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Saluto e ringraziamento ai Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria


DIOCESI DI TRIESTE


Saluto ai Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria


✠ Enrico Trevisi


5 ottobre 2025



Grazie a tutti i claretiani.

A padre Gustavo, padre Lambert e padre Anuij e in loro a tutti i padri che in questi decenni hanno amato e servito questa comunità. Grazie a tutta la famiglia religiosa dei Claretiani e in particolare ai superiori.

I Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria, sono stati fondati da S. Antonio Maria Claret.
Antonio nasce a Sallent, un villaggio vicino Barcellona, nel 1807. LA sua famiglia è numerosa ma anche molto cristiana. E lui si distingue per la devozione a Maria e all’Eucaristia. Deve però aiutare la sua famiglia fin da piccolo lavora come tessitore a fianco del padre. Solo nel 1929 riesce ad entrare in seminario, ma la sua vocazione è andare in missione. Viene ordinato prete nel 1835, va a Roma ma poi si ammala e deve tornare in Spagna. Incontrerà tante difficoltà, ma riuscirà nel suo intento. Fonda i claretiani e poi lui stesso va a Cuba dove nel 1851 viene ordinato arcivescovo di Santiago de Cuba. Fu un grande predicatore. Lo pensiamo con la Bibbia in mano, umile, proteso a portare ovunque il Vangelo; ai potenti come ai piccoli. Morirà nel 1870… ma nel suo nome i suoi discepoli arriveranno a varcare tanti confini, fino a sbarcare anche a Trieste.

I Claretiani arrivano a Trieste 113 anni fa e successivamente vi hanno costruito la Chiesa del Cuore Immacolato di Maria (progettata dall’architetto Nordio). Ma anzitutto hanno edificato una comunità in una zona difficile della città.
Il bene da loro seminato non va perso: è un seme che deve continuare a germogliare e a dare frutti. La gratitudine di questa comunità si esprima ora anzitutto nel mostrarsi capace di dare frutti di vita cristiana, ovunque… così la lode vada a Dio… ma anche ai suoi servi fedeli che qui hanno coltivato il campo di Dio, la sua vigna, il suo popolo amato.

Il Vangelo di oggi ci ricorda due cose:

- Il valore della fede
- E che siamo servi inutili

Noi ringraziamo i claretiani che si sono spesi con generosità a servizio di questa parrocchia e della Chiesa e città di Trieste. Il loro servizio, secondo il loro carisma, è stato proprio quello di mettersi al servizio della fede, e di una fede intensa. E di un Vangelo concreto, che interseca la vita.
Noi ringraziamo i claretiani che sembrano dirci – prendendo le parole del Vangelo – «abbiamo fatto quanto ci è stato detto di fare e ora diciamo: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
A dire il vero carissimi claretiani qui siete stati molto utili… e presto ancora di più sentiremo la vostra assenza. E allora come intendere questo Vangelo?

Ieri era la festa di San Francesco. Nei fioretti trovo scritto: “Chi sei tu, o dolcissimo Iddio mio? Che sono io, vilissimo vermine e disutile servo tuo?” (FF 1915).
Tutta la nostra vita di preti e di religiosi è protesa a servire Dio, a cercarlo, ad amarlo a lodarlo. Non abbiamo altra ricompensa, altro utile: siamo senza utile, cioè senza alcun profitto. Sappiamo di essere inadeguati alla grande missione che Dio ci affida ma non abbiamo resistito alla sua chiamata di servirlo e amarlo nei nostri fratelli. Sappiamo che l’amore di Dio ci è dato gratuitamente… e noi allora ci spendiamo senza avere utile-profitto… se non la gioia di cercare ovunque e sempre Dio, la sua misericordia, la sua santa volontà che è giustizia, pace, riconciliazione.

Qui nel nome di Maria, del suo Cuore Immacolato, qui celebrando il mistero dell’amore di Dio che è l’Eucarestia vi siete spesi a servizio della comunità, delle famiglie, dei poveri, dei migranti. Qui avete toccato il mistero di Dio, la sua presenza nella carne dell’umanità ferita. Dio vi renda lode per il vostro zelo apostolico. Oggi è anche la Giornata dei migranti e per loro siamo chiamati ad essere missionari di speranza. Cercheremo di proseguire quanto avete fatto con loro e per loro in questi anni in collaborazione con tanta gente. A noi ora il grazie vero e sentito ad ogni claretiano, vivo e defunto che qui si è speso nel nome del Vangelo. A me, a tutta la parrocchia consentite un po’ di mestizia nel cuore per la vostra partenza. Sosteneteci con la preghiera perché la cura di questa porzione del popolo di Dio ci veda tutti concordi e generosi.

La comunità parrocchiale è chiamata a nuove sfide: accompagnati da don Patrik, da don Renato, da don Roberto subito si dovranno affrontare problemi, incombenze, imprevisti...
Anche se l’autunno sembrerebbe spingerci ad aspettare, come il seme che è sotto terra e aspetta la primavera… noi sappiamo che subito occorre aprirci a nuove e condivise responsabilità.
Apriamo il nostro cuore allo Spirito Santo. Lui lavora, ma noi spetta aprire il cuore, scegliere di corrispondere alla chiamata del Signore, superare la sindrome della paura e del non sono capace per avere un cuore docile come quello di Maria che ci insegna ad essere generosi, coraggiosi, tempestivi nell’accogliere la chiamata di Dio.

Grazie ai claretiani. Grazie ai sacerdoti che subentrano. Grazie ai parrocchiani che generosamente si apriranno a nuove collaborazioni e corresponsabilità. Tutti servi inutili, cioè che non hanno altro utile che la gioia di servire il Signore e il suo amato popolo di peccatori e di fragili… che siamo tutti noi.