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Conclusione del mese di Maggio e preghiera per il Sinodo


DIOCESI DI TRIESTE


Conclusione del mese di Maggio e preghiera per il Sinodo


✠ Enrico Trevisi


Parrocchia di San Giovanni Bosco, 31 maggio 2023



Margherita Guidacci, una poetessa italiana scomparsa nel 1992 ha scritto una poesia intitolata “Visitazione” (Le poesie, ed. Le lettere, Firenze, 1999). Ne rubo le immagini:

“Così lontane di età, di figura.
La giovane – che quasi è ancora bambina –
ha il fresco viso
dell’innocenza, la tenace luce
del cielo che si specchia in una sorgente”.


Quanto ci fa bene contemplare il volto di Maria, giovanissima che si lascia prendere dallo Spirito e lei stessa diviene una sorgente, lei stessa tenace luce del cielo.

“L’altra, l’anziana, segnata da tante
fatiche ormai e dolori, somiglia a un albero
nodoso e storto, piegato dal peso
degli anni e delle bufere.
Eppure son vicine – indicibilmente.
Non solo nel legame di sangue o nell’affetto
dell’abbraccio a cui entrambe si protendono.
Un segreto le unisce, quale mai
da alcuna donna fu condiviso. Sobbalza
il figlio dell’antico grembo
di Elisabetta, alla presenza
recata da Maria, del Redentore
ch’egli precorrerà con il suo grido
nel deserto. Per ora s’alza il grido
d’Elisabetta, estatico, ed il canto
del Magnificat dalle pure labbra della Vergine”.


In tutte le chiese, nei vari santuari mariani, oggi si prega per il cammino sinodale. E anche noi in questa chiesa dedicata a S. Maria Ausiliatrice preghiamo per il Sinodo dei vescovi che prosegue e nel prossimo autunno si riunirà a Roma. E guardiamo a queste due donne così diverse che camminano insieme nel progetto di Dio. E ci viene in mente a noi, così diversi per età, per sensibilità ecclesiali, per esperienze di vita) eppure chiamati a camminare insieme perché depositari del dono di Dio, come Maria, come Elisabetta.
La poesia della Guidacci annota che queste donne sono così diverse eppure accomunate da un medesimo progetto che le rende feconde, madri, parte di un segreto che altri ancora non possono comprendere. Dice la poetessa: “Eppure son vicine – indicibilmente”.
Una vicinanza che non è solo di sangue o di affetto in un abbraccio a cui si protendono.
Il cammino sinodale non è una questione solo di affetti e di comunanze umane. Noi non siamo una riunione di condominio un po’ educata e non troppo conflittuale. Ad unirci è lo Spirito che nelle nostre vite opera in segreto cose mirabili e ci rende co-protagonisti del cammino di Chiesa.
Le due donne sono unite da un segreto: è la presenza di Dio nella loro vita.
Maria ed Elisabetta, così diverse ma accomunate dal segreto di un Dio che le rende feconde, che le rende capaci di vita come mai avrebbero pensato. Perché lo Spirito opera ciò che non è del mondo, ci coinvolge in un mistero di amore che ci sorprende e ci supera.
Ed Elisabetta innalza un grido estatico che in qualche modo anticipa il grido nel deserto di suo figlio Giovanni, il Battista.
E anche Maria, la vergine pone un grido, che è una preghiera che tutte le sere la Chiesa innalza al cielo: è il canto del Magnificat.
Il Sinodo ci ha iniziati ad un confronto, ad un ascolto, con il cosiddetto metodo della “conversazione spirituale”. E Maria ed Elisabetta ne sono un esempio: non si fermano a fare cronache di rivendicazioni, litanie di lamentele, pungenti osservazioni di come le cose avrebbero dovuto andare. Non c’è traccia di risentimenti nei confronti di Dio che avrebbe dovuto dara la maternità ad Elisabetta quando era giovane e non ora quando è vecchia; che pone Maria in oggettivi pericoli per essere complice in qualche modo di un generare fuori dalla legge di Mosè, fuori da quanto religiosamente pensabile.
La poesia ci dice che vita e morte si incrociano. La conversazione spirituale non è un idilliaco stare fuori dalla realtà, ma il vederla con gli occhi di Dio, un aprirci all’azione dello Spirito che ci muove a non essere l’uno contro l’altro, ma a cercare insieme di vivere il Vangelo.

“Intanto
Vita e Morte si affrontano
Già in una piega del tempo, nascosta
ma prossima a svelarsi, nel duello mirabile
da cui la sorte umana sarà decisa.
E Cristo e il suo ultimo profeta
Sono intenti a quell’attimo”.


“Intanto”: mentre Maria ed Elisabetta si incontrano già c’è un duello tra Vita e Morte, tra bene e male. Il mondo è un campo in cui grano e zizzania crescono insieme. Ma noi sappiamo che il Cristo è venuto per redimerci dal male e dalla morte.
Il cammino sinodale è per renderci conto che il Cristo ha vinto il duello con la morte. Dunque siamo aperti al futuro che leggiamo pieni di speranza. L’oggi è come quello di Maria ed Elisabetta: noi siamo chiamati a scambiarci la fede in un Dio che nel segreto dei cuori e delle vite è all’opera: ma non ci illude con falsità. Il suo Amore vince la morte, ma passa per la Croce. La Chiesa annuncia la vita, ma sa che c’è una croce da portare, come di un Amore che va condiviso dentro una storia che ancora attende la piena liberazione di tutti i nostri cuori.
Il cammino sinodale, ci ha aperto alle conversazioni spirituali, all’ascolto e al discernimento. Poi ci chiede una fase sapienziale.
Con Maria ed Elisabetta impariamo a discernere le vie di Dio, che sempre ci sorprendono e che vanno al di là del già visto nel passato.
Dio ora è all’opera nelle loro vite.

“Così le madri, assorte
nello stesso presagio, docilmente ubbidiscono
ai disegni di Dio, pure se un brivido
le coglie a un tratto dal futuro: freddo guizzo di lama
contro una bella e fiera testa che non vorrà piegarsi
o, sopra un monte doloroso, l’ombra
immensa di una croce”.


Per il Battista e per il Cristo c’è il brivido della morte, ma le due madri sanno che è un disegno di amore quello che attende i loro figli. Un disegno di salvezza. C’è un guizzo di lama che mozza il capo del Battista, un monte doloroso che è il Calvario di Cristo. Ma tutto questo ci apre alla Pasqua, alla vita nuova che chiede di essere ri-espressa in questo nostro tempo.
La Chiesa in sinodo si scontra con la logica della morte (pensiamo alle tante sofferenze e conflitti che avvelenano il nostro tempo), ma la rende logica di Croce e dunque di Pasqua. E noi siamo chiamati ad essere parte viva di questo cammino, come le Madri Elisabetta e Maria. E chiediamo la loro intercessione.