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Con Gesù, a scuola di pace

 

Con Gesù, a scuola di pace


“Da diversi mesi il Sudan è in preda a una guerra civile che non accenna a spegnersi e che sta provocando numerose vittime, milioni di sfollati interni e rifugiati nei Paesi limitrofi e una gravissima situazione umanitaria. Sono vicino alle sofferenze di quelle care popolazioni del Sudan, e rivolgo un accorato appello ai Responsabili locali, affinché favoriscano l’accesso degli aiuti umanitari e, con il contributo della Comunità internazionale, lavorino alla ricerca di soluzioni pacifiche. Non dimentichiamoci di questi nostri fratelli che sono nella prova!
E il pensiero ogni giorno va alla gravissima situazione in Israele e in Palestina. Sono vicino a tutti coloro che soffrono, palestinesi e israeliani. Li abbraccio in questo momento buio. E prego tanto per loro. Le armi si fermino, non porteranno mai la pace, e il conflitto non si allarghi! Basta! Basta, fratelli, basta! A Gaza, si soccorrano subito i feriti, si proteggano i civili, si facciano arrivare molti più aiuti umanitari a quella popolazione stremata. Si liberino gli ostaggi, tra i quali ci sono tanti anziani e bambini. Ogni essere umano, che sia cristiano, ebreo, musulmano, di qualsiasi popolo e religione, ogni essere umano è sacro, è prezioso agli occhi di Dio e ha diritto a vivere in pace. Non perdiamo la speranza: preghiamo e lavoriamo senza stancarci perché il senso di umanità prevalga sulla durezza dei cuori” (Francesco, Angelus 12-11-2023).

“Continuiamo a pregare per la martoriata Ucraina e per le popolazioni di Palestina e Israele. La pace è possibile. Ci vuole buona volontà. La pace è possibile. Non rassegniamoci alla guerra! E non dimentichiamo che la guerra sempre, sempre, sempre è una sconfitta. Soltanto guadagnano i fabbricanti di armi” (Francesco, Angelus 19-11-2023).

Talvolta ci sono parole che in alcune stagioni vengono dileggiate e storpiate. Capro espiatorio su cui riversare le colpe. La parola “pace” e ancor più “pacifista” risultano facilmente il bersaglio di chi si irrigidisce sulle proprie posizioni (giuste o sbagliate che siano) per giustificare guerre, battaglie, violenze. Anche la parola “scuola” e ancor più “scolastico” diventano sinonimo di noia, di pesantezza, di doveri sopportati in organizzazioni insoddisfacenti. Non parliamo poi delle ONG che per certa stampa e opinionisti sembrano l’incarnazione del demonio.

Non fermiamoci in modo aggressivo a giocare con le parole. Assumiamo il rischio di un piccolo itinerario, certamente lacunoso e parziale, in cui cerchiamo di lasciarci ispirare dalla Parola di Dio rileggendola in questo contesto di guerre e di violenze inaudite. E così in questa prospettiva percorriamo l’Avvento come una scuola di pace che ci sollecita pensieri e motivazioni e scelte che ci conducono nel cuore di Cristo, nel mistero della sua incarnazione e della sua passione, della sua vita itinerante e della sua Risurrezione.

Il 5 novembre 2023 sul Molo Audace ci siamo trovati in tanti per un gesto significativo di unità: uomini e donne di diverse appartenenze religiose (specialmente di coloro che si riconoscono nel Dio di Abramo: ebrei, cristiani e musulmani) ma accomunati dal dolore per le guerre e in particolare per quanto sta avvenendo in Israele – Palestina. La Terra Santa è insanguinata. Tante stragi di innocenti.

L’incarnazione del Figlio di Dio ci ha rivelato che Dio vuole rendere santa tutta la terra, ma che noi la macchiamo ancora di inaudita violenza, di guerre terrificanti, di inutili stragi. Chiedo in questo tempo di riflettere e di aiutare le nostre comunità a soffermarsi (evitando che tutto si riduca ad un bagliore emotivo che subito svanisce) sul tema della pace e del diventare artigiani costruttori della Pace che il Risorto ci ha donato. E poi di continuare a pregare per la pace e per la conversione dei cuori induriti dalla prepotenza e dalla vendetta. Preghiamo senza stancarci.

✠ Enrico Trevisi
Vescovo di Trieste