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Appello per la pace


Appello per la pace



Non siamo distratti. Se siamo in silenzio è perché non abbiamo parole per dire l’orrore di quanto sta succedendo. È la guerra, qualcuno dirà. Come se fosse una realtà ovvia, dovuta, indispensabile, irrinunciabile.
Andate a Redipuglia o a Oslavia e guardate l’età di quei soldati: viene da rabbrividire al pensare ad una generazione di giovani abbruttita dalla guerra o annientata dalla guerra.
Se dovessimo costruire oggi gli ossari per le guerre che si stanno combattendo ora avremmo una scena ancora più straziante: non la schiera di giovanissimi soldati, ma l’elenco infinito di bambini, ragazzi, donne, famiglie intere… sacrificati per la causa, uccisi per vincere il nemico.

Non siamo distratti. Se siamo in silenzio è perché non abbiamo parole per dire l’orrore di quanto sta succedendo. Abbiamo però quel tanto di umanità che ci porta a dire che è insopportabile come si stanno ammazzando le persone. Quanta tecnologia e ingegno per uccidere… tanti innocenti.
Chi ha dimostrato che non ci si possa sedere ad un tavolo e negoziare, fino allo sfinimento? Con quale sventatezza si continuano ad allargare i conflitti e a coinvolgere altri popoli e a uccidere altri innocenti? E a rischiare che ci si avventuri in barbarie che legittimano tutto. Lo sgozzare i bambini. Il rapire i bambini e farne ostaggi. Il bombardare le scuole e gli ospedali. La bomba atomica. L’odio e la paura accecano.

Non siamo distratti. Se siamo in silenzio è perché non abbiamo parole per dire l’orrore di quanto sta succedendo. Non chiedeteci di giustificare. Lo diciamo sottovoce. Con rispetto ma con determinazione. Capiamo il vostro dolore, ma questo non autorizza a sacrificare gli innocenti.
Mettiamoci davanti a Dio. Lui non vuole queste guerre! Pensate che dovrete rispondere a Lui per non aver contenuto la vostra rabbia e la vostra vendetta. Cosa direte a Dio quando vi chiamerà in giudizio?
Ci sono guerre che durano da anni e anni, alcune da decenni: in Israele-Palestina, in Afghanistan, nella Repubblica Democratica del Congo… Per come si combattono ora le guerre esse non finiranno più: e a rimanere vittime sono più i bambini e in genere i civili, che non i militari.
Se non capisci che anche l’altro ha le sue ragioni per sentirsi vittima di soprusi non ti fermerai mai dall’uccidere innocenti, divenuti scudi umani per chi stai odiando. Vittime sacrificali per la tua causa: una causa che ha tante ragioni… ma fino ad uccidere gli innocenti? Fino a cadere nel precipizio di una guerra infinita?

Occorre osare. Osare il deporre le armi. Osare l’incontro e la mediazione. Osare di perdere qualcosa per guadagnare la cessazione della guerra. Osare che per ora cediamo un qualcosa, anche se riteniamo sia un prezzo alto, ma per guadagnare un po’ di tempo per parlarsi, per comprendere le paure dell’altro, per comprendere perché nell’altro c’è tanto odio. Esattamente come nel proprio cuore: e dire all’altro le proprie paure, il proprio odio. Sostituire le armi con le parole per far comprendere all’altro le paure e il proprio odio. E sentirsi accomunati. Anche nella speranza.

Se si sceglie la guerra si vivrà sempre nel terrore che l’altro si vendichi: e ci si autorizzerà sempre a eccidi preventivi o vendicativi. Se osiamo la pace scriviamo una nuova pagina di storia, di speranza, in una dinamica che chiede processi complicati ma non la prepotenza del ritenere che tutta la giustizia sia dalla propria parte.
Dice il Signore: “Mia sarà la vendetta e il castigo” (Deuteronomio 32,35). Guai a chi vuole sostituirsi a Dio.

Si avvicina il tragico primo anniversario della tragedia del 7 ottobre 2023, un nuovo pogrom, che ha innescato un dramma terribile che insanguina Israele, Gaza, il Libano. Un nuovo terrificante capitolo di una guerra che da troppo tempo sta avvelenando i popoli e della quale non vediamo nessuna uscita, se non l’audacia della Pace.

Invito tutti ancora a un quarto d’ora di silenzio, come lo scorso anno avevamo fatto sul Molo Audace. Il 7 ottobre, nelle vostre case, in chiesa, nel segreto delle vostre camere… datevi 15 minuti di silenzio. Mettetevi davanti a Dio, date spazio alla vostra coscienza. E impegniamoci ovunque perché si osi immaginare, pensare, volere la mediazione alta della diplomazia della pace.
Invito tutti gli uomini di buona volontà, di ogni credo religioso e anche chi è laico e in ricerca.
Auguro a tutti di essere audaci!

✠ Enrico Trevisi
Vescovo di Trieste


Trieste, 30 settembre 2024