefici? Sant’Ireneo, altro grande Padre della Chiesa, ci ha dato questa risposta: “Per il suo sovrabbondante amore si è fatto ciò che siamo noi, per fare di noi ciò che è lui stesso” (Ireneo, Contro le eresie V, prefazione). Questo è il Natale: mistero di amore divino da professare nella fede, da adorare nell’umiltà, da celebrare nella gioia.

2. Carissimi fratelli e sorelle, il Natale del Verbo-Dio a Betlemme ci offre la più grande ragione per sperare. Sant’Agostino scrisse: “Per risollevare la nostra speranza… che c’era di più necessario che mostrarci quanto Dio ci apprezzi e quanto ci ami?” (La Trinità, XIII, cap. 10; NBA IV, pag. 529). In questa consolante ottica spirituale, il nostro cuore, spesso affaticato dalle fibrillazioni dell’angoscia e della solitudine, ritrova i ritmi salutari della speranza, capace di abbracciare tutti e tutto. Speranza per gli sposi e le famiglie, perché non venga meno la dolcezza dell’amore vero, la serenità di un lavoro dignitoso, la generosità nel dono della vita. Speranza per i nostri bambini, la cui crescita armoniosa e serena deve stare a cuore a tutti. Speranza per i nostri giovani insidiati dall’inganno di chi vende loro morte sotto forma di evasione, di chi vende loro schiavitù sotto forma di amore. Speranza per i nostri ammalati, bisognosi di cure, ma anche di un sorriso e una carezza. Speranza per chi, senza lavoro o a rischio di perderlo, ha bisogno di certezze e sicurezza. Speranza per chi è solo ed emarginato, umiliato e disperato; per chi è insidiato dal pensiero che la vita sia un peso insopportabile. Speranza per chi amministra la nostra Città, pronto a scelte sapienti nella logica del bene comune. Speranza per la nostra Trieste chiamata a coltivare la vocazione all’amicizia civile e un operoso e solidale sviluppo. Speranza per la nostra Chiesa, guidata dal Vangelo di Gesù posto al centro del suo insegnamento e della sua missione. Speranza per coloro che aprono il loro cuore a Gesù Bambino, perché nulla è più forte dell’amore che Dio – il Dio con noi – oggi ci ha mostrato. Buon Natale a tutti!