Giubileo dei catechisti
Cattedrale di San Giusto martire
20 settembre 2025
Cari fratelli e sorelle, dragi bratje in sestre,
Il buon seminatore è il Signore, ma si serve anche della chiesa e dunque di ciascuno di noi, perché il dono della sua Parola arrivi in tutti i cuori (Lc 8,5-29).
Siamo nel contesto del Giubileo. Ma come pellegrini di speranza qui riuniti, anzitutto ringraziamo il Signore anche per il giubileo sacerdotale di don Andrea. Lo ringraziamo per il suo servizio su tanti fronti. Invito ciascuno questa sera a ricordarlo nella preghiera: è il regalo più bello.
Ma prima di riflettere sul partecipare all’opera del seminare la Parola nel cuore di bambini-ragazzi-giovani… pensiamo a come noi, anzitutto, siamo i destinatari di questa Parola. Noi chiamati ad essere terreno fertile che dà frutto. Ma se siamo onesti, noi tutti siamo contemporaneamente terreno buono, terreno sassoso, terreno pieno di rovi, terreno simile a una strada. Il nostro cuore talvolta è ben disposto e dà frutti generosi e abbondanti, ma altre volte è simile a una strada dove il seme viene subito calpestato o mangiato dagli uccelli: il diavolo viene e porta via subito quella Parola che pertanto non giova a nulla. Noi siamo quelle rocce in cui cade il seme: se anche accogliamo la Parola con gioia poi essa non riesce a mettere radici e presto, di fronte alle inevitabili prove della vita, abbandoniamo il Signore. Noi siamo quel terreno pieno di rovi e quella Parola viene presto soffocata dalle preoccupazioni, dalle ricchezze (così varie: il tempo speso per noi stessi, le nostre abitudini di pensare al nostro benessere…) e dunque – specifica la parabola- dai piaceri e comodità della vita.
Possiamo dare frutti, essere terreno fertile e fecondo. Prendiamoci cura del nostro cuore, della nostra vita spirituale. È questo un punto focale della nuova lettera pastorale intitolata: “Ha cura di voi”.
Il nostro battesimo è un dono che richiede cura. Il servizio che siamo chiamati a svolgere per il nostro battesimo chiede premura: tempi e spazi adeguati perché possa restare vivo e dare copiosi frutti. Vi invito tutti a venire a S. Antonio Taumaturgo venerdì alle ore 20. Parlerà il vescovo Paolo Bizzeti, già vicario apostolico in Anatolia, sul tema: L’incontro personale con Cristo. E poi domenica alle 16.30 alla presentazione della lettera pastorale e a un momento di preghiera.
Poi c’è da riflettere sul nostro ministero di seminatori, di catechisti. Talvolta ci lasciamo prendere dallo sconforto, dalla stanchezza, dalla tristezza. Papa Leone dice che siamo in una globalizzazione dell’impotenza: di fronte a tutti questi problemi (le guerre, le ingiustizie… ma io aggiungo anche i nostri fallimenti di fronte all’educazione alla fede) cosa possiamo fare? Chi sono io per risolvere problemi così grandi? Non ci sono riusciti quelli prima di noi: guarda quante guerre, guarda quanta scristianizzazione… e io chi sono per pretendere di risolvere i problemi?
Io rispondo che non siamo chiamati a risolvere tutti i problemi… ma a viverli con il Signore! A viverli nel Vangelo. Indico quattro piste.
Anzitutto noi abbiamo questa risorsa. Chiediamo aiuto a Dio. Siamo qui a pregare e continuiamo a farlo. Nella vostra vita spirituale ci siano sempre i ragazzi e le loro famiglie. Su di loro invochiamo la benedizione del Signore. A loro guardiamo con lo sguardo del Signore. A loro pensiamo, con il cuore del Signore. Di loro ci prendiamo cura… come ci ha insegnato il Signore.
Secondo: i ragazzi e i bambini non sono semplicemente terreno sassoso o pieno di rovi. Sono anch’essi terreno buono e fertile. Noi sappiamo che siamo chiamati a collaborare con Dio, non a sostituirci a Lui. Cristo ha patito il tradimento dei discepoli, il fallimento della croce. Non esiste amore comodo. Lo sanno i genitori che quando i figli sono piccoli si alzano di notte e quando sono grandi li seguono con apprensione. L’amore è sempre scomodo: ci chiede perseveranza, fiducia… non ci garantisce successi. Ma è partecipazione all’amore di Dio… e anche dall’infedeltà di Pietro e degli altri ha tirato fuori la sua Chiesa e pure tutti noi. Non la sfiducia e la stanchezza, ma i sentimenti di Cristo, la sua perseveranza, la sua dedizione che traboccano, che trasudano da ciascuno di noi consentono ai ragazzi di essere terreno fertile che dà frutti abbondanti.
Terzo. Accanto ai metodi catechistici… anzi come premessa e parte integrante ad essi… rivalutiamo le relazioni personali anche dentro l’ambito catechistico, con i bambini e con le loro famiglie. Anche le relazioni occasionali, come quando si incontra un genitore al supermercato… ma quel darsi tempo dice del valore delle persone. Le relazioni sono fatte di piccole cose: un sorriso, un saluto, una premura gratuita, una telefonata, una gentilezza, un perdere tempo nella relazione, un interessarci senza diventare impiccioni e molesti… Rivalutiamo quelle relazioni che sono premessa perché i cuori si sciolgano, perché l’incontrarsi sia bello, perché la catechesi sia aspettata come un momento in cui ciascuno è riconosciuto personalmente. Io posso rimproverare uno per l’assenza, lamentarmi con i genitori… oppure chiedere con premura se va tutto bene, dire con il cuore: “mi sei mancato”. “mi sono preoccupato/a che fosse successo qualcosa”… Non è la soluzione ma è l’interesse per la persona, perché possa sperimentare che il cammino di fede ci porta ad interessarci gli uni degli altri.
Quattro. Come dico nella Lettera pastorale: abbiate cura di promuovere l’incontro personale con Cristo. La catechesi non è avulsa dalla preghiera e dalla liturgia e nemmeno dalla carità. I bambini assumano sentimenti religiosi, i ragazzi provino a scrivere le loro prime preghiere personali, il silenzio sia uno spazio (anche se piccolo) in cui percepiscono che Dio è loro accanto. È loro luce. È loro conforto. È il Tu a cui rivolgersi per discernere la loro strada, per distinguere desideri buoni e desideri cattivi, per osare la loro libertà. Che la catechesi introduca all’incontro con un Dio che parla, che è vicino, che ci sostiene nelle nostre sfide.
E da ultimo con grande determinazione dico a ciascuno di voi: grazie per il vostro generoso servizio. Camminiamo insieme. Imploriamo lo Spirito perché la nostra vita sia sempre nella sua luce, quella a cui abbiamo attinto il giorno del battesimo. Ritroviamo sempre la nostra veste battesimale che fa essere nella vita nuova, per grazia, ritrovando la giusta strada anche dentro le nostre fragilità. Assaporiamo l’essere membri della Chiesa, pietre vive, fratelli e sorelle, capaci di portare gli uni i pesi degli altri… ma anche di gioire per le grazie che Dio effonde nel suo popolo.
Vi aspetto tutti venerdì e domenica prossimi a S. Antonio Taumaturgo.