DIOCESI DI TRIESTE
Solennità del Natale del Signore
Santa Messa della notte
✠ Enrico Trevisi
Cattedrale di San Giusto, 25 dicembre 2025
Cari fratelli e sorelle, amati fratelli e sorelle, dragi bratje in sestre,
in questa notte contempliamo il Dio vicino, il Dio con noi, l’Emmanuele.
Domani penseremo a come testimoniarlo. Questa notte sia di stupore. Questa notte sia per la contemplazione. Cerchiamo di avere il cuore di San Francesco, quando 800 anni fa inventò il presepe, la raffigurazione del mistero di Dio che si fa carne nel piccolo Gesù. Un presepe vivente, perché il mistero dell’incarnazione di Dio sia vivo nei nostri cuori, perché il mistero dell’incarnazione di Dio nell’oggi rifulga di splendore e illumini la nostra umanità stanca e sedotta dal peccato.
Noi vediamo che i potenti spesso si fanno distanti dal popolo, si creano cordoni di sicurezza, guardie del corpo, eserciti personali, palazzi inaccessibili. Dio invece viene a noi, accanto a noi, si rende partecipe delle nostre vicende precarie e imperfette, come il nascere in un luogo insicuro e sporco, non sotto i riflettori delle telecamere, ma nella fioca luce di una lampada in una stalla di Betlemme; come il venire da subito minacciato dalla prepotenza dell’Erode di turno; come l’essere rifiutato e respinto. Dinamiche che si ripetono anche nei nostri giorni. Questo è il Dio da contemplare: il Dio che mi si affianca nelle mie vicende precarie, che mi comprende nelle mie fatiche perché Lui stesso le ha provate.
Questa notte contempliamo il Dio che si fa uomo, il Dio che si fa bambino umile, bisognoso di cure, di accoglienza, di essere protetto sia dall’invidia (di Erode) che dall’indifferenza (di chi chiude la propria casa: perché per Maria, Giuseppe e Gesù non si è trovato che una stalla).
Questa notte contempliamo l’amore di Dio che ci raggiunge attraverso il Figlio amato mandato per la nostra salvezza. Ma contempliamo che anche questo figlio di Dio ha dovuto essere accolto, fin dall’inizio ha avuto bisogno di essere amato. Maria e Giuseppe sono il segno che Gesù arriva ed è già amato. Anche a Gesù è successo un po’ come a noi: siamo venuti al mondo che già eravamo amati… e da questo inizio abbiamo imparato che la vita necessita l’amore… che anche noi dovevamo imparare ad amare.
Questa notte contempliamo che Dio ha un disegno di salvezza, e che esso si compie attraverso Maria e Giuseppe che acconsentono a prendersi cura del piccolo Gesù. La volontà di Dio necessita della nostra collaborazione: Dio si fa uomo ma chiede il libero consenso di Maria e Giuseppe. Il loro coraggio. La loro fede.
Questa notte contempliamo che anche noi, come Maria e Giuseppe, siamo chiamati a far parte di un progetto che ci supera: e solo nell’umiltà possiamo osare collaborare e restare dentro una missione che talvolta ci spaventa, ci fa venire le vertigini.
Questa notte contempliamo una luce, il Figlio di Dio umile nella mangiatoia, che splende nelle tenebre. Anche di questo nostro tempo di guerre e di spaventose violenze. Una luce che brilla e ci indica la strada, quella del Vangelo, quella della fraternità, quella della misericordia e della riconciliazione.
Questa notte contempliamo che l’angelo porta l’annuncio di gioia per la nascita di Gesù ai pastori (umili lavoratori sottoposti a grandi sacrifici) e non ai capi dei popoli: solo chi ha il cuore semplice, chi conosce la fatica della vita sa ancora stupirsi e sa aprire il proprio cuore alla gioia per la venuta di Dio dentro una stalla, dentro una mangiatoia.
Questa notte contempliamo Gesù nella mangiatoia e insieme gusteremo la fragranza del pane eucaristico, il corpo di Cristo offerto a noi sulla Croce, il Dio che si dà a noi per alimentare il nostro amore del suo stesso Amore.
Questa notte ci invita al silenzio, all’assaporare la presenza di Dio, al gustare interiormente che la promessa di Dio si realizza ancora: Dio con noi, per noi e per la nostra salvezza.