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Donne e speranza | Giornata della Donna

 
 

DIOCESI DI TRIESTE


DONNE E SPERANZA


✠ Giampaolo Crepaldi


Sant’Antonio Taumaturgo, 7 marzo 2021



Carissimi fratelli e sorelle, in Cristo!

1.         I testi della Sacra Scrittura di questa terza Domenica di Quaresima che abbiamo appena ascoltato ci sollecitano a intensificare il nostro impegno di conversione. La prima lettura ci avverte che la conversione comporta un’attenta osservanza dei comandamenti, cioè di quello che dobbiamo fare e di quello che dobbiamo evitare per mantenerci fedeli all’alleanza con Dio. La seconda lettura, presa dalla Prima Lettera ai Corinti di san Paolo, ci avverte che la conversione è una sequela di Cristo Crocifisso: è Lui la nostra forza e la nostra sapienza, perché il mistero dell’amore infinito di Dio si è reso visibile nella sua morte in croce. Il brano del Vangelo ci parla di quando Gesù scacciò i mercanti dal tempio con una frusta. Il brano è un invito a considerare il tempio del nostro cuore e della nostra vita. Soprattutto in questo tempo di Quaresima abbiamo bisogno di una buona frusta per scacciare da noi i mercanti, cioè tutte quelle forme di peccato che sfigurano la nostra anima. È la strada che la Chiesa ci chiede di percorre per la nostra conversione in questo tempo quaresimale con la pratica del digiuno, dell’elemosina e della preghiera. Inoltre, parlando del tempio, Gesù parla del tempio del suo corpo e del mistero della sua morte e risurrezione. Con rinnovata consapevolezza battesimale, in quel mistero dobbiamo entrare anche noi, giorno dopo giorno, vivendo il passaggio dalla morte alla vita, dal peccato alla grazia, dall’uomo vecchio all’uomo nuovo.

2.         Carissimi fratelli e sorelle, accogliendo l’invito del Centro Italiano Femminile della Diocesi di Trieste, che ringrazio sentitamente, questa Santa Messa la dedichiamo alle donne. Nella situazione difficile che viviamo a causa della pandemia da Covid-19 che da più di un anno non ci da tregua, esse sono in prima linea nella lotta al virus, come operatori sanitari – medici, infermiere, ostetriche, personale delle case di riposo e di cura residenziali – come assistenti all’infanzia, insegnanti e collaboratrici. Ma il loro impegno si sta svolgendo soprattutto in famiglia con un carico di responsabilità e dedizione che rasenta, in qualche caso, l’eroismo. Non sempre capite; non sempre rispettate; non sempre riconosciute sia dentro le mura domestiche sia fuori di esse. Eppure è grande merito loro se le nostre famiglie, il nostro sistema economico, sociale e sanitario, riescono a essere preservati e mantenuti. A loro va tutta la gratitudine di Trieste e della nostra Chiesa diocesana. Pur nel doloroso momento che stiamo vivendo esse sono coloro che ci invitano alla speranza. Furono loro, infatti, a trovare la tomba vuota e a vedere per prime il Risorto. E la Resurrezione non è altro che la pienezza della speranza cristiana. Alle donne chiediamo questo: aiutateci a scommettere sul senso di comunità nonostante i tanti distanziamenti sociali e fisici; richiamateci al rispetto per gli altri in una relazionalità fatta di reciprocità e comprensione; non consentite che soccombiamo al naufragium che ci è piombato addosso, ma fate in modo che viviamo l’uno per l’altro in spirito fraterno, guardando il futuro con gli occhi rinnovati della speranza. Siate come Maria, la Madre della speranza.