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Giovedì santo | Santa Messa in Coena Domini

 
 

DIOCESI DI TRIESTE


Santa Messa in Coena Domini


✠ Giampaolo Crepaldi


Cattedrale di San Giusto, 1 aprile 2021



Carissimi fratelli e sorelle in Cristo!

1.         Questa sera ci portiamo con la memoria a quando Gesù, con gli apostoli nel cenacolo, celebrò la Pasqua per contemplare, con rinnovato stupore, il suo amore che, mentre stava per lasciare la terra per aver portato a compimento la sua missione, non ci lasciò qualcosa, ma se stesso nell’Eucaristia! Infatti, in quella memorabile cena Egli prese il pane e lo transustanziò di se stesso; prese poi il vino e lo dichiarò il sangue della nuova alleanza. Da allora Gesù ci ha dato una garanzia: “io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo” (Mt 28,20) e un impegno: “fate questo in memoria di me” (Lc 22,19). Da allora, il luogo più rivelativo che esista sulla terra della presenza di Dio tra di noi è là dove si consacra il pane e il vino, cioè nella Santa Messa. Da allora, il luogo della nostra santificazione è, ancora e sempre, la Santa Messa durante la quale per la pienezza dello Spirito Santo diventiamo un solo corpo e un solo sangue. Da allora, prende origine la Chiesa una e unica, perché quanti si nutrono dell’unico pane sono un corpo solo (cf. 1Cor 10,17). È l’Eucaristia che fa la Chiesa, facendo della Chiesa un’Eucaristia. In quella cena Gesù, non solo perpetuò l’offerta di sé e istituì l’Eucaristia – sacrificio, presenza reale e comunione –, ma istituì anche il sacerdozio: i sacerdoti sono coloro che ci donano l’Eucaristia. Possiamo dire con san Giovanni Paolo II che, nell’ultima cena, è nata la vocazione di ogni sacerdote.

2.         Carissimi fratelli e sorelle, il Giovedì santo è il giorno in cui Gesù si è immedesimato nel pane della terra, diventando fermento e lievito della pasta del Regno di Dio (cf. 1Cor 5,8). In questa consolante prospettiva, tanto necessaria in questo desolante tempo di pandemia, possiamo dire con Divo Barsotti che nell’Eucaristia “Non c’è possibilità per noi di disperazione e di timore. Il Cristo è presente e nel Cristo Dio stesso è presente. È presente l’amore infinito, è presente l’eternità dell’amore. È presente il dono di un amore infinito ed eterno a tutta la creazione, che Dio volle trarre dal nulla ed associare a sé”. Nel ricordo di quella ultima cena del Signore Gesù, i tre evangelisti Matteo, Marco e Luca ci offrono il racconto quasi fotografico dell’istituzione dell’Eucaristia, mentre l’evangelista Giovanni non la riporta, soffermandosi invece sulla lavanda dei piedi che Gesù compì nello stesso contesto e nello stesso luogo. Però la frase di Gesù che Luca riporta: “fate questo in memoria di me” (Lc 22,19) è analoga a quella che Giovanni riporta dopo la lavanda dei piedi: “come ho fatto io, fate anche voi” (Gv 13,15). C’è qui un grande insegnamento per noi cristiani: si va a Messa per celebrare e nutrirsi di Cristo-amore, si esce da Messa per testimoniare e donare Cristo-amore. La Santa Messa non termina col congedo: esso è un invito a testimoniare la carità di Cristo tra i fratelli e le sorelle, soprattutto tra quelli che si trovano nel bisogno e nella povertà. La Madonna, donna eucaristica, preghi per noi e per la Chiesa e ci aiuti a restare aggrappati all’Eucaristia, nostra forza e sostegno.