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Giubileo delle famiglie, dei nonni e anziani, dei bambini


DIOCESI DI TRIESTE


Giubileo delle famiglie, dei nonni e anziani, dei bambini


✠ Enrico Trevisi


Monte Grisa, 25 maggio 2025



Cari fratelli e sorelle, dragi bratje in sestre,
amati fratelli e sorelle: Ljubljeni bratje in sestre

La seconda lettura dall’Apocalisse (cap 21) parla della città santa. È un’immagine per dire del Paradiso, anche se parla di una città che Dio fa scendere sulla terra, quasi a dirci che qualcosa anche ora siamo a viverla. E poi c’è la gloria e lo splendore, immagini che ci dicono di uno stupore per la gioia piena: una città dove non ci saranno più lacrime, malattie, morte. Non ci saranno più tenebre. Non ci sarà più neanche il sole. Perché Gesù sarà il nostro sole, la nostra luce, la gioia piena, la vita per tutti noi.
È una città custodita da mura solide, su basamenti solidi (sono gli Apostoli, segno della Chiesa).
Siamo nell’anno santo. Uno dei segni è la porta santa. In questa lettura si parla di dodici porte sante. E se la porta santa è Gesù, l’abbondanza di 12 porte mi fa pensare ai tanti modi con cui Gesù ci fa entrare nella vita divina, la vita nuova, in questa città santa preparata per noi. È sempre Lui. Non tirarti indietro, entra attraverso Gesù. Anche la tua famiglia è chiamata a entrare in Gesù. Mi piace ricordare un pensiero di Papa Francesco:

ogni giorno domanda a Dio il dono del coraggio. Ricordati che Gesù ha vinto per noi la paura. Lui ha vinto la paura! La nostra nemica più infida non può nulla contro la fede. E quando ti troverai impaurito davanti a qualche difficoltà della vita, ricordati che tu non vivi solo per te stesso. Nel Battesimo la tua vita è già stata immersa nel mistero della Trinità e tu appartieni a Gesù. E se un giorno ti prendesse lo spavento, o tu pensassi che il male è troppo grande per essere sfidato, pensa semplicemente che Gesù vive in te. Ed è Lui che, attraverso di te, con la sua mitezza vuole sottomettere tutti i nemici dell'uomo: il peccato, l'odio, il crimine, la violenza; tutti nostri nemici” (20-09-2017).


Questa immagine rassicura. Gesù ha vinto la paura e Gesù vive in me. Abbiate il coraggio di coltivare la fede viva nelle vostre famiglie. Gesù è il sole. Gesù ci porta a vincere ogni paura. Gesù non ci vuole tristi. Ci vuole vivi nella fede, in una fede gioiosa e piena di luce.
Per questo ci dona lo Spirito Paraclito. “il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”. E da qui viene la pace vera, e anche la gioia piena! (Gv 14, 23-29).
In un’altra occasione, quasi a riprendere il vangelo di oggi che parla dello Spirito Paraclito, Papa Francesco disse (31 maggio 2017) disse:

“lo Spirito Santo non ci rende solo capaci di sperare, ma anche di essere seminatori di speranza, di essere anche noi – come Lui e grazie a Lui – dei “paracliti”, cioè consolatori e difensori dei fratelli, seminatori di speranza. Un cristiano può seminare amarezze, può seminare perplessità, e questo non è cristiano, e chi fa questo non è un buon cristiano. Semina speranza: semina olio di speranza, semina profumo di speranza e non aceto di amarezza e di dis-speranza. Il Beato cardinale Newman, in un suo discorso, diceva ai fedeli: «Istruiti dalla nostra stessa sofferenza, dal nostro stesso dolore, anzi, dai nostri stessi peccati, avremo la mente e il cuore esercitati ad ogni opera d’amore verso coloro che ne hanno bisogno. Saremo, a misura della nostra capacità, consolatori ad immagine del Paraclito – cioè dello Spirito Santo –, e in tutti i sensi che questa parola comporta: avvocati, assistenti, apportatori di conforto. Le nostre parole e i nostri consigli, il nostro modo di fare, la nostra voce, il nostro sguardo, saranno gentili e tranquillizzanti» (Parochial and plain Sermons, vol. V, Londra 1870, pp. 300s.). E sono soprattutto i poveri, gli esclusi, i non amati ad avere bisogno di qualcuno che si faccia per loro “paraclito”, cioè consolatore e difensore, come lo Spirito Santo fa con ognuno di noi, ... Noi dobbiamo fare lo stesso con i più bisognosi, con i più scartati, con quelli che hanno più bisogno, quelli che soffrono di più. Difensori e consolatori!”.


In un’omelia papa Francesco domandò: Volete essere uomini, donne, ragazzi, giovani di autunno o di primavera? Essere uomini, donne, ragazzi, giovani di autunno vuol dire vivere di nostalgie, guardare le foglie ingiallite e rinsecchite. Significa cedere alla tristezza e all’ansia, alla paura. Significa vedere le cose con malinconia, con il grigiore nel cuore. Un trascinarsi verso il freddo e il gelo. A dire il vero anche d’autunno si può sognare la primavera e dunque seminare per la primavera.
Uomini, donne, ragazzi, giovani di primavera vuol dire coltivare i germogli. Essere stupiti dei germogli. Essere riconoscenti per i germogli. Perché lo Spirto è con noi e noi siamo chiamati ad essere paracliti! Gli uni per gli altri. Ogni famiglia per le altre famiglie. Generativi, sempre. Coraggiosi nell’amarci come Gesù, e dunque generosi nel perdonarci e nell’aiutarci. Pronti ad accogliere la sua pace, quella del Risorto. Camminiamo come Pellegrini di speranza e pieni di fiducia nel valore della vita, della nostra vita e di quella di ogni persona che incontriamo. Perché lo Spirito soffia. Perché il Paraclito ci accompagna. Sempre.