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Mandato agli insegnanti di religione


DIOCESI DI TRIESTE


MANDATO AGLI INSEGNANTI DI RELIGIONE


✠ Giampaolo Crepaldi


Parrocchia Beata Vergine del Soccorso, 9 marzo 2023



Cari insegnati di religione!

1. Sono lieto di incontrarvi in occasione del mandato con il quale vi sarà affidato il compito di essere, con le vostre persone e con la vostra professionalità, un punto di riferimento cristiano nella vita scolastica del nostro territorio. Colgo anche l’occasione per dirvi tutta la mia gratitudine per il vostro prezioso servizio in contesti non sempre facili e favorevoli. Il brano del Vangelo che è stato proclamato ci propone la famosa parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro. La prima cosa che salta agli occhi è che l’uomo ricco non ha nome, mentre il povero lo ha: Lazzaro, forma greca di Eleazar, che in ebraico significa Dio ha aiutato. La parabola non descrive come è il mondo futuro, ma sottolinea due cose: l’immortalità dell’anima e la giusta ricompensa divina a tutte le nostre azioni. Sono due insegnamenti impegnativi che vi riguardano da vicino: il primo, sollecita a offrire il vostro insegnamento con la consapevolezza che ogni alunno e alunna sono depositari di un destino altissimo, quello disegnato dall’orizzonte personale dell’immortalità dell’anima; il secondo, vi porta a mettere in guardia i vostri alunni e alunne dal pericolo dell’indifferenza verso gli altri e verso quelli che soffrono, da ciò che papa Francesco chiama ripetutamente la cultura dello scarto, la quale non riguarda soltanto la povertà materiale, ma anche le numerose forme di povertà culturale e religiosa.

2. Cari insegnanti, quest’anno avete voluto far precedere questa Santa Eucaristia con una visita guidata alla Cappella della Madre della Riconciliazione, dove è custodita l’immagine dell’Addolorata di fronte alla quale il mio grande predecessore Mons. Antonio Santin, il 30 aprile del 1945, negli ultimi drammatici giorni della seconda guerra mondiale, pregò prima di andare a Castello per conferire con il comando nazista che aveva deciso di far saltar per aria il porto di Trieste e parte della città. La Cappella ora è lì a custodire una memoria e a coltivare un impegno, nel nome della riconciliazione cristiana. La memoria, prima di tutto. Infatti, nella notte tenebrosa che avvolse Trieste, soprattutto alla fine della seconda guerra mondiale, il vescovo Santin fu il riflesso di una luce che aveva la sua fonte nel Vangelo cristiano della riconciliazione e della pace. Questo gli permise di vivere la sua personale tragedia, quella del suo popolo e di Trieste con un’ammirevole e incrollabile fede che lo portò a mettersi in ginocchio in quel tragico 30 aprile del 1945, invocando la protezione della sua amata Addolorata. Poi il nostro impegno, nel presente e per futuro. L’immagine dell’Addolorata, che invochiamo con il titolo di Madre della riconciliazione, è nella cappella di Cavana, per indicare alla nostra Città e ai suoi abitanti un orizzonte di pace affinché diventi un giardino dove si coltiva, con amore e convinzione, il fiore della riconciliazione. Dopo tante tragedie, Trieste ha il cuore e l’anima per essere la Città della Riconciliazione. Cari insegnanti, siate anche voi custodi e cultori di questa memoria e di questo impegno nel nome della riconciliazione!