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XXXI Giornata Mondiale del Malato


DIOCESI DI TRIESTE


XXXI GIORNATA MONDIALE DEL MALATO


✠ Giampaolo Crepaldi


Parrocchia Madonna del Mare, 11 febbraio 2023



Carissimi fratelli e sorelle in Cristo Signore!

1. La celebrazione della XXXI Giornata Mondiale del Malato – organizzata nella nostra Diocesi dalla Commissione diocesana per la salute con altre realtà associative, che ringrazio sentitamente – è stata arricchita anche quest’anno da un denso e illuminante Messaggio di papa Francesco che ha il seguente titolo: Abbi cura di lui. La compassione come esercizio sinodale di guarigione. Il Santo Padre ci invita a far tesoro del cammino sinodale che sta coinvolgendo tutta la Chiesa, proponendoci un’opportuna riflessione sulla malattia come parte della nostra esperienza umana. Scrive il Papa: “Quando si cammina insieme, è normale che qualcuno si senta male, debba fermarsi per la stanchezza o per qualche incidente di percorso. È lì, in quei momenti, che si vede come stiamo camminando: se è veramente un camminare insieme, o se si sta sulla stessa strada ma ciascuno per conto proprio, badando ai propri interessi e lasciando che gli altri si arrangino”. In questa salutare prospettiva, la Giornata Mondiale del Malato, oltre ad invitarci alla preghiera e alla prossimità verso i sofferenti, diventa anche una stimolante occasione per una seria assunzione di responsabilità cristiana a partire dal fatto che proprio attraverso l’esperienza della malattia possiamo imparare a camminare insieme secondo lo stile di Dio, che è vicinanza, compassione e tenerezza. Una assunzione di responsabilità che dal popolo di Dio si allarga alle istituzioni sanitarie e alla società civile, chiamate anche loro ad un nuovo modo di avanzare e camminare insieme.

2. Carissimi fratelli e sorelle, papa Francesco ci sollecita soprattutto a fare nostra la parabola del Buon Samaritano, che ci suggerisce come l’esercizio della fraternità, iniziato da un incontro a tu per tu, si debba allargare a una cura organizzata: la locanda, l’albergatore, il denaro, la promessa di tenersi informati a vicenda (cf Lc 10,34-35). È una parabola che interpella il ministero di noi sacerdoti, ma anche il lavoro degli operatori sanitari e sociali, l’impegno di familiari e volontari per fare in modo che, nell’approccio alla malattia e ai malati, il bene prevalga sul male. Scrive ancora il Santo Padre: “Gli anni della pandemia hanno aumentato il nostro senso di gratitudine per chi opera ogni giorno per la salute e la ricerca. Ma da una così grande tragedia collettiva non basta uscire onorando degli eroi. Occorre pertanto che alla gratitudine corrisponda il ricercare attivamente le strategie e le risorse perché ad ogni essere umano sia garantito l’accesso alle cure e il diritto fondamentale alla salute”. Il compito che ci viene affidato è tutto compreso nelle battute finali della parabola del Buon Samaritano: Abbi cura di lui (Lc 10,35). Gesù la rilancia anche ad ognuno di noi e alla fine ci esorta: Va’ e anche tu fa’ così. Non possiamo e non dobbiamo vivere indifferenti davanti al malato. Percorrere la strada del buon samaritano è, in definitiva, percorrere la strada della santità cristiana. Affido il personale medico, i volontari e le loro associazioni, le famiglie e soprattutto i nostri cari ammalati alla Madonna della Salute che noi triestini veneriamo e amiamo con fiducioso abbandono, confidando sulla sua materna protezione.