parallax background

Solennità del Corpus Domini


DIOCESI DI TRIESTE


Solennità del Corpus Domini


✠ Enrico Trevisi


Sant'Antonio Taumaturgo, 22 giugno 2025



Cari fratelli e sorelle, dragi bratje in sestre,

in questo giubileo dei sacerdoti cito un’espressione di Paolo VI:

“Lo sappiamo benissimo; lo stato sacerdotale comporta l’attività apostolica; ma, come dice san Tommaso, talis vita praesupponit abundantiam contemplationis (III,40,1, ad 2; cfr. II, II, 188,6). L’anima di ogni apostolo – chi non lo ricorda? – è la vita interiore. Così vuole il canone primo della nostra spiritualità, ch’è l’imitazione di Cristo, che ha in se stesso la visione eterna di Dio, e che trae dalla sua dottrina interiore, a lui comunicata dal Padre, il suo insegnamento (cfr. Gv 8,26-29; 15,15)” (Paolo VI, il Cuore parla al cuore, Edizioni Viverein, p. 60).

Cari sacerdoti in un momento in cui la desertificazione spirituale, l’imperversare di tanta violenza che è espressione dell’allontanamento da Dio, ci sollecita a molteplici attività pastorali (nei vari ambiti della vita del popolo di Dio) intensifichiamo la nostra contemplazione per evitare di esaurirci in prassi che poi ci intristiscono e ci tolgono la freschezza evangelica. Siamo chiamati ad essere Pastori ma secondo il cuore di Dio, con la gioia che proviene dall’Eucarestia, in un’intimità per la quale Gesù ci fa suoi amici, per la pienezza della gioia, come sua famiglia, che è la Chiesa, popolo dalle braccia aperte.

Poglejmo si evharistijo. Guardiamo l’Eucarestia: è la rivelazione del mistero di amore di Dio per noi che si compie nella Pasqua di Gesù, il Cristo, l’Ucciso che è il Vivente che sconfigge la morte.

Uživajmo v evharistiji. Gustiamo l’Eucarestia: è il vero pane per il nostro pellegrinaggio di speranza, anche quando il cammino si fa duro. Perché ci fa, fin da ora, nella vita nuova, fratelli tutti.

Premišljujemo o evharistiji. Contempliamo l’Eucarestia: è la presenza viva del Signore che ci accompagna ogni nostro giorno, anche nel nostro Getsemani, anche nelle sere dei tradimenti in cui ci sentiamo abbandonati, anche nelle veglie interminabili che ci pongono in sabati santi in cui l’aurora della Pasqua si fa attendere a lungo.

Obhajamo evharistijo. Celebriamo l’Eucarestia: con cura, con intensità spirituale e sacro timore, fino a contemplare il Risorto; anche quella feriale sia nella gioia dell’intimità con il Signore, con la sua Parola, con il suo amore per noi e l’umanità tutta, specie quella più ferita.

Živimo evharistijo. Viviamo l’Eucaristia: ciò che celebriamo sia il paradigma di come viviamo, seguendo il Cristo nel nostro lasciarci prendere, benedire, spezzare, ed essere dati-offerti per la vita dei fratelli, specialmente i più bisognosi.

Se quanto affermato vale per tutti, a maggior ragione lo sentiamo come imprescindibile per noi presbiteri. Camminiamo come pellegrini di speranza, affamati di Dio e del Pane che ci dona, Pane disceso dal cielo ma che ci assimila a sé e ci fa insieme suo mistico corpo.



DIOCESI DI TRIESTE


Solennità del Corpus Domini


✠ Enrico Trevisi


Piazza Unità d'Italia, 22 giugno 2025



Cari fratelli e sorelle, dragi bratje in sestre, Ljubljeni bratje in sestre,

In questa piazza poco più di un anno fa papa Francesco – lo ricordiamo con emozione – ci aveva esortati a non scandalizzarci di Gesù, della sua umiltà, della sua croce… Scandalo nel senso di ostacolo, impedimento, blocco sul nostro cammino di fede.

E ci aveva chiesto: cosa è che ci impedisce, che ci blocca nel credere e seguire Gesù? Probabilmente noi vorremmo un Dio forte e potente: un Dio che schiacci gli uomini delle guerre… A noi piacerebbe un Dio che ci risolva tutti problemi. Ma subito nascerebbe la diatriba. Chi mettiamo tra i Signori della guerra da umiliare e punire? Putin? Netanyahu? Hamas? Zelensky? Al Khamenei? Si calcolano 57 guerre ma lo scandalo del male ha ramificazioni ovunque, anche oltre le guerre. E giunge fino a noi, nei litigi familiari, nelle violenze che si ripetono nelle piazze, nelle povertà e solitudini che rendono la vita triste. I dati del malessere sono inquietanti: 4 adolescenti sui 10 hanno preso parte ad una rissa; gli episodi di autolesionismo dal 2020 sono cresciuti del 6 per centro tra i ragazzi e del 17 per centro tra le ragazze; i disturbi alimentari sono cresciuti del 571 per cento. E tra i 18 e 25 anni una persona su due arriva a forme di depressione.

Noi crediamo in un Dio che ama questa umanità fragile: fatta di guerre, malesseri personali, crisi aziendali... e di essa se ne prende cura.

Verjamemo v Boga, ki ljubi to krhko človeštvo.

Noi crediamo in Dio che attraverso la nostra umanità fragile ci viene incontro e ci apre alla speranza.

Verujemo v Boga, ki nam po naši krhki človečnosti prihaja naproti in nas odpira upanju.

Questo è lo scandalo della fede: Dio si fa umile. E Il suo Figlio si dona a noi sulla croce. E chiede a noi di attingere dalla sua forza per essere costruttori di ponti. Da questo nostro mare, da questo nostro porto, da queste nostre chiese, da questa nostra piazza noi vogliamo ripartire per una missione grande. Ci sappiamo deboli ma possiamo contare su Dio. Gesù è la nostra speranza. E l’Eucarestia è la nostra forza. Dio con noi.

Jezus je naše upanje. In evharistija je naša moč. Bog z nami.

Papa Francesco disse (31-05-2017): “La lettera agli Ebrei paragona la speranza a un’àncora (cfr 6,18-19); e a questa immagine possiamo aggiungere quella della vela. Se l’àncora è ciò che dà alla barca la sicurezza e la tiene “ancorata” tra l’ondeggiare del mare, la vela è invece ciò che la fa camminare e avanzare sulle acque. La speranza è davvero come una vela; essa raccoglie il vento dello Spirito Santo e lo trasforma in forza motrice che spinge la barca, a seconda dei casi, al largo o a riva”.

Come un’ancora dà saldezza alla nave così la speranza che è Gesù dà stabilità alla nostra vita: se anche sballottati dalle onde del male, dai prepotenti del mondo, se anche ci sappiamo fragili come una barca nella tempesta… la nostra speranza è Gesù Cristo e noi affrontiamo le prove con Lui, e ci alimentiamo del suo amore-eucarestia che arriva a dare stabilità alla nostra vita. I preti celebrano ogni giorno l’eucarestia per tutto questo nostro popolo: per voi cioè a vostro favore; con voi cioè convocandovi attorno all’altare essi celebrano con voi l’amore di Dio che salva, che svela l’inaudito di Dio: per noi è disposto a tutto… fino all’impensabile del farsi presente davanti a noi, in noi. Ma la speranza è anche una vela che raccoglie il vento dello Spirito che ci spinge ovunque, in ogni angolo della vita, come testimoni di un amore incrollabile, quello di Dio per noi. Uno Spirito che soffia e ci spinge anche a testimonianze dove noi non osiamo per la potenza dei flutti del male. Presbiteri e popolo di Dio, tutti insieme, per una missione che ci deve vedere in una comunione di intenti, anche se con vocazioni diverse, stili diversi, ministeri diversi. C’è tanta gente che ha fame. Fame di Dio!

L’Eucarestia è incontro personale tra noi e Dio: un amore divino che ci fa nuovi e ci coinvolge. Personalmente. Uno ad uno. Con i nostri talenti e nell’unicità di quel che siamo.

L’Eucarestia è cibo per il cammino: quel cammino che porta ad accorciare le distanze tra chi si combatte, tra chi è solo, tra chi è perso. Tra chi annuncia e chi è il destinatario dell’annuncio.

Non abbiamo persone da combattere, ma persone da amare per quello che sono come fa Cristo: e l’Eucarestia è la grazia di un amore che ci unisce. È il pane di cui ha bisogno tanta gente!

L’Eucarestia in questa piazza è il segno che anche qui c’è gente che vuole un mondo diverso, in cui a prevalere non sono le armi, in cui le parole non sono per offendere, in cui i social non sono per calunniare e bullizzare. La piazza può essere abitata dal rispetto reciproco; dalla pazienza che sa attendere l’altro anche quando è ancora ingabbiato nelle sue paure e tristezze che lo portano a resistere all’amore di Cristo. La piazza può essere abitata dalla determinazione di persone che tessono legami di riconciliazione anche dove i rapporti si sono lacerati. La piazza rimane luogo di incontro, di confronto e talvolta anche di protesta perché il male non prevalga, l’egoismo non annebbi la nostra umanità, la paura non ci isoli. Il bene comune prevalga.

L’Eucarestia in questa piazza ci ricorda che di essa noi siamo chiamati ad essere segno, anche quando l’avremo riposta nel tabernacolo… perché noi chiamati ad essere tabernacolo dell’amore di Dio… che arriva anche nella piazza, accanto ai fratelli, ai turisti, ai malati, ai distratti, ai profughi, agli innamorati, agli arrabbiati. Tutti destinatari di un amore che noi siamo chiamati a portare. Nella forza dell’Eucarestia.

Ripeto un’espressione di papa Leone (17-06-2025): “non abbiate timore di scelte coraggiose! Nessuno potrà impedirvi di stare vicino alla gente, di condividere la vita, di camminare con gli ultimi, di servire i poveri. Nessuno potrà impedirvi di annunciare il Vangelo, ed è il Vangelo che siamo inviati a portare, perché è di questo che tutti, noi per primi, abbiamo bisogno per vivere bene ed essere felici… Dio è più grande delle nostre mediocrità: lasciamoci attirare da Lui! Confidiamo nella sua provvidenza”.

E io ripeto: Siate audaci. Siate coraggiosi! Bodi pogumen.