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Rapporto Caritas su servizi e progetti di prossimità

 
 

DIOCESI DI TRIESTE


“NON CHIAMATELA SOLO POVERTÀ”


Rapporto Caritas su servizi e progetti di prossimità


2019



Link al rapporto
Il Rapporto 2019 della Caritas Diocesana di Trieste: qual è il significato di questo lavoro?
Il Rapporto vuole offrire alla città uno spaccato delle fragilità delle persone che Caritas ha incontrato nell’ultimo anno, delle possibili risposte di prossimità messe in campo per supportare tali fragilità e una valutazione dell’impatto del proprio agire.
<> (Mons. Piero Emilio Salvadè, Presidente Fondazione Caritas Trieste)
Il Rapporto mette altresì in luce le tante importanti collaborazioni e alleanze che Caritas ha instaurato per poter rispondere a meglio ai bisogni della città. Prima di tutto con le istituzioni pubbliche, dagli enti locali alle istituzioni nazionali ed europee, ma anche con il Terzo Settore ed il tessuto produttivo.
<> (Mons. Gianpaolo Crepaldi Arcivescovo, Vescovo di Trieste)

Chi siamo e cosa facciamo
La Caritas diocesana opera sul territorio attraverso il suo braccio operativo, la Fondazione diocesana Caritas Trieste onlus.
Sono 81 i dipendenti della Fondazione con un portato di professionalità e dedizione ma la città esprime anche grande disponibilità e gratuità attraverso l’impegno regolare nei servizi di 139 volontari a cui se ne sommano altri 480, di tutte le età, per gli eventi che Caritas organizza durante l’anno, come la Raccolta Alimentare o la Corsa dei Miracoli.
Nell’ultimo anno Fondazione ha attivi 45 servizi alla persona, suddivisi in 6 Servizi d’ascolto, 26 Servizi d’accoglienza, 7 Servizi di risposta ai bisogni primari, 5 Servizi specialistici più un ufficio progetti, un osservatorio e i servizi amministrativi.
Da dove arrivano i fondi per questi servizi?
L’81,7% delle risorse da convenzioni e progetti con enti pubblici come Prefettura, Comune di Trieste, Ministero dell’Interno, Fondazione CRTrieste e Regione Friuli Venezia Giulia. La Diocesi contribuisce con fondi propri per il 16,3% e un 2% arriva da elargizioni di cittadini.
E come vengono spesi tali fondi?
Prendendo in considerazione le principali voci di spesa, il 56,2% è utilizzato per i servizi alla persona ed il 41,7% per la retribuzione dei dipendenti che svolgono il lavoro di accompagnamento e gestione dei servizi.
Rispetto al supporto delle persone, i principali interventi economici riguardano pasti e alimenti (39,3%), soluzioni abitative (37,1%) e formazione lavoro (15,4%).

Le persone che incontriamo
<> (don Alessandro Amodeo – Direttore Caritas).
Nel 2018 oltre 5.230 persone sono state incontrate dai servizi della Fondazione diocesana Caritas Trieste, segnando una crescita significativa rispetto al 2012 (2.900 persone), tenendo però conto che i servizi sono raddoppiati.
Tra gli elementi emersi dal Report alcuni appaiono particolarmente significativi:
12.544 colloqui svolti con una media di 7 per ciascuna persona, prendendo in considerazione tutti i servizi. Tradizionalmente il servizio di ascolto viene svolto dai Centri d’Ascolto, cuore delle attività delle Caritas, tuttavia negli anni, si sono sviluppati a Trieste altri servizi (servizio di ascolto in carcere, la consulenza psico-sociale, i punti di ascolto per le nuove dipendenze), in cui sostanzialmente si svolge un’attività di ascolto e accompagnamento delle persone nel loro percorso verso l’autonomia.
108.768 le giornate di accoglienza nelle case della Fondazione diocesana Caritas Trieste.
272.039 pasti serviti. La mensa “Giorgia Monti” serve in un anno 100.804 pasti caldi a pranzo e a cena con una media di 276 pasti al giorno. La nostra cucina tuttavia svolge un servizio molto più articolato perché nel 2018 ha confezionato anche i pasti per gli ospiti del Teresiano e di Casa Malala.
706 minori supportati all’interno dei nuclei familiari beneficiari dei nostri servizi. il 74% dei minori ha un’età compresa tra 0-12 anni e fa parte di nuclei familiari che accedono a servizi quali il Centro di Ascolto Diocesano, l’Emporio della Solidarietà mentre nelle strutture di accoglienza sono presenti 115 minori insieme alle loro famiglie. La povertà minorile e di conseguenza spesso anche la povertà educativa sono fattori determinanti rispetto all’ampliamento della diseguaglianza sociale perché le difficoltà economiche della famiglia incidono pesantemente nell’impoverimento delle opportunità disponibili per i figli. Secondo uno studio di Save the Children, i bambini di famiglie con un livello economico più alto, già a 3 anni capitalizzano un sostanziale vantaggio nel percorso educativo e nello sviluppo spesso difficilmente colmabile dai coetanei in situazioni di svantaggio.
• la maggior parte delle persone incontrate sono residenti sul territorio di Trieste e fruiscono prevalentemente dei servizi di ascolto e di accompagnamento, delineando la presenza di povertà più complesse, caratterizzate da multidimensionalità, dalla necessità di interventi intensivi e continuativi, per i quali non sono sufficienti interventi spot. Al contrario i non residenti, in prevalenza richiedenti asilo, utilizzano soprattutto i servizi a bassa soglia: l’accoglienza nelle nostre strutture e la soddisfazione dei bisogni primari (pasti, vestiti, docce, dormitori notturni) oltre che a servizi dedicati come l’ufficio immigrazione per l’espletamento delle pratiche burocratiche e l’assistenza legale.

Strade verso l’autonomia. Focus sull’inserimento lavorativo
Negli ultimi due anni la Fondazione Diocesana Caritas Trieste onlus ha deciso di rafforzare il servizio “Formazione e inserimenti lavorativi” per potenziare le competenze di chi si trova fuori dal mercato del lavoro e peraltro in una condizione di disagio.
Nell’accezione dei servizi Caritas, il lavoro non è inteso solo come una necessità economica ma è innanzitutto dignità della persona, possibilità di costruire relazioni, integrazione, avere un ruolo attivo nella società, contribuire al suo miglioramento, mettere in atto la propria creatività, rafforzare la propria autostima. Il tema è peraltro molto caro a Papa Francesco che riporta spesso l’attenzione al suo valore intrinseco “Il lavoro” afferma “è un elemento fondamentale per la dignità di una persona. Il lavoro, per usare un’immagine, ci “unge” di dignità, ci riempie di dignità” e ancora ci ricorda “il lavoro fa parte del piano di amore di Dio”.
Da dicembre del 2018 il servizio ha incontrato circa 130 persone, valutando per ciascuna l’opportunità e la possibilità di un inserimento lavorativo tramite tirocinio o l’avvio o il prosieguo di un percorso di apprendimento formale. Le persone che abbiamo individuato come potenziali tirocinanti e con cui abbiamo fatto almeno un colloquio (in genere almeno due o tre colloqui) di accompagnamento, tutoraggio e possibile matching aziendale sono state 77, i tirocini avviati sono stati 20 e 27 le persone per cui è stato attivato un percorso di formazione.
Per meglio comprendere il contesto e analizzare l’impatto dell’inserimento di persone in situazioni di disagio in aziende strutturate abbiamo ascoltato la voce dei datori di lavoro perché ci raccontassero la loro esperienza. E’ emersa l’importanza di avere a disposizione un ente terzo come la Fondazione diocesana Caritas che si pone come garante e mediatore. Inoltre, la presenza dei nostri tirocinanti si è spesso rivelato un valore aggiunto, un elemento di arricchimento nel lavoro di equipe “I miei ragazzi si sono responsabilizzati molto – afferma un datore di lavoro – e quindi si sono dovuti occupare di un’altra persona e farsene carico al 100% quindi questo secondo me ha giovato anche a loro, sia da un punto di vista umano che professionale.
Uno sguardo al futuro. I progetti della Fondazione.
In questi anni la Fondazione ha potenziato la sua attività progettuale, partecipando a bandi dal livello europeo a quello locale per implementare le proprie attività a favore dei bisogni dei cittadini.
Nel 2018 sono stati 18 i progetti finanziati che hanno avuto come destinatari finali per il 77,4% persone residenti e nel 22,6% richiedenti asilo.
Le aree d’intervento sono state la casa (43%), il supporto di persone richiedenti asilo (22,7%), l’inserimento lavorativo (17,8%), le persone senza dimora (5,1%), la povertà alimentare (4,4%), il carcere (3,0%), e gli anziani (1,9%).
Per poter costruire ed avviare tali progetti è fondamentale la rete delle collaborazioni che conta 104 soggetti tra 3 network europei e 3 nazionali, 17 partner europei, 59 in Italia, 8 in Friuli Venezia Giulia e 14 a Trieste.