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Veglia di preghiera per l’inizio del Mese Missionario

 
 

DIOCESI DI TRIESTE


VEGLIA PER L’INIZIO DELL’OTTOBRE MISSIONARIO


✠ Giampaolo Crepaldi


Parrocchia Santa Teresa di Lisieux, 30 settembre 2019



Carissimi fratelli e sorelle in Cristo!
1. Per commemorare il centenario della promulgazione della Lettera Apostolica Maximum illud (30 novembre 1919) di Benedetto XV, tutta protesa a dare un nuovo slancio al compito missionario della Chiesa, per volontà del Santo Padre Francesco il mese di ottobre sarà un tempo straordinario dedicato al tema della missionarietà. Il Papa ci chiede di rinnovare la nostra obbedienza al mandato del Signore di portare il Vangelo della salvezza fino agli estremi confini della terra (cf. Mt 28,19; At 1,8; Rm 10,18), coltivando una “conversione missionaria costante e permanente”. Anche la nostra Chiesa diocesana, in sintonia con le sue nobili e radicate tradizioni, è chiamata a vivere con generosa disponibilità l’ottobre missionario partecipando alle iniziative messe in programma. La prima di queste iniziative è propria la Veglia di preghiera che stiamo celebrando nella parrocchia di santa Teresa, sul tema battezzati e inviati, con la quale vogliamo dare espressione alla comune convinzione che la missio ad gentes è ancora attuale e necessaria. Sappiamo bene che “la missione di Cristo redentore, affidata alla Chiesa, è ancora ben lontana dal suo compimento” e che “uno sguardo d’insieme all’umanità dimostra che tale missione è ancora agli inizi e che dobbiamo impegnarci con tutte le forze al suo servizio”. Pertanto, siamo chiamati a fare nostro l’invito di Papa Francesco: “Il Mese missionario straordinario sia occasione di grazia intensa e feconda per promuovere iniziative e intensificare in modo particolare la preghiera – anima di ogni missione –, l’annuncio del Vangelo, la riflessione biblica e teologica sulla missione, le opere di carità cristiana e le azioni concrete di collaborazione e di solidarietà tra le Chiese, così che si risvegli e mai ci venga sottratto l’entusiasmo missionario”.

2. Carissimi fratelli e sorelle, abbiamo appena ascoltato dal capitolo 10° degli Atti degli Apostoli il racconto della conversione di Cornelio che va opportunamente collegato con la conversione dell’Etiope descritta al capitolo 8° e a quella di Saulo al capitolo 9°. Sono racconti dove la potente azione dello Spirito del Risorto mette in evidenza la straordinaria fecondità della trasmissione e dell’annuncio cristiano. Chiunque crede in Gesù Cristo riceve la remissione dei peccati: questo è il messaggio universale rivolto ad ogni tribù, lingua, popolo e nazione (v. 43; cf. Ap 5,9), e quelli che sono lontani ascoltano la buona novella della pace per mezzo di Gesù Cristo (v. 36; 2,39; cf. Ef 2,17). La salvezza che Dio offre agli uomini è la persona stessa di Gesù nella totalità della sua esperienza, del suo mistero. Su queste basi è bene che i cristiani, anche quelli di Trieste, siano convinti che il cuore di ogni missione è l’annuncio di Cristo, altrimenti si rischia di compromettere seriamente la genuinità della fede. Il resto viene dopo. Inoltre, tutto il racconto della conversione di Cornelio mette in risalto l’effusione dello Spirito Santo sui pagani, quella che possiamo descrivere come la pentecoste dei pagani: si colloca qui la dimensione universale della missione della Chiesa e dei cristiani: attraverso il battesimo, tutti sono destinatari del messaggio cristiano di salvezza e liberazione e tutti sono destinatari dell’appartenenza alla Chiesa cattolica.

3. Carissimi fratelli e sorelle, la Parola di Dio apre sempre orizzonti ampi e sorprendenti per la nostra vita di cristiani, richiamandoci ad una riconsiderazione più puntuale del nostro essere battezzati e del nostro essere inviati. Il Battesimo ci ha donato la fede in Gesù Cristo vincitore del peccato e della morte, ci ha rigenerato ad immagine e somiglianza di Dio e ci ha inserito nel corpo di Cristo che è la Chiesa. “In questo senso – scrive Papa Francesco – il Battesimo è dunque veramente necessario per la salvezza perché ci garantisce che siamo figli e figlie, sempre e dovunque, mai orfani, stranieri o schiavi, nella casa del Padre”. Ma, aggiunge il Papa “Ciò che nel cristiano è realtà sacramentale – il cui compimento è l’Eucaristia –, rimane vocazione e destino per ogni uomo e donna in attesa di conversione e di salvezza”. Ed è in questo singolare e stimolante orizzonte spirituale che trova radicamento la prospettiva missionaria – il nostro essere inviati -, non come un qualcosa di accessorio, ma come essenziale e fondamentale alla dinamica stessa della nostra esperienza di battezzati. Nel Battesimo, infatti, è insito l’invio espresso da Gesù nel mandato pasquale: come il Padre ha mandato me, anche io mando voi pieni di Spirito Santo per la riconciliazione del mondo (cf. Gv 20,19-23; Mt 28,16-20). È su queste basi che risultano straordinariamente opportune e pertinenti alcune attualizzazioni di Papa Francesco: a noi cristiani compete l’essere inviati in missione, “affinché a nessuno manchi l’annuncio della sua vocazione a figlio adottivo, la certezza della sua dignità personale e dell’intrinseco valore di ogni vita umana dal suo concepimento fino alla sua morte naturale. Il dilagante secolarismo, quando si fa rifiuto positivo e culturale dell’attiva paternità di Dio nella nostra storia, impedisce ogni autentica fraternità universale che si esprime nel reciproco rispetto della vita di ciascuno. Senza il Dio di Gesù Cristo, ogni differenza si riduce ad infernale minaccia rendendo impossibile qualsiasi fraterna accoglienza e feconda unità del genere umano”. Alla Madonna chiediamo la grazia della fedeltà ai nostri impegni battesimali e a quelli missionari, grazia che imploriamo attraverso l’intercessione di santa Teresa di Lisieux, patrona delle missioni.