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I Missionari Claretiani lasciano la Parrocchia Cuore Immacolato di Maria

Carissimi tutti della Parrocchia Cuore Immacolato di Maria e dell’intera Diocesi,
i Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria, chiamati Claretiani dal nome del loro fondatore, S. Antonio Maria Claret, lasciano Trieste.
Erano arrivati 113 anni fa e successivamente vi avevano costruito la Chiesa, con l’originale campanile cilindrico, del Cuore Immacolato di Maria (progettata dall’architetto Nordio) a due passi dalla stazione.
La comunità negli anni passati era stata assai numerosa. Negli ultimi tempi si è via via ristretta fino a ridursi a tre sacerdoti: uno di origine argentina, uno di origine indiana e uno di origine nigeriana: i padri Gustavo, Anuj, Lambert. Ai quali va il nostro grazie.
La mancanza di vocazioni è alla base della chiusura di diverse loro missioni/parrocchie. E tra di esse figura anche Trieste.
Un fulmine a ciel sereno. Non ci si aspettava una scelta così rapida.
Con molta gentilezza e rammarico il Padre Provinciale dei Claretiani lo ha comunicato oggi, venerdì 30 maggio, in un’assemblea con il consiglio pastorale parrocchiale e altri collaboratori della parrocchia, spiegandone le ragioni. Alla presenza anche del vicario della pastorale mons. Roberto Rosa e del vescovo.
La Provincia dei Claretiani di San Paolo (che comprende Italia, Francia, Catalogna e Paesi Baschi) da anni ha avviato uno studio di revisione e ricomposizione delle loro presenze sul territorio. Le priorità portano non tanto a chiudere le loro case ma a ripensarsi per una missione che li vede in Europa come una congregazione assai fragile (non così in Asia e in Africa). Lo scorso anno sono state chiuse due comunità in Catalogna e quest’anno una in Francia e una in Italia: Trieste. Il Padre Provinciale lo ha detto con chiarezza: è una decisione difficile e dolorosa per tutti: per i laici, per la diocesi, per i Claretiani.
Con il Provinciale e con padre Lambert e padre Gustavo c’è stato poi il tempo per condividere tutta la vasta gamma di emozioni: dalla gratitudine (espressa da tutti) allo sconcerto, alla delusione, anche alla rabbia.
Comprendo tutte queste reazioni: il rammarico di tanta gente della parrocchia (e anche del presbiterio) è il segno del tanto bene che i Claretiani hanno seminato in Trieste.
Invochiamo ora la luce dello Spirito Santo per individuare le vie per accompagnare questa comunità parrocchiale che con ottobre vedrà la partenza della comunità religiosa e il subentro del clero diocesano.
Da parte mia faccio questa osservazione: se tutti siamo nella tristezza immaginiamo la sofferenza dei Claretiani che hanno fondato questa parrocchia, costruito la Chiesa, alimentato la fede di diverse generazioni.
A tutti chiedo la preghiera riconoscente per i Claretiani e la disponibilità generosa per il nuovo percorso della parrocchia.
†Enrico Trevisi
Vescovo di Trieste