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XXVII Giornata Mondiale del Malato

 
 

DIOCESI DI TRIESTE


XXVII GIORNATA MONDIALE DEL MALATO


+ Giampaolo Crepaldi


Parrocchia Madonna del Mare, 11 febbraio 2019





Carissimi fratelli e sorelle,

1. Nel celebrare oggi la Giornata del malato, consentitemi di esprimere la mia più viva gratitudine alla Commissione diocesana per la salute che, unitamente ad altre realtà associative tra cui desidero ricordare l’UNITALSI e tanti volontari, ha promosso questa celebrazione. La Giornata del Malato fu istituita da San Giovanni Paolo II prima di tutto per evidenziare lo stretto legame spirituale vissuto tra il malato e il Gesù crocifisso, legame che nasce dalla fede e alimenta la fede. In secondo luogo, il Santo Pontefice intese sollecitare la Chiesa tutta ad essere maggiormente attenta ai malati e al mondo della sanità per portare in esso la luce vivificante del Vangelo. La condizione dei malati fa comprendere quanto sia importante l’atteggiamento che i cristiani devono avere nei riguardi dei fratelli che si trovano nella situazione di particolare difficoltà qual è il momento della malattia, più o meno grave, più o meno inabilitante. Inoltre, a fronte delle numerose problematiche presenti nella complessa realtà socio-culturale della sanità, la Giornata intende contribuire ad una sua piena umanizzazione con l’invito a vedere nel malato non un oggetto, ma una persona nella integralità dei suoi bisogni materiali e spirituali. L’intenzione della Chiesa è invitare a meditare sull’esemplare atteggiamento di Gesù che ha dato vita ad un nuovo modo di rapportarsi con i fratelli ammalati. Egli, dopo aver compiuto un miracolo o una guarigione, spesso afferma: “Và! La tua fede ti ha salvato!”, distinguendo la salute fisica e la salvezza eterna. Ha sanato tanti fisicamente, perché le guarigioni da lui compiute fossero segno di una salvezza più importante che è la salvezza che consiste nell’ottenere la vita eterna.

2. Carissimi fratelli e sorelle, il tema del Messaggio per la XXVII Giornata Mondiale del Malato scelto dal Santo Padre Francesco è: Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8), e ricorda, in modo particolare la figura di santa Teresa di Calcutta che fece della sua vita un dono gratuito verso i malati, i poveri e gli ultimi, facendoci capire che questa è la via più credibile per l’evangelizzazione. La cura dei malati ha bisogno di professionalità, ma anche di tenerezza, di gesti gratuiti, immediati e semplici come la carezza, attraverso i quali si fa sentire all’altro che ci è “caro”. Scrive Papa Francesco nel suo Messaggio, sottolineando il valore del volontariato e del suo agire “gratuito”: “La gratuità umana è il lievito dell’azione dei volontari che tanta importanza hanno nel settore socio-sanitario e che vivono in modo eloquente la spiritualità del Buon Samaritano. Ringrazio e incoraggio tutte le associazioni di volontariato che si occupano di trasporto e soccorso dei pazienti, quelle che provvedono alle donazioni di sangue, di tessuti e organi. Uno speciale ambito in cui la vostra presenza esprime l’attenzione della Chiesa è quello della tutela dei diritti dei malati, soprattutto di quanti sono affetti da patologie che richiedono cure speciali, senza dimenticare il campo della sensibilizzazione e della prevenzione. Sono di fondamentale importanza i vostri servizi di volontariato nelle strutture sanitarie e a domicilio, che vanno dall’assistenza sanitaria al sostegno spirituale. Ne beneficiano tante persone malate, sole, anziane, con fragilità psichiche e motorie. Vi esorto a continuare ad essere segno della presenza della Chiesa nel mondo secolarizzato. Il volontario è un amico disinteressato a cui si possono confidare pensieri ed emozioni; attraverso l’ascolto egli crea le condizioni per cui il malato, da passivo oggetto di cure, diventa soggetto attivo e protagonista di un rapporto di reciprocità, capace di recuperare la speranza, meglio disposto ad accettare le terapie. Il volontariato comunica valori, comportamenti e stili di vita che hanno al centro il fermento del donare. È anche così che si realizza l’umanizzazione delle cure”. A Maria, Salus infirmorum, chiediamo la grazia di aiutarci a vivere come fratelli e sorelle attenti ai bisogni gli uni degli altri, a saper donare con cuore generoso, a imparare la gioia del servizio disinteressato.