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Chiamati dall’Amore e all’amore

Itinerario di preparazione al Sacramento del matrimonio

DIOCESI DI TRIESTE

Consiglio Presbiterale Diocesano
Consiglio Pastorale Diocesano


Nota pastorale



Chiamati dall’Amore e all’amore

Itinerario di preparazione al Sacramento del matrimonio

 
Premessa

1. La missione di predicare il Vangelo a ogni creatura è stata affidata direttamente dal Signore ai suoi discepoli: di essa la Chiesa è portatrice nella storia. Nel tempo che stiamo vivendo, l’evidente crisi sociale e spirituale diventa una sfida pastorale, che interpella la missione evangelizzatrice della Chiesa per la famiglia, nucleo vitale della società e della comunità ecclesiale. Proporre il Vangelo della famiglia e sulla famiglia in questo contesto risulta quanto mai urgente e necessario. La buona novella dell’amore divino va proclamata a quanti si preparano a vivere questa fondamentale esperienza umana che è la comunità familiare, esperienza personale, di coppia e di comunione aperta al dono dei figli. La dottrina della fede sul matrimonio va presentata in modo comunicativo ed efficace, perché essa sia in grado di raggiungere i cuori e di trasformarli secondo la volontà di Dio manifestata in Cristo Gesù, nella speranza che “il tesoro della rivelazione, affidato alla Chiesa, riempia sempre più il cuore degli uomini”[1].

2. La bellezza del messaggio biblico sulla coppia e la famiglia ha la sua radice nella creazione dell’uomo e della donna fatti entrambi a immagine e somiglianza di Dio (cf. Gen 1,24-31; 2,4b-25). Legati da un vincolo sacramentale indissolubile, gli sposi vivono la bellezza dell’amore, della paternità, della maternità e della dignità suprema di partecipare in questo modo all’opera creatrice di Dio. Nel dono del frutto della loro unione assumono la responsabilità della crescita e dell’educazione di altre persone per il futuro del genere umano. Attraverso la procreazione l’uomo e la donna compiono nella fede la vocazione di essere collaboratori di Dio nella custodia del creato e nella crescita della famiglia umana. San Giovanni Paolo II ha commentato quest’aspetto nella Familiaris Consortio: «Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza (cf. Gn 1,26s): chiamandolo all’esistenza per amore, l’ha chiamato nello stesso tempo all’amore. Dio è amore (1Gv 4,8) … L’amore è, pertanto, la fondamentale e nativa vocazione di ogni essere umano» [2]. Questo progetto di Dio creatore, che il peccato originale ha sconvolto (cf. Gn 3, 1-24), si è manifestato nella storia attraverso le vicende del popolo eletto fino alla pienezza dei tempi con l’incarnazione del Figlio di Dio. Gesù Cristo ha ristabilito la bellezza del matrimonio riproponendo il progetto originario di Dio, che era stato abbandonato per la durezza del cuore umano. Tornando all’origine Gesù ha insegnato l’unità e la fedeltà degli sposi, rifiutando il ripudio e l’adulterio. Proprio attraverso la straordinaria bellezza dell’amore umano, Gesù ha confermato l’originaria dignità dell’amore dell’uomo e della donna.

3. Nel corso dei secoli, soprattutto nell’epoca moderna fino ai nostri giorni, la Chiesa non ha fatto mancare un suo costante e crescente insegnamento sulla famiglia e sul matrimonio che la fonda. Una delle espressioni più alte di tale insegnamento è pervenuta dal Concilio Ecumenico Vaticano II nella sua Costituzione pastorale Gaudium et Spes che, trattando alcuni dei problemi più urgenti, dedica un intero capitolo alla promozione della dignità del matrimonio e della famiglia. Dopo il Concilio Vaticano II, anche i Successori di Pietro hanno arricchito con il loro Magistero la dottrina sul matrimonio e sulla famiglia, in particolare Paolo VI con l’Enciclica Humanae vitae, che offre specifici insegnamenti di principio e di prassi. Successivamente San Giovanni Paolo II nella Esortazione Apostolica Familiaris consortio volle insistere nel proporre il disegno divino circa la verità originaria dell’amore sponsale e della famiglia.

Scrisse: «Il “luogo” unico, che rende possibile questa donazione secondo l’intera sua verità, è il matrimonio, ossia il patto di amore coniugale o scelta cosciente e libera, con la quale l’uomo e la donna accolgono l’intima comunità di vita e d’amore, voluta da Dio stesso”» (cfr. Gaudium et Spes, 48).

La recente Enciclica di Papa Francesco, Lumen Fidei, parla della famiglia nel suo legame con la fede che rivela «quanto possono essere saldi i vincoli tra gli uomini quando Dio si rende presente in mezzo ad essi»[3]. «La fede non è un rifugio per gente senza coraggio, ma la dilatazione della vita.

Essa fa scoprire una grande chiamata, la vocazione all’amore, e assicura che quest’amore è affidabile, che vale la pena di consegnarsi ad esso, perché il suo fondamento si trova nella fedeltà di Dio, più forte di ogni nostra fragilità»[4].





La preparazione al matrimonio

4. Il sacramento del matrimonio assume un grande valore teologico e liturgico per l’intera comunità cristiana e in primo luogo per gli sposi. La preparazione alla vita coniugale e familiare e al Sacramento del matrimonio è di rilevante importanza. Essa viene quindi a costituire un momento provvidenziale e privilegiato per quanti si orientano verso questa vocazione. La Chiesa di Dio che è in Trieste intende valorizzare sempre più e nel migliore dei modi la preparazione al matrimonio. Il nostro Vescovo nel Messaggio su la vocazione cristiana richiama che la vocazione al matrimonio cristiano, come ogni altra vocazione, va coltivata con cura.

Sposi e genitori non ci si improvvisa. Per questo è necessario prepararsi seriamente al matrimonio cristiano. Nel tempo del fidanzamento, i fidanzati sono chiamati a interrogarsi sulla loro vocazione al matrimonio e sulla scelta reciproca[5].

5. I futuri sposi sono invitati a comprendere il significato dell’amore responsabile e maturo della comunità di vita e di amore quale sarà chiamata ad essere la loro famiglia, vera chiesa domestica con la missione di arricchire tutta la Chiesa. Il percorso di preparazione deve essere pertanto un processo di evangelizzazione e di maturazione con nuovo annuncio della fede, necessario a ravvivare l’ardore di una fede viva. Ci si deve orientare quindi verso un itinerario che ricalchi i dinamismi del catecumenato e una presentazione chiara delle fondamentali verità cristiane che aiutino i futuri sposi ad acquistare o a rafforzare la maturità di fede. Si porrà attenzione ad educare al rispetto e alla custodia della vita, ad una significativa cultura della vita umana in tutte le sue manifestazioni.

6. Il percorso di preparazione dovrà basarsi innanzitutto su una catechesi che abbia al centro l’ascolto della Parola di Dio, interpretata con la guida del Magistero della Chiesa, per una comprensione sempre più piena della fede e sulla testimonianza nella vita concreta. Questa riflessione di fede attraverso la Parola di Dio e la guida del Magistero avrà lo scopo di fondare il vero e alto significato del Sacramento del matrimonio. Il Sacramento del matrimonio per i cristiani, infatti, imprime alla propria esistenza una nuova conformazione a Cristo nella continuità della vita battesimale.

Il loro amore diventerà, con il sacramento, espressione concreta dell’amore di Cristo per la sua Chiesa. La Parola di Dio permette inoltre una comprensione più profonda e completa dell’amore, perché l’Amore è più che l’amore.

Nella Parola di Dio è manifestata la chiave di lettura di quello che sta avvenendo in loro e offre chiare indicazioni sul cammino da seguire. Ciò che stanno vivendo è la realizzazione della loro vocazione ad essere immagine di Dio. Nei percorsi formativi va quindi superata una certa tendenza a ridurre la proposta cristiana del matrimonio a un sistema di regole morali che possono inculcare l’impressione di voler limitare l’amore; va annunciata invece la buona notizia di Dio sull’amore umano: di un Dio che è fonte dell’amore e che ama l’amore umano e lo vuole liberare dall’egoismo. I riferimenti morali dovranno essere enunciati quindi come messaggio di liberazione all’amore vero, piuttosto che strettoie che lo mortificano.

7. È necessario che il percorso risponda alle esigenze dei futuri sposi e sia un percorso in grado di coinvolgere il loro interesse personale. È importante pertanto conoscere la fisionomia dei futuri sposi ai quali oggi ci si rivolge: le convinzioni, le attese, i bisogni, i vuoti di formazione, le caratteristiche della cultura nella quale oggi essi vivono. Prendere atto di alcune caratteristiche della odierna cultura che oggi più che riferirsi a valori oggettivi, inculca l’immediata soddisfazione dei bisogni percepiti in maniera soggettiva.

L’attenzione alla persona inoltre è il punto di partenza della riflessione che prendendo avvio dai bisogni aiuta a risalire ai valori universali. Vanno valorizzati con particolare attenzione gli aspetti positivi: il valore della vita e della persona, la ricerca della verità, il rispetto della libertà, l’apprezzamento dell’amore e della tenerezza. Come viene proposto dal Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa in Italia, la celebrazione del Sacramento sia presentata come una tappa del loro cammino di fede che non si esaurisce in alcuni incontri prima di sposarsi, quasi condizione obbligata, guidandoli a percepire il desiderio e insieme la necessità a continuare un cammino di formazione permanente nella fede e nella Chiesa anche dopo la celebrazione del matrimonio che metta la giovane coppia in grado di consolidare il proprio amore e di affrontare senza troppi rischi l’impatto con la quotidianità e con il rapido evolversi della mentalità odierna.





Chiamati all’amore

8. Imparare ad amare cristianamente. In questa prospettiva, si dia importanza alla preparazione all’amore e alla vita di coppia. Il percorso di preparazione al matrimonio non sia esclusivamente un evento prematrimoniale.

I temi del percorso prematrimoniale siano occasione di riflessione anche per i gruppi giovanili. A tale scopo si curi che nei percorsi formativi delle associazioni e dei movimenti presenti in Diocesi e nelle Parrocchie si inizi ad affrontare a tempo debito con i giovani i temi delicati non solo dell’affettività ma anche quelli relativi alla preparazione vocazionale al sacramento del matrimonio. A questo scopo venga coinvolto il Servizio Diocesano di Pastorale Giovanile, l’Ufficio di Pastorale Familiare e il Centro Diocesano Vocazioni. Una particolare attenzione va posta al fenomeno delle convivenze, che si sta sviluppando anche a livello dei giovani. La fede cristiana deve portare a scelte controcorrente. La formazione al riguardo deve essere maggiormente esplicita, sia nelle famiglie che nelle associazioni.

9. Scegliere di amare cristianamente. Si curi in modo speciale il discernimento vocazionale per le coppie che stanno (da parte di uno dei due o di entrambe) facendo un significativo cammino di fede. Si evidenzi pertanto quanto la scelta dello sposo o sposa, possa avvenire già nella vita della comunità cristiana. Fra quelli che chiedono il sacramento del matrimonio ci sono parecchie coppie che hanno percorso un cammino vocazionale che si è concluso con la scelta matrimoniale. È bene che queste coppie frequentino il corso come tutti e non trattino questa gioiosa vicenda come fatto privato con il sacerdote amico. Nella comunità ecclesiale, dopo il Concilio Vaticano II, si sono formate molte coppie, con coniugi provenienti entrambi dalle medesime associazioni, gruppi, ecc. . Si tratta all’interno dell’unica vocazione al matrimonio, di una connotazione specifica, comunitaria, che andrebbe valorizzata meglio da un punto di vista pastorale.

10. Presentarsi al parroco. La preparazione prossima al matrimonio si attua inizialmente con la richiesta di un colloquio spirituale, almeno sei mesi prima del matrimonio, con il proprio parroco, il quale provvederà ad indicare le modalità del percorso pre-matrimoniale e le eventuali offerte della comunità parrocchiale stessa per i giovani sposi.

Il percorso catechistico e formativo prematrimoniale

11. È opportuno che la catechesi del percorso prematrimoniale segua lo schema proposto in questo itinerario, tenendo presenti e sempre uniti sia la realtà umana che la logica della fede verso il sacramento del matrimonio in una visione cristiana della vita. Gli incontri tratteranno le seguenti tematiche, con particolare attenzione alle dinamiche della coppia secondo la logica della fede: il Sacramento del matrimonio, il progetto di Dio per l’uomo, il matrimonio come patto, le proprietà del matrimonio, il Rito del matrimonio, l’amore responsabile, conflittualità e riconciliazione nella vita di coppia, la missione della famiglia nella società e nella Chiesa.

11.a L’annuncio di Cristo Nostro Salvatore. Sarà opportuno offrire un primo (o una serie di incontri) che facciano rivivere la bellezza dell’annuncio cristiano della salvezza in Cristo, morto e risorto, tenendo conto particolarmente della eventuale presenza di coppie che hanno sperimentato una certa lontananza dalla vita di fede.

11.b Sposarsi nella Chiesa. Dopo aver letto e commentato un brano dalla liturgia del matrimonio, il parroco, assieme all’equipe, illustri ai fidanzati le caratteristiche del percorso di preparazione al matrimonio. Seguirà una breve presentazione dei partecipanti, onde favorire una reciproca conoscenza e amicizia, invitandoli ad esporre liberamente le motivazioni che li hanno portati al progetto di unirsi nel Sacramento del matrimonio. Il parroco, quindi, partendo dagli spunti maturati dal gruppo, avvierà una prima riflessione sul Sacramento e sulla condizione degli sposi nella Chiesa.

11.c Il progetto di Dio per l’uomo. Si darà inizio al primo incontro con la lettura del brano di Matteo 19,3-6 a cui farà seguito un commento che orienti in progressione all’introduzione e alla lettura dei primi due capitoli della Genesi: la creazione dell’uomo, la dualità maschio e femmina, il senso creazionale dell’unione tra marito e moglie quali fattori fondanti del progetto di Dio per l’uomo. È Dio infatti che ha creato l’uomo e la donna tesi verso l’amore.

Una identità di amore che ha oggi urgente bisogno di essere pienamente rivelato.

11.d Il Patto. Si avvierà una riflessione sul Patto tra Dio e l’uomo, partendo dalla storia dell’Alleanza dell’Antico Testamento per giungere a Gesù Cristo e alla Chiesa sua Sposa. Si presenterà quindi il matrimonio cristiano, come patto tra uomo e donna, chiamati ad essere segno efficace dell’amore di Cristo per la Chiesa. Il Sacramento del matrimonio non è quindi un semplice contratto, ma un Patto che riguarda la persona nell’atto dell’accoglienza dell’altro: “Io accolgo te …”. Nella Chiesa gli sposi sono i Ministri del Sacramento, che celebrano davanti a Dio e alla comunità cristiana.

11.e Le proprietà e la natura del matrimonio. La proclamazione del brano di Gv 2,1-10 è il quadro di riferimento dell’incontro in cui si presentano alcuni temi essenziali del matrimonio. In attenzione graduale e organica ci si farà attenti a ripercorrere i temi propri del matrimonio come Patto e Sacramento, per introdurre poi gli aspetti presenti nel diritto canonico (canoni 1055-56). In questo delicato passaggio si farà cogliere che i decreti in questione testimoniano l’amore della Chiesa per i suoi fedeli, ovvero che le norme hanno come fine ultimo di portare gli sposi verso il bene. Si sottolineeranno in seguito gli aspetti legati alla validità del matrimonio: il Battesimo ed il Consenso. Si rifletterà pure sul matrimonio come patto naturale tra uomo e donna che viene elevato alla dignità di Sacramento e sui vincoli propri quali l’unità ed l’indissolubilità, vie di pienezza e di santità. Vanno evidenziati puntualmente anche gli aspetti procreativi del matrimonio sempre in riferimento alla struttura del consenso previsto dalla Liturgia.

11.f La vita di coppia e l’amore responsabile. Il tema sarà presentato di preferenza da un laico con un’adeguata formazione sulla vita di coppia. La lettura di un brano, tratto dalla liturgia del matrimonio, e una breve riflessione da parte del sacerdote, rimane comunque la modalità opportuna per iniziare anche questo argomento. In seguito, il conduttore dell’incontro tematico, interagendo il più possibile con i fidanzati, cercherà di guidare la riflessione sulle dinamiche uomo-donna all’interno della coppia, con riferimento positivo alla sessualità quale forza unitiva e non solamente procreativa che gli sposi hanno in virtù della loro unione. Su questo presupposto trova fondamento la necessità di una responsabilità degli sposi a vivere serenamente la vita di coppia e ad imparare a crescere assieme nella loro intimità coniugale. Si parlerà pure dei metodi per la regolazione naturale della fertilità, nell’intento di favorire una conoscenza della sessualità e dell’esercizio dell’atto coniugale in modo positivo e responsabile. In questo incontro si cercherà di animare il più possibile lo scambio e la riflessione dei fidanzati al fine di far superare visioni sterili e pregiudizi, datati ormai, della sessualità nella Chiesa. Si trattino, secondo le opportunità, anche le tematiche legate alla sterilità e al desiderio di un figlio.

11.g Conflittualità e riconciliazione. Anche questo tema è preferibile venga presentato da coppie di laici che compongono l’Equipe della catechesi prematrimoniale, interagendo nel dialogo per favorire una partecipazione attiva dei fidanzati, utilizzando opportunamente la dinamica dei lavori di gruppo su alcuni quesiti inerenti il conflitto nella vita di coppia e il suo superamento. Quando il gruppo ha raccolto e offerto i suoi contributi, i membri dell’equipe cercheranno di portare, in modo semplice, la loro testimonianza, ponendo in risalto la positività sperimentata a seguito dell’esperienza del conflitto, come motore del cambiamento all’interno della coppia e quale esperienza di maturazione individuale nella reciprocità della riconciliazione. Si tratteranno anche le problematiche di eventuali difficili relazioni che spesso si riscontrano con le famiglie di origine.

11.h Missione della coppia. Il tema si dovrà affrontare a partire dai documenti della Chiesa (Familiaris consortio e Direttorio di Pastorale Familiare) con particolare riferimento al ruolo della famiglia nella società e nella Chiesa. Esso potrà essere sviluppato in collaborazione tra i componenti dell’equipe (sacerdote e coppie di catechisti), in cui si affronterà la delicata tematica della trasmissione della fede, con particolare attenzione all’educazione integrale dei figli.

11.i Il Rito del matrimonio. La celebrazione sacramentale del matrimonio dovrà essere presentata come una “professione di fede” che richiede di essere prolungata nel corso di tutta la vita degli sposi e della famiglia. La liturgia del matrimonio è una epifania del mistero di Cristo, della sua morte e risurrezione, del suo amore trinitario, del suo legame con la Chiesa, sua Sposa, del suo appello per una vita santa. Sarà presentata l’intensità dello spirito della Liturgia, ravvivando la fede necessaria affinché possano essere preparati a vivere la profondità del mistero in essa celebrato. La liturgia del matrimonio cristiano, esalta il mistero e la dignità dell’amore coniugale, la grazia del sacramento e i doveri degli sposi. Vanno evidenziate, con delicata chiarezza, anche tutte quelle usanze che non sono parte del Rito, e che possono captare l’attenzione emotiva esteriore precludendo buona parte della comprensione del pieno significato della celebrazione. Agli sposi va quindi trasmessa tutta la ricchezza e l’intensità del Rito liturgico e l’opportunità di scegliere una via di sobrietà esteriore. Gli sposi cristiani anche in questo sono chiamati ad una testimonianza evangelica.





Istruttoria e celebrazione del matrimonio

12. A seguito del percorso vi sarà un nuovo incontro con il parroco della parrocchia di uno dei due nubendi (o con un suo delegato) per l’Istruttoria matrimoniale da svolgersi secondo le norme in vigore nella Chiesa che è in Trieste, come pure per quanto riguarda le indicazioni specifiche riguardanti la celebrazione stessa del sacramento (vedi l’Appendice).




Indicazioni pastorali

13. Il gruppo dei futuri sposi. Si dia particolare attenzione all’avvio e alla configurazione, possibilmente in ogni parrocchia, del gruppo degli sposi che hanno frequentato il corso formativo prematrimoniale. Si tenga presente, sia nella fase prematrimoniale sia nella costituzione del gruppo, le diverse tipologie esistenziali presenti: coppie lontane dalla vita ecclesiale, che si avvicinano in occasione del matrimonio (oggi in numero prevalente); coppie conviventi anche con figli (oggi in aumento); coppie già sposate civilmente che chiedono il sacramento dopo diverso tempo; coppie in cui uno dei due si dichiara non credente; coppie che hanno esperienza di un precedente fallimento (di fidanzamento o di convivenza); coppie in cui uno dei due era già sposato civilmente e quindi divorziato; coppie di religione mista; coppie in cui uno dei due proviene da altra nazionalità, etnia, cultura … ; coppie con una esperienza significativa di vita cristiana. Gli incontri suggeriti in questo sussidio e gli incontri del gruppo dei futuri sposi siano pertanto trattati in modo adeguato alla concreta situazione delle coppie.

14. L’Equipe formativa. I pastori sentano tutta la loro responsabilità affinché i Sacramenti siano vissuti come eventi di Grazia di Dio e di fede degli uomini. Ricordino inoltre che prima di essere ministri sono infatti annunziatori, come dice San Paolo ai fratelli di Corinto: “Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il Vangelo; non però con un discorso sapiente, perché non venga resa vana la croce di Cristo” (1Cor 1,17-18). Il primo responsabile quindi del cammino o percorso verso la celebrazione del Sacramento è il parroco o un presbitero da lui incaricato. Il percorso tuttavia sarà condotto da una equipe di catechisti: parroco e una o due coppie di sposi cristiani formati adeguatamente per l’animazione degli argomenti indicati nel percorso e per essere soprattutto testimoni di fede. È opportuno che la presenza di tutti i membri dell’Equipe sia continuativa durante tutti gli incontri programmati. Questo non preclude l’opportunità di invitare, in alcune situazioni, persone competenti per specifiche tematiche.

15. Sul piano metodologico, l’Equipe dovrà abilitarsi a coinvolgere i futuri sposi a vivere gli incontri di preparazione al Sacramento attraverso una partecipazione attiva, dialogata, coinvolgente, di interazione all’interno del gruppo per superare la modalità di semplice ascolto di una lezione. Sarà utile che le persone che compongono l’Equipe abbiamo momenti di condivisione e di preparazione previa per tracciare i punti argomentativi da presentare e così ogni aspetto sia affrontato in modo armonico testimoniando una forte comunione di orientamento, di affiatamento e di sintonia. Nelle comunità ove è presente, come collaboratore del Parroco, il diacono permanente coniugato, quando le circostanze lo consentano, è bene che con la sua sposa faccia parte dell’equipe.

16. A livello diocesano, l’Ufficio per la famiglia programmi alcuni momenti comuni di formazione e di aggiornamento per le Equipe che svolgono il loro delicato servizio di accompagnamento al matrimonio nelle comunità parrocchiali.




Tempi, modalità e luogo: suggerimenti metodologici

17. I temi sopra proposti per la preparazione al matrimonio richiedono un minimo di otto incontri. Va sottolineato comunque che alcuni argomenti, per la complessità e l’estensione del contenuto richiedono la disponibilità per più incontri. Si faccia attenzione inoltre al linguaggio usato e alla metodologia degli incontri che dovrà essere partecipativa e non prevalentemente frontale. Negli incontri si parta sempre da un testo biblico scelto tra i testi del Rito del matrimonio, deposito fondamentale per la catechesi. Desiderando favorire nel gruppo una vivace interazione tra le coppie e l’equipe formativa, è opportuno che il gruppo sia costituito da non più di sette coppie. Questo renderà più facile instaurare il dialogo e la conoscenza vicendevole con l’attenzione a chiamarsi per nome in un clima di familiarità.

18. Si dia attenzione alle persone favorendo negli incontri momenti di dialogo in coppia cui far seguire la discussione con il gruppo intero. Gli incontri si concludano con un momento di riflessione condivisa e la preghiera di un salmo. L’esperienza venga vissuta come un camminare insieme alla ricerca della Verità. Ci sia la possibilità di fare domande, di esprime dubbi, di narrare la propria storia. Per molte coppie questa esperienza può diventare una nuova iniziazione alla fede, una riscoperta di una realtà spirituale di vita di coppia prima non conosciuta. Può favorire inoltre la possibilità di entrare a far parte della comunità per continuare a camminare nella fede, nella speranza, nella carità.

19. I percorsi potranno essere proposti a livello parrocchiale, decanale e diocesano. Venga comunque sempre posta attenzione affinché non manchi comunque un contatto diretto con il parroco e la comunità parrocchiale di provenienza degli sposi e/o con il parroco di dove essi andranno ad abitare dopo la celebrazione del matrimonio. Sia proposta sempre la comunità parrocchiale come luogo specifico (pur ritrovandosi sia negli ambienti della parrocchia che in qualche casa di membri dell’equipe) per il percorso di preparazione affinché i futuri sposi possano avere una esperienza di comunità che li accoglie nel loro cammino di preparazione, preghi per loro, in modo che anche dopo la celebrazione del matrimonio abbiano un luogo di riferimento, un sacerdote e una comunità dove possano ritrovarsi e continuare anche l’educazione cristiana dei figli attraverso la catechesi per i sacramenti.

20. Il fidanzamento di fedeli cristiani rappresenta un avvenimento importante per due famiglie, ed è opportuno celebrarlo con un rito particolare e con una preghiera comune.

Quando il fidanzamento si celebra nell’intimità delle due famiglie, può opportunamente presiedere la celebrazione uno dei genitori. Se invece è presente un sacerdote o un diacono, allora più opportunamente spetta a lui l’ufficio di presiedere la celebrazione purché sia chiaro ai presenti che non si tratta della celebrazione del matrimonio. In nessun caso tuttavia il fidanzamento e la particolare benedizione dei fidanzati possono essere accompagnati dalla celebrazione della Messa (Cfr Benedizionale nn. 606. 607. 610).

21. Si tengano in debita considerazione anche le seguenti indicazioni:

a) le parrocchie che non hanno la possibilità di proporre il percorso concordino in decanato i luoghi e i tempi per un percorso o decanale o interparrocchiale o indicando ai futuri sposi pure i percorsi diocesani;

b) particolari situazione e casi specifici vengano concordati con il parroco di uno degli sposi o con il parroco dove gli sposi fisseranno la residenza dopo la celebrazione del matrimonio;

c) durante il percorso di preparazione i futuri sposi prendano contatto con il proprio parroco o delegato che assisterà alla celebrazione del loro Matrimonio per prepararsi alla celebrazione in modo conveniente e concordare il rito;

d) al termine del percorso si offrano anche ulteriori opportunità (il prolungamento del percorso, alcuni fine settimana di spiritualità, …);

e) l’itinerario di preparazione al matrimonio sia l’inizio di un rinnovato impegno di vita cristiana all’interno della propria comunità, pertanto si invitino i partecipanti al percorso a partecipare attivamente alla vita liturgica della propria parrocchia;

f) ai futuri sposi si illustrino infine percorsi offerti per l’approfondimento della loro fede nelle comunità parrocchiali, nonché la possibilità di partecipare ai gruppi famiglia, ove presenti. … Si ricordi la possibilità di reincontrarli in occasione della catechesi per il battesimo dei loro figli.

Il 26 di luglio 2013, memoria dei santi Gioacchino e Anna genitori della Beata Vergine Maria, l’Arcivescovo, dopo attenta valutazione, ha disposto che la presente Nota pastorale, elaborata congiuntamente dai Consigli diocesani presbiterale e pastorale, venga reso pubblica e che le disposizioni in essa contenute siano messe in pratica da tutti per la gloria del Signore e il bene delle anime.





APPENDICE



Si riportano stralci del documento (anche se un po’ datato!) “Il sacramento del Matrimonio: preparazione e celebrazione”, tratto da “Documenti della Chiesa di Trieste”, n. 41, 2001.

4. La preparazione prossima al matrimonio comprende soprattutto i colloqui con il sacerdote o la frequentazione obbligatoria dei “corsi per fidanzati” (c/r Direttorio per la celebrazione del sacramento del matrimonio, in Bollettino diocesano 1992, pag. *89) o altre iniziative organiche per l’approfondimento della conoscenza del matrimonio nei suoi valori umani e religiosi, nella sua natura di sacramento per la vita cristiana, degli impegni che da esso derivano. Con serena chiarezza e completezza sia esposto l’insegnamento della Chiesa, sentendosi, il sacerdote, “padre, fratello, pastore e maestro” aiutando gli sposi “coi sussidi della grazia e illuminandoli con la luce della verità” (Giovanni Paolo II, Familiaris consortio, n. 73). Ma tutta la comunità ecclesiale sia coinvolta in questa preparazione con la testimonianza di vita dei coniugi cristiani e con quelle iniziative che gli operatori di pastorale familiare promuoveranno per disporre i nubendi alla santità e ai doveri del loro nuovo stato (cfr CJC, can. 1063, § 2).

5. L’itinerario si chiude con la preparazione liturgica della celebrazione nuziale, in cui si proponga agli sposi la scelta dei testi della Sacra Scrittura, delle preghiere proprie del rito e non manchi l’invito ai sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia.

6. La preparazione in genere, l’esigenza che il “corso” abbia uno svolgimento articolato e sufficientemente approfondito, la necessità che l’istruzione giuridica sia convenientemente condotta, domandano un tempo adeguato. Si chieda pertanto agli sposi la disponibilità di almeno tre mesi di tempo prima della celebrazione del sacramento.





L’istruttoria matrimoniale

7. Il secondo momento importante nella fase di preparazione è dato dagli incontri del parroco o di un sacerdote suo vicario parrocchiale con i fidanzati per l’istruttoria matrimoniale. Questa non può essere ritenuta adempimento burocratico, né può essere demandata a diaconi e laici. Nell’incontro personale, fatto separatamente con l’una e con l’altra parte, le domande predisposte dal formulario diventano occasione per un discorso amichevole, ampiamente esplicativo di quanto a loro viene chiesto, in modo che possano comprendere e rispondere consapevolmente. Il formulario non è in nessun modo un questionario da consegnare agli sposi affinché lo riempiano, né può essere sostituito da un’autocertificazione.

8. L’istruttoria matrimoniale si prefigge di accertare che nulla si opponga alla valida, lecita e fruttuosa celebrazione del matrimonio (cfr CJC, can. 1066). Punti rilevanti sono la libertà di stato, l’assenza di impedimenti, la verità del consenso.

Fermo restando che l’istruttoria come la preparazione e l’assistenza al rito nuziale “sono affidati di norma, a libera scelta dei nubendi, al parroco della parrocchia dove l’uno o l’altro dei medesimi ha il domicilio canonico o il quasi domicilio o la dimora protratta per un mese” (cfr CJC, can 1115; Decreto generale sul matrimonio, n.4), nulla vieta che il parroco competente deleghi a ciò il parroco nella cui parrocchia i nubendi andranno a vivere. Questa procedura è da suggerire soprattutto per quei casi in cui i fidanzati non hanno quasi alcun rapporto con i loro parroci di origine; per gli sposi può essere ottima occasione di conoscere il loro futuro pastore e di inserirsi in una comunità con la quale continuare nel cammino di fede (cfr Direttorio per la celebrazione del sacramento del matrimonio, in Bollettino diocesano 1992, p. *90, n. 6).

L’istruttoria consiste nella verifica dei documenti, nell’esame degli sposi, nella cura delle pubblicazioni, nella richiesta di pubblicazioni civili, nell’eventuale ricorso all’Ordinario per facoltà particolari, nella concessione di licenza ad altro parroco o di delega per l’assistenza al matrimonio.

9. I documenti da acquisire e da verificare sono: il certificato di Battesimo con le debite annotazioni (valido per sei mesi), il certificato di stato libero, se richiesto (cfr DGM, n. 9), il certificato di morte del coniuge per persone vedove, altri documenti per casi particolari.

10. Nell’istruttoria del matrimonio da celebrarsi con rito concordatario, è necessario osservare quanto è richiesto dalla normativa statuale. Un particolare problema è dato dall’introduzione delle disposizioni legislative in materia di documentazione amministrativa (L. n.127, dd. 15.5.1997; D.P.R. n. 403 dd. 20.10.1998), di cui un effetto è la sostituzione del certificato anagrafico con l’autocertificazione. Nella nostra diocesi si è provveduto nel marzo 1999 prescrivendo una specifica autocertificazione sottoscritta dagli sposi (v. Lettera dell’Ordinario diocesano prot. N. 228/99 dd. 5.3.1999). Una recente Nota della Presidenza della CEI, dd. 26.3.2001, giudica necessario richiedere agli sposi, per la verifica della loro identità anagrafica e la loro precisa condizione civile, il certificato anagrafico contestuale di residenza, cittadinanza e stato civile. Essi hanno il diritto di ottenere dall’ufficio comunale tale documento. Per quanto possibile i parroci lo richiedano, altrimenti – almeno fino a quando non entrerà in vigore con decreto del Presidente della Repubblica l’atteso Regolamento per la semplificazione dell’ordinamento dello stato civile – ci si avvalga dell’autocertificazione prescritta in diocesi in data 5.3.1999, come sopra ricordato.

11. Doverosa attenzione va riservata al sacramento della Confermazione non ricevuto dagli sposi. Benché non sia di necessità ai fini della celebrazione del matrimonio, non va trascurata la sua importanza per la vita cristiana e per la stessa vita matrimoniale. Il Codice di Diritto Canonico dice: “… lo ricevano prima di essere ammessi al matrimonio, se è possibile farlo senza grave incomodo” (cfr CJC, can. 1065). È bene, quindi, considerare la situazione prima di rivolgere agli sposi l’invito a celebrare questo sacramento. Nel caso lo accettino si curi una seria catechesi che li prepari a celebrarlo degnamente; se per diverse ragioni non fosse possibile, il parroco suggerisca agli sposi di celebrarlo dopo il matrimonio, offrendosi di accompagnarli nella necessaria preparazione. Qualora si tratti di “nubendi non cresimati che già vivono in situazione coniugale irregolare (conviventi o sposati civilmente) l’amministrazione della Confermazione non preceda la celebrazione del matrimonio” (cfr Direttorio per la celebrazione del sacramento del matrimonio, in Bollettino diocesano 1992, pag. *89, n. 5).

12. In più punti l’esame degli sposi verte su aspetti molto delicati: la motivazione della scelta matrimoniale, la conoscenza reciproca, i condizionamenti della libertà, la piena conoscenza del matrimonio sacramento, la vita di fede.

Ma il punto più delicato rimane, probabilmente, l’accertamento del consenso vere matrimonialis ed in particolare l’accertamento dell’intenzione circa la proprietà dell’indissolubilità e circa la procreazione. La mentalità corrente, che ben conosciamo, crea ambiguità molto serie tanto nella disposizione interiore, intelligenza e volontà, quanto nelle espressioni verbali. È opportuno, quindi, che, con linguaggio molto chiaro e con domande puntuali, si cerchi di capire l’intenzione vera degli sposi in ordine alla natura, alle proprietà ed ai fini del matrimonio. Una volontà contraria agli elementi essenziali del matrimonio o ad una sua proprietà essenziale rende nullo il consenso (cfr CJC, can. 1101 § 2). In caso sorgessero dei dubbi non si proceda senza prima aver approfondito responsabilmente la cosa. L’esame degli sposi mantiene validità per sei mesi.

13. Quando l’istruttoria presenta aspetti peculiari o complessi è opportuno far ricorso immediato all’Ordinario. Non si stabiliscano ipotetiche soluzioni o date di celebrazioni del matrimonio. Per prassi, in diocesi non si concede l’autorizzazione al matrimonio quando è in corso un processo di divorzio per precedente matrimonio civile o quando manca la registrazione della sentenza di divorzio. Non è concessa nemmeno l’autorizzazione al matrimonio di minorenni prima che intervenga l’autorizzazione del Tribunale dei minori.

14. L’istruttoria matrimoniale si conclude con le pubblicazioni, che rispondono ad un’esigenza di bene comune. Nel caso di matrimonio con rito concordatario le pubblicazioni devono essere richieste al Comune di residenza di almeno uno degli sposi. Per quanto indicato al n. 10, la richiesta all’Ufficio di Stato Civile non è accompagnata da altro documento. Il matrimonio potrà essere celebrato solo dopo aver ottenuto il nulla osta del Comune.

15. La presentazione dell’intero fascicolo istruttorio all’Ordinario per la concessione del nulla osta alla celebrazione è limitata al caso di celebrazione del matrimonio in altra diocesi. Al fascicolo venga allegato l’attestato riassuntivo che sarà trasmesso, assieme alla licenza, al parroco del luogo di celebrazione. Nell’ambito della nostra diocesi la vidimazione non è richiesta quando il matrimonio si celebra nella parrocchia che ha svolto l’istruttoria né quando il matrimonio viene celebrato in altra parrocchia. In questo caso al rispettivo parroco deve essere inviato l’attestato riassuntivo della documentazione unitamente alla licenza di assistere al matrimonio (cfr DGM, n. 23).





La celebrazione del matrimonio

16. “I matrimoni siano celebrati nella parrocchia in cui uno o l’altra parte contraente ha il domicilio o il quasi domicilio o la dimora protratta per un mese …” (cfr CJC, can. 115). In forza della dimensione ecclesiale del sacramento e del suo significato per la vita della comunità, il luogo più consono per la celebrazione è la chiesa della comunità parrocchiale in cui gli sposi sono inseriti e alla cui vita e missione partecipano. Per questo motivo possono essere prese in considerazione anche le comunità parrocchiali nelle quali gli sposi hanno vissuto il loro cammino di formazione cristiana talora assumendo impegni di servizio pastorale oppure quella parrocchia in cui andranno ad abitare. È opportuno che la scelta sia orientata da tali ragioni, anche se rimane la possibilità che “con il permesso dell’Ordinario o del proprio parroco, il matrimonio si celebri altrove” (cfr CJC, can. 115). Per quanto è possibile, tuttavia, i pastori d’anime cerchino di dissuadere i fidanzati dal voler preferire alla propria chiesa parrocchiale una qualche altra chiesa per ragioni estetiche, intimistiche, di moda o altre. Il parroco a cui una coppia di fidanzati, non appartenenti alla sua parrocchia, chiedessero di celebrare il loro matrimonio nella sua chiesa, non prenda alcun impegno né fissi date per la celebrazione, ma con cordialità e cortesia, li inviti a rivolgersi al loro parroco per l’istruttoria matrimoniale, per la preparazione al sacramento e per la celebrazione. Sarà il loro parroco a concedere l’eventuale licenza al parroco della chiesa prescelta, se ciò sembrerà giustificato ed opportuno. Sembra pure doveroso che a tale proposito vi siano un’informazione e uno scambio di vedute fra i due parroci e, comunque, sia garantita una seria preparazione degli sposi al matrimonio.

17. Ha grande significato la celebrazione del matrimonio “nel giorno del Signore”. La liturgia festiva favorisce la piena manifestazione della natura ecclesiale e sacramentale del patto coniugale tra i battezzati in forma sociale e comunitaria (cfr Familiaris consortio, n. 67). È però necessario valutare responsabilmente tale scelta perché in alcun modo non venga alterata la caratteristica propria della celebrazione domenicale o turbata la partecipazione della comunità parrocchiale. Si tenga presente che si deve celebrare la Messa della domenica e che si può sostituire la seconda lettura con una tra quelle indicate nel Lezionario per il rito del matrimonio, se non si tratta di un giorno in cui ciò sia vietato.

18. “Nella celebrazione delle nozze si faccia attenzione anche al tempo liturgico, sia per quanto riguarda la scelta dei formulari e delle letture, sia per quanto riguarda lo svolgimento esteriore. In particolare, se per giusto motivo, il matrimonio viene celebrato in Avvento, in Quaresima o in altri giorni a carattere penitenziale, si tenga conto delle caratteristiche proprie di questi tempi” (CEI, Direttorio di pastorale familiare, n. 81).

19. Il matrimonio viene celebrato, ordinariamente, durante la S. Messa. Pare persino superfluo ricordare che, se gli sposi sono i ministri del sacramento del matrimonio, non sono però concelebranti dell’Eucaristia, per cui per nessuna ragione siano fatti salire all’altare e posti accanto al Presidente. Gli sposi informino colui che presiederà alla celebrazione su alcuni loro desideri circa lo svolgimento del rito e ne seguano i consigli, le direttive e le eventuali limitazioni. La loro partecipazione all’Eucaristia, se possibile, avvenga con la comunione sotto le due specie.

Quando il matrimonio viene celebrato da una parte cattolica con una parte acattolica appartenente ad una Chiesa orientale ortodossa può essere consentita la celebrazione della S. Messa (cfr Istruzione del Segretariato per l’Ecumenismo, 1972). La parte ortodossa può partecipare, a sua discrezione, alla comunione eucaristica (cfr CJC, can. 844 § 3).

Se il matrimonio è celebrato tra un cattolico e un battezzato non cattolico, si deve usare il rito del matrimonio senza la Messa.




Aspetti particolari della celebrazione

21. L’addobbo floreale sia sempre sobrio e, possibilmente, limitato alla zona presbiterale; la parte riservata all’assemblea sia eventualmente ornata da qualche segno. Si usi maggiore sobrietà quando il Matrimonio si celebra in Avvento, Quaresima o in altro giorno a carattere penitenziale. L’addetto all’addobbo, prima di iniziare il suo lavoro, si presenti al parroco e ne segua le indicazioni.

22. Il servizio fotografico rende possibile conservare il ricordo di un giorno importante nella vita degli sposi e segna pure una tappa significativa del loro cammino di fede. Sia limitato, pertanto, a determinati momenti ben precisi: ingresso, rito del sacramento, offertorio, scambio del segno di pace, comunione degli sposi, firme, uscita. Non è consentita alcuna ripresa fotografica in altri momenti, come letture, omelia, consacrazione. Vi siano soltanto un fotografo ed eventualmente un tele-operatore, scelti dagli sposi. Questi, prima del rito, si presentino al parroco, siano dignitosamente vestiti, conoscano il rito del matrimonio, abbiano l’avvertenza di muoversi con discrezione nel presbiterio e in chiesa, rispettino i momenti liturgici che richiedono particolare raccoglimento, non usino luci accecanti che disturbano e distraggono. In ogni caso si attengano alle norme convenute tra i sindacati dei fotografi e l’ufficio liturgico diocesano.

23. La musica e i canti che accompagnano il rito siano davvero espressione di quella musica che è considerata sacra perché “composta per la celebrazione del culto divino, dotata di santità e bontà di forme” (Musicam sacram, n. 4). La mancanza di canti può essere supplita dal suono dell’organo o di altri strumenti consentiti (cfr Musicam sacram, nn. 64-65). L’organista, o altro musicista, non si presti ad eseguire alcuna musica che non abbia i requisiti di “musica sacra”, anche se richiesta dagli sposi. Anzi, considerato il fatto che il repertorio comunemente in uso per la liturgia nuziale non è “musica sacra” (Marcia nuziale di Mendelssohn o di Wagner, largo di Haendel, Sogno di Schumann e la stessa Ave Maria di Schubert) ma è ammesso perché fa parte della consuetudine, l’organista stesso o il musicista consiglino brani alternativi più adatti al rito. Abbiano attenzione a che il suono dell’organo o degli altri strumenti non si sovrapponga “alle orazioni o ai canti eseguiti dal sacerdote celebrante e neppure alle letture proclamate dal lettore o dal diacono” (cfr Principi e norme per l’uso del Messale romano, n. 12) ed ancor meno alla “preghiera eucaristica” che esige assoluto silenzio. Agli “a solo” si preferisca, per quanto possibile, la partecipazione in canto dell’assemblea, almeno per l’Alleluia, il Santo, le acclamazioni dopo la consacrazione.

Se gli sposi vogliono ricorrere a persone da loro conosciute perché accompagnino la liturgia usando strumenti in dotazione alla chiesa o di proprietà personale, purché consentiti, avvertano il parroco o il rettore della chiesa e gli facciano pervenire in tempo utile il repertorio.

Notifica dell’avvenuta celebrazione del matrimonio.

24. “Se un coniuge non ha contratto il matrimonio nella parrocchia in cui fu battezzato, il parroco del luogo della celebrazione trasmetta quanto prima la notizia del matrimonio celebrato al parroco del luogo in cui fu amministrato il battesimo” (cfr CJC, can. 1122 § 2).



BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE PER LA FORMAZIONE
1. C.E.I., Rito del matrimonio, 2008.
2. Paolo VI , Let. Enc. Humanae Vitae, 1968.
3. Giovanni Paolo II , Es. Ap. Familiaris consortio, 1981.
4. C.E.I., Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa in Italia. Annunciare, Celebrare, Servire il “Vangelo della famiglia”, 1993.
5. Benedetto XVI , “Deus caritas est”, 2005.
6. CET, “Beati gli invitati al banchetto di Nozze”, 2006.
7. C.E.I., Ufficio nazionale per la famiglia, Orientamenti pastorali sulla preparazione al matrimonio e alla famiglia, 2012.
8. Crepaldi Giampaolo, La vocazione cristiana, 2013.



[1]Concilio Vaticano II, Dei verbum, n. 26.
[2]Giovanni Paolo II, Familiaris consortio, n. 11.
[3]Ivi, n. 50.
[4]Ivi, n. 53.
[5]Cf. Crepaldi Giampaolo, La vocazione cristiana, nn. 16-18.