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Al fianco dei lavoratori della Wärtsilä


Al fianco dei lavoratori della Wärtsilä



È bello pensare tutta Trieste al fianco dei lavoratori della Wärtsilä. Non indietreggiamo di fronte ai ritardi, alle disillusioni, alle carenze che hanno portato a questo stallo.
La speranza cammina se le istituzioni, supportate dall’intera città, non si arrendono di fronte alla chiusura del sito di Bagnoli della Rosandra e al licenziamento di quasi 300 lavoratori.
Non è il tempo della rassegnazione ma quello delle proposte: è il tempo in cui anche dal mondo produttivo e imprenditoriale ci aspettiamo proposte per non perdere un importante polo industriale.
Alla Chiesa non compete dare soluzioni su ambiti che richiedono competenze industriali e finanziarie. E tuttavia ci appartiene non solo stare dalla parte di chi rischia di trovarsi disoccupato, ma anche mantenere alta la tensione del bene comune, che è anche pensare alla città, al suo futuro, alla sua capacità di mantenere un distretto industriale di eccellenza dentro ad un progetto di sviluppo sostenibile e integrale. La nostra preghiera è perché cuori e intelligenze non si rinchiudano egoisticamente, insensibili di fronte alle esigenze di promuovere la salvaguardia di un buon lavoro per tutti.
Troppi giovani, dopo essersi diplomati e magari dopo aver studiato nelle nostre Università, emigrano e cercano lavori in altri Paesi. Se vogliamo pensare al bene di Trieste dobbiamo unirci nel creare le condizioni di lavoro per i giovani e di un lavoro di qualità, con una remunerazione appropriata, con adeguati servizi che sappiano supportare i progetti di vita dei giovani e delle giovani famiglie.
Essere dalla parte dei lavoratori della Wärtsilä significa chiedere che l’economia sia dentro un progetto pensato di società e di comunità con uno sguardo di empatia verso le giovani generazioni e pure verso i soggetti vulnerabili o che diventano fragili (come i disoccupati cinquantenni).
È evidente che i processi economici esigono che le imprese siano economicamente sane e dunque che generino profitto: e tuttavia sappiamo che talvolta il profitto puzza di illegalità, di sfruttamento dei lavoratori, dell’ambiente, delle comunità, di sussidi e incentivi indebitamente spremuti senza alcun ritorno verso quella comunità che li ha elargiti. E invece anche le imprese possono sviluppare una responsabilità sociale con esiti sorprendenti, e con buoni profitti equamente distribuiti.
Nel prossimo luglio a Trieste ci sarà la 50ma Settimana sociale dei cattolici in Italia. Si parlerà di democrazia e di partecipazione. Di fronte alla vertenza della Wärtsilä viene da dire che è compito di tutti pensare un’economia legata al bene comune, in cui tutti i soggetti contribuiscono al buon andamento di un’azienda ma anche di mantenerla dentro un tessuto positivo di sviluppo sociale e culturale. Se l’economia perde il contatto reale e il dovuto rispetto verso i lavoratori, l’ambiente, il tessuto sociale e culturale della città si riduce a sfruttamento a vantaggio solo di qualcuno. Ma in questo modo tradisce la sua identità di essere parte di un tutto, che porta a guardare al futuro con la responsabilità di chi vuole fare coraggiosamente la propria parte, nella giustizia e pensando in grande.

+ Enrico Trevisi
Vescovo di Trieste



Trieste, 16 gennaio 2024