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Il saluto del Patriarca di Venezia mons. Francesco Moraglia


Solenne concelebrazione eucaristica per l’ingresso in Diocesi
del nuovo Vescovo di Trieste mons. Enrico Trevisi


Saluto del Patriarca di Venezia
e Presidentedella Conferenza Episcopale Triveneto
Monsignor Francesco Moraglia


Cattedrale di San Giusto, 23 aprile 2023



Eccellenza Reverendissima, caro Vescovo Enrico,
a nome dei confratelli della Conferenza Episcopale Triveneto e delle Chiese del Nordest è con gioia che ti esprimo il più cordiale benvenuto.
Un ricordo grato va a mons. Giampaolo Crepaldi che, con passione e intelligenza, ha servito questa Chiesa per oltre tredici anni. Quando un vescovo succede ad un altro ed inizia il suo ministero episcopale, allora, si tocca con mano come la Chiesa sia una realtà che ci precede, che è prima di noi, è con noi e rimarrà dopo di noi. I vescovi passano, le Chiese rimangono!
La Chiesa, quindi, è quel noi, quel soggetto comunitario, che viene prima dei singoli “io”. Innanzitutto la Chiesa è di Cristo, è la sua sposa, è il suo corpo e, poi, solo in un secondo memento, è anche nostra, in quanto noi siamo in Cristo. La vera ricchezza del cristiano – su cui fioriscono le differenti e complementari vocazioni del popolo di Dio – è il battesimo.
San Cipriano, vescovo del III secolo, scrive: “…come l’unica Chiesa è divisa (…) in molte membra per tutto il mondo, ugualmente l’unico episcopato è diffuso con la concorde molteplicità di molti vescovi” (Cipriano, Epistula ad Antonianum [LV 24,2]: PL 3,815).
È il vescovo, in quanto successore degli apostoli, che collega la Chiesa di oggi a quella apostolica, ossia a Gesù Cristo. Sì, il Vescovo è nella Chiesa e la Chiesa è nel Vescovo; Vescovo e Chiesa sono un binomio inscindibile, un mistero nuziale sull’esempio di Cristo e della Chiesa. E anche le Chiese che ammettono il sacerdozio uxorato, chiedono comunque al Vescovo lo stato celibatario.
L’ostensione e la lettura della bolla di nomina evidenziano come ogni Chiesa particolare sia legata a quella universale e, d’altronde, come la Chiesa universale si renda presente proprio nelle Chiese locali. La bolla porta la firma di Francesco, Vescovo di Roma.
Con te, carissimo Vescovo Enrico, chiediamo al Signore – attraverso l’intercessione di Maria – che la Chiesa di Trieste esprima sempre la sua storia, la sua cultura, le sue peculiarità e, insieme, sia sempre più radicata nella comunione anzitutto con Cristo e, poi, con le Chiese sorelle, attenta, consapevole, partecipe, solidale con gli uomini e le donne del nostro tempo.
Non basta stare di fronte alla realtà, ossia alle situazioni di sofferenza e crisi del nostro tempo; una Chiesa deve starvi “dentro”, abitarle con passione e simpatia, nell’amore e nella verità, sapendo che solo tenendo insieme verità ed amore sull’uomo si trasmette la redenzione, il dono pasquale di Cristo.
Così avanzando nel cammino sinodale, nella comunione col Vescovo di Roma, insieme alle Chiese sorelle, teniamo ben fisso lo sguardo al Signore Gesù. Il Cardinale Newman, da esperto storico e acuto teologo, era solito dire che chi si separa dalla Chiesa ha sempre torto.
Nelle Esposizioni sui Salmi sant’Agostino evidenzia il valore della comunione e della missionarietà, segni dell’autentico cammino sinodale: “Dove c’è l’unità dello Spirito, lì unica è la pietra: un’unica pietra fatta di molte. In che maniera, da molte che erano, queste pietre possono diventare una sola? …la casa del Signore nostro Dio è dunque in costruzione e cresce continuamente… È un fatto, una realtà. A ciò mirano le nostre parole, le letture, la predicazione del Vangelo per tutta la terra. L’edificio è, tuttavia, ancora in costruzione; e per quanto sia diventata grande questa nostra casa, fino ad abbracciare tante genti, non le ha ancora abbracciate tutte…” (Agostino, Esposizioni sui Salmi, 95,3).
Chiesa di Trieste, carissimo Vescovo Enrico, buon cammino sotto la protezione della Madonna della Salute.