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Anniversario della deportazione dei 97 Finanzieri della Caserma “Campo Marzio” di Trieste


DIOCESI DI TRIESTE


80esimo Anniversario della deportazione dei 97 Finanzieri della Caserma "Campo Marzio" di Trieste


✠ Enrico Trevisi


Monumento Nazionale della Foiba di Basovizza, 5 maggio 2025



Cari fratelli e sorelle, dragi bratje in sestre,
amati fratelli e sorelle: Ljubljeni bratje in sestre

La Liturgia di oggi ci presenta questa pagina presa dagli Atti degli Apostoli At 6,8-15

Stefano, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo. Allora alcuni della sinagoga (detta dei Liberti, dei Cirenèi, degli Alessandrini e di quelli della Cilìcia e dell'Asia,) si alzarono a discutere con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava. Allora istigarono alcuni perché dicessero: «Lo abbiamo udito pronunciare parole blasfeme contro Mosè e contro Dio». E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo condussero davanti al sinedrio. Presentarono quindi falsi testimoni, che dissero: «Costui non fa che parlare contro questo luogo santo e contro la Legge. Lo abbiamo infatti udito dichiarare che Gesù, questo Nazareno, distruggerà questo luogo e sovvertirà le usanze che Mosè ci ha tramandato». E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro il suo volto come quello di un angelo.


In precedenza hanno catturato, processato, condannato e ucciso Gesù, l’innocente. La storia si ripete in Stefano, il primo dei martiri: si parla addirittura di una istigazione alla denuncia e poi di un popolo artificiosamente indotto alla aggressione, a quelle emozioni collettive che degenerano in ingiustizia violenta. La storia si è ripetuta per tanti uomini e donne che la prepotenza ideologica, la guerra fratricida, la complicità di chi non sa farsi risanare il Cuore ferito da Cristo Salvatore porta a efferati crimini, come quello che qui ricordiamo. 97 finanzieri della Caserma di Campo Marzio. Quanto odio c’è nel cuore per arrivare a questa violenza.

La guerra anche oggi sta portando ad oscurare la voce di Dio che ancora nella coscienza di ciascuno, al di là delle appartenenze religiose, chiede il coraggio del bene, della giustizia, della pace. Mentre ricordiamo questi nostri fratelli ricordiamo le tante vittime delle guerre fratricide di ieri e di oggi. Termino riprendendo alcune espressioni della preghiera di mons. Antonio Santin Vescovo di Trieste e Capodistria, in occasione della cerimonia svoltasi presso la Foiba di Basovizza il 2 Novembre 1959.

O Dio, Signore della vita e della morte, della luce e delle tenebre, dalle profondità di questa terra e di questo nostro dolore noi gridiamo a Te.

Ascolta, o Signore, la nostra voce.

Oggi tutti i Morti attendono una preghiera, un gesto di pietà, un ricordo di affetto.

E anche noi siamo venuti qui per innalzare le nostre povere preghiere e deporre i nostri fiori, ma anche per apprendere l’insegnamento che sale dal sacrificio di questi Morti.

E ci rivolgiamo a Te, perché tu hai raccolto l’ultimo loro grido, l’ultimo loro respiro.

Questo calvario, col vertice sprofondato nelle viscere della terra, costituisce una grande cattedra, che indica nella giustizia e nell’amore le vie della pace…

Signore, Principe della Pace, concedi a noi la Tua Pace, una pace che sia riposo tranquillo per i Morti e sia serenità di lavoro e di fede per i vivi.

Fa’ che gli uomini, spaventati dalle conseguenze terribili del loro odio e attratti dalla soavità del Tuo Vangelo, ritornino, come il figlio prodigo, nella Tua casa per sentirsi e amarsi tutti come figli dello stesso Padre.

Amen. Amen.