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Santa Messa in rito Bizantino-Ucarino con i fedeli ucraini


DIOCESI DI TRIESTE


Santa Messa con i fedeli ucraini


✠ Enrico Trevisi


Trieste, 13 luglio 2025



Cari fratelli e sorelle,

le barriere della lingua e dei riti non ci separano. Con grande gioia celebro insieme a voi carissimi fratelli ucraini. Oggi siamo qui a celebrare insieme il mistero dell’amore infinito di Dio, la cui potenza è incomparabile, la gloria inaccessibile, la misericordia immensa. A Lui chiediamo clemenza per questa umanità sofferente, per la guerra e per tutti i peccati che ingabbiano l’uomo nel male.
Nella liturgia di oggi secondo il rito latino il Vangelo (Lc 10.25ss) ci propone il samaritano che si prende cura della persona ferita che incontra lungo la strada. E Gesù ci chiede di fare allo stesso modo: vedere, avere compassione, fermarci, curare le ferite, caricarci di quella persona sofferente, suscitare altre collaborazioni di prossimità con le quali sanare, assistere, provvedere al fratello bisognoso.
Nella liturgia di oggi secondo il rito bizantino-ucraino il Vangelo (Mt 8,28ss) ci mostra Gesù che libera dal male due indemoniati ma la reazione della gente è molto significativa. Sono attenti al lato economico e ai maiali morti annegati piuttosto che alla salvezza, guarigione, liberazione che Gesù porta. L’umanità è schiava del Maligno, dell’egoismo che porta alle guerre e alla violenza… ma si respinge Gesù.
Dio si prende cura di noi, ma noi, ma l’umanità spesso preferisce il calcolo economico, la soluzione egoistica del proprio interesse a scapito delle persone fragili. E anche dei popoli fragili.
Anche l’Ucraina, esposta alla prepotenza di un vicino che guarda solo al proprio interesse è sacrificata e ferita da una guerra insensata di cui non vediamo la fine.
Qui, in questa Messa, ricordiamo tutte le vostre famiglie e i vostri cari che sono in Ucraina. Qui preghiamo per la pace in Ucraina e in tutte le parti del mondo. Qui chiediamo che Gesù risani le persone ingabbiate nel male e ci liberi da tutto quanto ci porta alla guerra. Ma occorre avere i cuori aperti.
Se tante volte gli uomini preferiscono i loro ragionamenti economici, noi sappiamo che invece occorre tornare ad aprire il cuore a Dio, al perdono, alla riconciliazione, ed avviare processi di giustizia e di pace. Sono impegnativi, sono lunghi… e per questo occorre iniziare al più presto! Il Vangelo ci chiede di rimetterci in ascolto di Dio: e di un Dio che guarisce le persone ingabbiate nel male, nei demoni del peccato e di quell’egoismo che impedisce di vedere l’altro come un fratello.
Insistiamo nel restare in ascolto di Gesù e della sua Parola di vita. San Paolo nella lettera ai Romani (10,1) dice: “Io desidero con tutto il cuore e domando a Dio che gli Ebrei siano salvati”. Gli Ebrei lo hanno combattuto, gli hanno tirato le pietre, lo hanno fatto imprigionare… non hanno compreso la Rivelazione. E nel loro zelo sbagliano, ma Paolo vuole bene a quello che resta il suo popolo di origine, al quale rimane legato indissolubilmente.
Nel disegno di Dio restiamo fratelli anche se le guerre ci dividono e le interpretazioni religiose sono differenti. Il conflitto che vi fa soffrire, per il quale siete qui in Italia non è tra ebrei e cristiani, ma tra ucraini e russi. Noi non abbiamo altra via che tornare a leggere il Vangelo, che appartiene agli uni e agli altri. Restiamo nella necessità di tornare a leggere il Vangelo.
E aprire il cuore. E restare in ascolto di Dio. E che Lui risani, guarisca i nostri cuori. “Stiamo attenti” ripete più volte la liturgia in rito bizantino-ucraino di fronte alla Parola di Dio e all’Eucarestia. Mi ha colpito. Di fronte al Vangelo e a Dio occorre restare attenti. Per farlo entrare nel cuore e nella vita.
Questo non vuol dire cedere al male, ma vincere il male con il Vangelo, con la preghiera e con il bene che viene dallo stare attenti di fronte al Vangelo. Siamo chiamati a spingere i fratelli che sono dall’altra parte a rileggere il Santo Vangelo con attenzione e noi pure ascoltarlo con attenzione per convertirci e saperlo vivere meglio. E insieme contagiarci con una vita santa. Perché alla fine della vita questo ci sarà chiesto: quanto avremo amato, quanto avremo imparato da Dio che è amore, pace e riconciliazione. A Lui ogni onore e gloria. Sia pace nei nostri cuori. Sia pace in Ucraina. Sia pace nel mondo intero.
Sia pace a Kharkiv. Per me fino ad oggi Kharkiv era solo una città ucraina continuamente bombardata dall’esercito russo. Ma oggi sto celebrando con il vescovo greco-cattolico Vasyl Tuchapets, esarca di Kharkiv. È una grande gioia pregare non solo per l’Ucraina ma con gli ucraini e con un vescovo ucraino. Sia pace per tutta Kharkiv.
Liberi e risanati siano i nostri cuori e i nostri popoli. Risanati dallo Spirito Santo. Guariti per opera del Vangelo e costruttori di dialogo e di pace. E che noi possiamo accogliere con gioia il Vangelo e contagiare i fratelli perché anche loro si aprano al Vangelo e diano gloria a Dio benedetto sul trono di gloria, assiso sui Cherubini, in ogni tempo. Ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen.