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Santa Messa con la reliquia di Sant’Antonio a Madonna del Mare


DIOCESI DI TRIESTE


LA RELIQUIA DI SANT’ANTONIO A TRIESTE


✠ Giampaolo Crepaldi


Madonna del Mare, 16 dicembre 2022



Carissimi fratelli e sorelle in Cristo Signore!

1.      È una grazia speciale avere qui tra noi la reliquia di sant’Antonio di Padova – per questo ringrazio di cuore la Fraternità del Terz’Ordine Francescano di Santa Maria Maggiore – che richiama la sua figura, i suoi profondi insegnamenti e, soprattutto, il suo esempio di santità. Egli è chiamato doctor evangelicus (dottore evangelico) per la sua singolare sapienza, apprezzata e incoraggiata da san Francesco che lo incaricò di insegnare teologia ai frati. Questa sera, davanti alla sua reliquia, da bravi alunni, anche noi siamo invitati ad andare alla scuola di sant’Antonio, per ascoltare alcuni dei suoi insegnamenti. Questi ruotano tutti attorno alla persona e all’opera di Gesù Cristo, che viene considerato come il centro, vivificante e salvifico, di tutta la realtà. Scrisse: “Il centro è il posto che compete a Gesù: in cielo, nel grembo della Vergine, nella mangiatoia del gregge e sul patibolo della Croce … Sta al centro di ogni cuore; sta al centro perché da Lui, come dal centro, tutti i raggi della grazia si irradino verso di noi che camminiamo all’intorno e ci agitiamo alla periferia” (Sermone dell’Ottava di Pasqua 6; in S. Antonio di Padova. I Sermoni, ed. Messaggero, Padova 1996, pag. 229-230). Se non vogliamo prendere un brutto voto alla scuola di sant’Antonio dobbiamo impegnarci anche noi a mettere Cristo al centro della nostra persona, seguendo questa sua esortazione: “Su dunque, carissimi fratelli, supplichiamo e imploriamo il nostro Salvatore, il Signore Gesù Cristo, perché voglia illuminare … la nostra anima con la sua effigie e con la sua luce, affinché, trasformati nell’anima e nel corpo, meritiamo di essere resi conformi alla sua luce nella gloria della risurrezione” (Ivi pag. 862).

2.         Carissimi fratelli e sorelle, la reliquia non solo ci parla del sant’Antonio insegnante, ma soprattutto del testimone che bruciò la sua breve e operosissima esistenza – 36 anni – sul fronte dell’amore per Dio e per i fratelli. Un amore che tradusse in una dedizione totale alla predicazione del Vangelo. Predicò fino allo stremo delle sue forze e – come annotarono i suoi biografi – “morì per sfinimento di eccesso di lavoro e per scarso nutrimento e riposo”. Una predicazione, quella di sant’Antonio, che era spesso accompagnata da segni e miracoli, come documenta il commovente testo della più antica preghiera a sant’Antonio, la popolarissima Si quaeris: “Se chiedi miracoli, subito fuggono la morte, gli errori e le disgrazie. Gli ammalati si levano guariti, il mare si calma, le catene si rompono. I giovani e i vecchi sono esauditi: riacquistano l’uso delle membra, ritrovano le cose perdute. Svaniscono i pericoli, finisce ogni miseria. Raccontino queste cose quelli che le sanno…”. Carissimi fratelli e sorelle, sant’Antonio, infatti, è conosciuto e amato in tutto il mondo come il Santo dei miracoli. Ma il miracolo più grande che egli ci può propiziare è quello di legare le nostre povere vite alla persona di Gesù Cristo morto e risorto, al mistero della sua Pasqua rigenerante e salvifica. Solo in Lui, infatti, trova piena soddisfazione il più profondo desiderio del nostro cuore: essere amati e poter amare. È questo il miracolo che questa sera chiediamo a sant’Antonio per noi, per le nostre famiglie, per la nostra Chiesa diocesana e per la nostra Città.