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Solennità di San Giusto martire

 
 

DIOCESI DI TRIESTE


Solennità di San Giusto Martire


✠ Giampaolo Crepaldi


Cattedrale di San Giusto, 3 novembre 2021



Eccellenza Sig. Prefetto, Sig. Sindaco, amici fraterni delle Chiese e Comunità ecclesiali, distinte Autorità civili e militari, cari presbiteri, diaconi, consacrati e consacrate, seminaristi, fratelli e sorelle, bratje in sestre!

1.      Celebriamo, con la dovuta solennità e con convinta devozione, la memoria di San Giusto martire, Patrono della nostra Chiesa diocesana e della città di Trieste. Nel linguaggio cristiano, soprattutto i martiri sono chiamati Athletae Christi e San Giusto, con il suo martirio, lo fu un Athleta che, "nell'agone di Cristo" (cf. Sant’Ambrogio De Elia et ieiunio XXI, 79) giocò una partita secondo le singolari regole che San Paolo descrisse nella sua Seconda Lettera ai Corinti: "Mi vanterò ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo…: infatti quando sono debole, è allora che sono forte" (cf. 12,10). Fu il Signore che donò a San Giusto l’ardore della fede, la fermezza della perseveranza e la vittoria nel combattimento. Chiediamoci: a distanza di tanti secoli, quella partita giocata da San Giusto nella quale giunse a versare il suo sangue per amore di Cristo ha qualcosa da dire a noi sempre più lontani da Dio e sempre più accondiscendenti con ogni genere di peccato? A darci una luminosa risposta è una donna, che il 9 agosto del 1942 fu condotta nelle camere a gas di Auschwitz, dove morì martire anche lei: Edith Stein-santa Teresa Benedetta della Croce. Meditando sull’Epifania del Signore, scrisse: "Quanto più profondamente un’epoca è immersa nella notte del peccato e nella lontananza di Dio, tanto più ha bisogno di anime che sono intimamente unite a Lui. E Dio non permette che in tali situazioni vengano meno. I più grandi profeti e i santi sorgono proprio nella notte più oscura" (cit. in Francesco, Gaudete et Exsultate, n. 8).

2.         Carissimi fratelli e sorelle, predragi bratje in sestre, quell'essere anche noi cristiani atleti di Cristo che San Giusto ci sollecita con il suo martirio, viene ora riproposto con la felice iniziativa del Cammino sinodale che Papa Francesco ha avviato in tutta la Chiesa cattolica. Anche la nostra Diocesi risponderà con convinta disponibilità, forte della sua esperienza fatta con il Sinodo della fede celebrato negli anni scorsi. Lo farà con la spinta interiore che trova la sua inspirazione nelle prime parole della Costituzione conciliare Gaudium et Spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo: "Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore. La loro comunità, infatti, è composta di uomini i quali, riuniti insieme nel Cristo, sono guidati dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio verso il regno del Padre, ed hanno ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti. Perciò la comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia" (n. 1). In queste righe è racchiuso il significato del Cammino sinodale, perché vi è concentrata la natura della Chiesa: una comunità composta di donne e uomini che abitano la storia, che guardano nella fede a Gesù come il salvatore di tutti e che cammina con la guida dello Spirito Santo verso la meta che è il regno del Padre.

3. Predragi bratje in sestre, carissimi fratelli e sorelle, il cammino sinodale della Chiesa non è mai stato e non è neanche oggi una svagata passeggiata fuori porta, ma un qualcosa di impegnativo dentro la storia degli uomini, alle loro quotidiane e molteplici inquietudini, alle loro contraddizioni. Lo stiamo sperimentando con la dolorosa esperienza della pandemia e con tutti gli angosciosi interrogativi che solleva su cosa fare e su come farlo. Con realismo e saggezza, il tutto va affrontato, anche nella nostra Trieste dove il virus ha ripreso pericolosamente a diffondersi, non con manifestazioni dagli effetti disgregativi del nostro stesso convivere civile, ma con una ritrovata, fiduciosa e convergente volontà di superare una prova inedita e complicata. In questa travagliata stagione c'è qualcosa che interroga direttamente anche la Chiesa: essa fa opera buona nel proteggere la salute dei corpi, perche la grazia non elimina la natura, ma, in egual misura, deve preoccuparsi della salute spirituale. Per dirlo in termini concreti: va bene prestare la doverosa attenzione affinché la Santa Comunione sia distribuita e ricevuta curando che le mani di ministri e fedeli siano ben igienizzate, ma è altrettanto doveroso che la Santa Comunione venga ricevuta soprattutto con cuore puro, nel rispetto della coerenza morale e con le dovute disposizioni. Sarebbe qualcosa di distorsivo della sua missione se la Chiesa in questo tempo, nel lodevole sforzo di favorire la salute dei corpi, dimenticasse di promuovere la salvezza delle anime.

4. Carissimi fratelli e sorelle, predragi bratje in sestre, in questo giorno dedicato al nostro Patrono San Giusto, nel guardare alle vicende della storia cittadina dobbiamo registrare i risultati delle ultime votazioni amministrative che hanno dotato la Città di un nuovo governo. Al Sindaco, alla Giunta, al Consiglio del nostro Comune va l'augurio più sincero di un lavoro fecondo e lungimirante e l'assicurazione della preghiera e della fattiva collaborazione della Diocesi sul terreno del bene comune. Le Istituzioni comunali rinnovate avranno l'opportunità di portare a compimento i tanti cantieri già avviati che vedono nel porto, quello nuovo e quello vecchio, il loro emblematico punto di convergenza per uno sviluppo promettente che dia fiducia e serenità al mondo del lavoro, alle nostre famiglie, ai giovani, a tutta la comunità cittadina. In modo particolare si dovrà prestare la massima attenzione nel mettere in agenda quelle politiche che difendono e promuovono la vita dall'inizio alla fine, la famiglia nella sua declinazione naturale, e riservino una privilegiata attenzione alla crescente domanda di cura e assistenza che giunge dal mondo dei poveri. Sono certo che anche chi è stato sconfitto nella recente tornata elettorale saprà fornire, nel rispetto della dialettica democratica, il suo fattivo contributo di idee e proposte nell'ottica del bene della nostra Città. Al nostro Patrono San Giusto martire affidiamo la Diocesi e la Città e gli chiediamo la grazia di proteggere il loro presente, soprattutto in questo faticoso tempo di pandemia, affinché non vengano soprafatte dalla passione del soffrire, ma siano pronte e generose nella passione dell’amare.