DIOCESI DI TRIESTE
Santa Messa per la Cura e la custodia del Creato
✠ Enrico Trevisi
Trieste, 3 settembre 2025
Cari fratelli e sorelle, dragi bratje in sestre,
Se la nostra terra è la nostra casa comune – come papa Francesco e papa Leone XIV ci hanno insegnato – essa non va violentata, devastata, umiliata. Il formulario di questa S. Messa è stato pensato “per chiedere a Dio la capacità di custodire la creazione”.
“Con questa Messa, la Chiesa offre un sostegno liturgico, spirituale e comunitario per la cura che tutti dobbiamo prestare nei confronti della natura, la nostra casa comune. Tale servizio è davvero un grande atto di fede, speranza e carità.
Questa Messa è motivo di gioia. Rinnova la nostra gratitudine, rafforza la nostra fede e ci invita a rispondere con cura e amore, in un sentimento sempre crescente di meraviglia, rispetto e responsabilità. Ci chiama ad essere fedeli amministratori di ciò che Dio ci ha affidato nelle nostre scelte quotidiane e nelle politiche pubbliche, così come nella preghiera, nel culto e nel modo con cui viviamo nel mondo”. Sono le parole del Card. Michael Czerny quando è stata presentata la Missa “pro custodia creationis”.
E queste invece alcune parole di Papa Leone XIV pronunciate nella S. Messa del 9 luglio al Borgo Laudato si’ di Castel Gandolfo, la prima Messa con il nuovo formulario “per la Custodia della Creazione”: “Dobbiamo pregare per la conversione di tante persone, dentro e fuori della Chiesa, che ancora non riconoscono l’urgenza di curare la casa comune”.
E se le discussioni scientifiche proseguono, è evidente che alcune catastrofi ambientali hanno anche responsabilità umane: “Tanti disastri naturali che ancora vediamo nel mondo, quasi tutti i giorni in tanti luoghi, in tanti Paesi, sono in parte causati anche dagli eccessi dell’essere umano, col suo stile di vita. Perciò dobbiamo chiederci se noi stessi stiamo vivendo o no quella conversione: quanto ce n’è bisogno!” (papa Leone). Che poi ha aggiunto: “L’indistruttibile alleanza fra Creatore e creature, infatti, mobilita le nostre intelligenze e i nostri sforzi, perché il male sia volto in bene, l’ingiustizia in giustizia, l’avidità in comunione”.
Dice il salmo 19 (18) I cieli narrano la gloria di Dio,l'opera delle sue mani annuncia il firmamento.
Ma sono tutte le sue opere, quelle della Creazione e non solo quelle della Redenzione) a benedire il Signore!!! È il Cantico di Daniele (3,56-88) a ripeterlo con solennità: Opere tutte, angeli del Signore, acque che siete sopra i cieli, sole e luna e stelle del cielo: Benedite il Signore!!! E piogge e rugiade e venti tutti e fuoco e calore e freddo e caldo: benedite il Signore!!! E rugiada e brina, gelo e freddo, ghiacci e nevi, notti e giorni: benedite il Signore!!! Luce e tenebre, monti e colline, mostri marini e uccelli del cielo e animali tutti: benedite il Signore!!!...
Rifacendosi a sant’Agostino (Confessioni, XIII, 33,48), papa Leone ha detto: “Le tue opere ti lodano, affinché ti amiamo, e noi ti amiamo affinché ti lodino le tue opere”.
Il libro della Sapienza ci ha istruito a leggere con intelligenza il libro della Creazione, a non scambiare la bellezza delle creature con il Creatore, ma anche ad assumerci le nostre responsabilità. E noi dall’Antico passiamo al Nuovo Testamento e lì troviamo il Principio, il Primogenito a cui guardare per cogliere la nostra missione nel mondo, anche a salvaguardia della Creazione. Il Vangelo ascoltato (Mt 6,24ss) ci richiama ad uno sguardo contemplativo e non ha una razionalità con la quale strumentalizzare tutto e con la quale depredare la terra, lasciando alle generazioni future solo un cumulo di immondizie. Uno sguardo pieno di stupore, come ci ha insegnato papa Francesco nella Laudato Sì e imparando proprio da San Francesco e dal suo Cantico delle creature. Una fraternità che ci unisce tutti, perché tutti proveniamo dall’unico Dio!
Papa Leone parlando del Figlio di Dio, ci ha detto: “«Egli è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione, perché in lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra» (Col 1,15-16). … «Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa. Egli è principio, primogenito di quelli che risorgono dai morti, perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose» (v. 18). Quelle sono parole che ci impegnano lungo la storia, che fanno di noi un corpo vivente, il corpo del quale Cristo è capo. La nostra missione di custodire il creato, di portarvi pace e riconciliazione, è la sua stessa missione: la missione che il Signore ci ha affidato. Noi ascoltiamo il grido della terra, noi ascoltiamo il grido dei poveri, perché questo grido è giunto al cuore di Dio. La nostra indignazione è la sua indignazione, il nostro lavoro è il suo lavoro”.
Il Messaggio del Papa per questa giornata si intitola “Semi di pace e di speranza”.
“Molte volte Gesù, nella sua predicazione, usa l’immagine del seme per parlare del Regno di Dio, e alla vigilia della Passione la applica a sé stesso, paragonandosi al chicco di grano, che per dare frutto deve morire (cfr Gv 12,24). Il seme si consegna interamente alla terra e lì, con la forza dirompente del suo dono, la vita germoglia, anche nei luoghi più impensati, in una sorprendente capacità di generare futuro. Pensiamo, ad esempio, ai fiori che crescono ai bordi delle strade: nessuno li ha piantati, eppure crescono grazie a semi finiti lì quasi per caso e riescono a decorare il grigio dell’asfalto e persino a intaccarne la dura superficie”.
Quando noi custodiamo la terra, l’acqua e la creazione tutta, noi rendiamo lode a Dio. E vogliamo che la nostra vita e la nostra azione non siano atti di padronanza e dominio, ma di servizio. Questa responsabilità la condividiamo con tutti gli uomini di buona volontà e con loro vogliamo progettare stili di vita più rispettosi di ogni persona e di tutto il creato.
Auguro a tutti, a ogni singolo cittadino, fino ad ogni nostro politico e amministratore, di divenire semi di pace e di speranza anche nella tutela del creato, nella salvaguardia e custodia di quanto Dio ci ha affidato.