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Solennità del Corpus Domini


DIOCESI DI TRIESTE


Solennità del Corpus Domini


✠ Enrico Trevisi


Cattedrale di San Giusto, 11 giugno 2023



Cari fratelli e sorelle,
Amati fratelli e sorelle: Ljubljeni bratje in sestre
Abbiamo portato l’Eucaristia per le strade della città. Ma la abbiamo nel nostro cuore? Con quanta gioia la celebriamo? Con quanta intensità la desideriamo nella nostra vita? Perché desiderarla?
Sono alcune delle domande che ci portiamo dentro. Sulle quali indugiare. E tuttavia non voglio fare ora un esame di coscienza, ma fermarci ancora un poco in adorazione.

L’11 giugno 1953, esattamente 80 anni fa veniva ordinato sacerdote un giovane vietnamita, che si chiamava François-Xavier Nguyễn Văn Thuận. Apparteneva ad una famiglia importante, impegnata politicamente, mentre il Paese precipitava in una sanguinaria guerra civile. La sua fede fu fortemente messa alla prova da numerosi anni di prigionia, di torture, di isolamento. Ma trovò sempre nell’Eucaristia la forza per restare unito al Signore, per dare senso alla sua passione. La croce che porto al collo in questa Santa Messa e processione è una reliquia: è la croce che i genitori di François-Xavier gli regalarono quando fu ordinato vescovo il 24 giugno 1967 e che poi fu donata dal venerabile monsignor Văn Thuận a monsignor Giampaolo che poi me l’ha donata per i disegni imperscrutabili della successione apostolica. In questa croce, in questo giorno anniversario, vedo racchiuso il mistero dell’Eucaristia che ci fa partecipi della passione di Cristo e anche della Chiesa che attraverso i secoli e le prove, guidata dai vescovi, è richiamata ancora ad adorare il mistero dell’amore di Dio e ad esserne segno radioso per tutti. E penso anche agli ammalati, agli ammalati gravi, a coloro che sono nel buio del dolore e del non-senso.
In una delle ultime omelie monsignor Văn Thuận disse che “Ciò di cui abbiamo bisogno ce lo dà Gesù nell’Eucaristia”. Vorrei che ciascuno si portasse a casa questo pensiero: “Ciò di cui abbiamo bisogno ce lo dà Gesù nell’Eucaristia”. Di cosa abbiamo bisogno? Di amore abbiamo bisogno, ma di un amore vero, non di facili sentimentalismi.
Abbiamo bisogno di ricevere amore e di imparare ad amare. Così prosegue: “L’amore, l’arte di amare, amare sempre, amare con il sorriso, amare subito e amare i nemici, amare perdonando, dimenticando di aver perdonato”. Quando partecipiamo alla Messa, quando ci fermiamo ad adorare l’Eucaristia (e facciamolo con maggiore distensione in questi mesi di vacanza: si può decidere di mettersi nel turno dell’adorazione prima di andare al mare, dentro le giornate di relax che però necessitano di un ristoro speciale, quello che solo il Signore sa dare) noi riceviamo amore e impariamo l’arte di amare.
Monsignor Văn Thuận dice che nell’Eucaristia possiamo contemplare 7 aspetti dell’amore di Gesù. È un amore sacrificio: Gesù si dona totalmente per noi, in sacrificio, portando a compimento le figure antiche del Primo Testamento. È un amore abbandonato: Gesù si mette pienamente nelle mani del Padre, confidando in Lui. È un amore consumato perché ci ama sino alla fine, sino a donare tutto di sé. È un amore intimo perché come a Emmaus spiegandoci le Scritture ci porta dentro il mistero dell’amore trinitario. È un amore immolato per noi trafitto, per noi dato in un pezzo di pane da consumare, da mangiare per poter camminare nel suo amore e divenire parte di Lui. È amore nascosto nel silenzio e nell’orazione che si manifesta a noi nel tabernacolo a cui ci sentiamo attratti, in preghiera silenziosa, perché l’amore spesso non ha nulla di eclatante e di spettacolare, ma chiede il pudore, la tenerezza di un incontro pacato, di chi sa vedere ciò che altri non sanno cogliere.
E nell’ostensorio Gesù ci mostra l’amore radiante che ci raggiunge e noi tutti veniamo trasfigurati in un raggio di luce, di sua luce, della luce del suo amore.
La morte in croce di Gesù – anticipata nell’ultima cena, nel rito del pane e del vino che noi in sua memoria celebriamo e attuiamo in ogni Messa – dice di questo amore per noi e di questa arte di amare a cui siamo chiamati per grazia, per attrazione, per contaminazione di Cristo. “Contaminati” da Cristo per “contaminarci” tra noi del suo amore.
Ho letto che quando François-Xavier era bambino sua mamma raccontava la vita dei santi e tra essi la vita di santa Teresa di Gesù Bambino. Appena prima di andare in ospedale mercoledì scorso papa Francesco così ha riassunto l’esperienza di santa Teresina: «Gesù è malato d’amore e [...] la malattia dell’amore non si guarisce che con l’amore» (Lettera a Marie Guérin, luglio 1890). Ecco allora il proposito di ogni sua giornata: «fare amare Gesù» (Lettera a Céline, 15 ottobre 1889), intercedere perché gli altri lo amassero. Scrisse: «Vorrei salvare le anime e dimenticarmi per loro: vorrei salvarle anche dopo la mia morte» (Lettera al P. Roullan, 19 marzo 1897). Più volte disse: «Passerò il mio cielo a fare del bene sulla terra».
L’Eucaristia ci mostra l’amore che Dio ha per noi e l’arte di amare a cui siamo chiamati; e i santi ci dicono che possiamo fare esperienza di Gesù malato di amore, a cui corrispondere con amore e perché tutti siano riscattati dalla dura vita di egoismo e di sofferenze per entrare dentro il mistero dell’Amore di Dio. Che getta luce nuova su tutto e su tutti.
Che dall’Eucaristia divampi in noi la forza dell’amore che incendiò la vita di monsignor Văn Thuận e in noi sia accenda il desiderio di unire tutti nell’amore di Cristo con la stessa passione di santa Teresa di Gesù Bambino, un desiderio che sa vincere la barriera della morte per unire tutti nell’amore.