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Solennità del Sacro Cuore di Gesù | Lettera ai sacerdoti

 

DIOCESI DI TRIESTE


Lettera ai sacerdoti



Carissimi presbiteri,

si avvicina il 16 giugno, la festa del Sacro Cuore di Gesù e giornata per la santificazione dei sacerdoti. Il giorno dopo, sabato 17 giugno, in Cattedrale alle ore 17.30, con gioia avremo l’ordinazione presbiterale di don Giosuè Cimbaro: siete tutti invitati.
Questi due appuntamenti diventano l’occasione per una breve lettera, come un riprendere alcuni pensieri accennati durante la bella giornata al Santuario della Madonna di Barbana, dove abbiamo sperimentato il nostro desiderio di conoscerci e di essere in comunione.

1. «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,34-35). Nell’ultima cena Gesù con chiarezza ci ha indicato la strada. Non possiamo testimoniare il Vangelo se non c’è amore gli uni per gli altri. Per tante ragioni il nostro presbiterio è eterogeneo: spesso non ci si conosce, si rischia di incasellarsi con stereotipi, oppure di vivere un ministero autoreferenziale (come se avessimo ragione solo noi, come se avessimo la soluzione giusta noi, a prescindere dal Papa, dalla Chiesa, dal presbiterio...). Abbiamo bisogno di sfruttare tutte le occasioni – e di crearne altre – per conoscerci, solo dopo sarà possibile stimarci e anche crescere nel comandamento dell’amore. Invito pertanto a cogliere tutte le occasioni, anche quelle informali, per mescolarci, conoscerci e far crescere la comune passione che ci fa essere presbiterio: l’annuncio del Vangelo del Signore Gesù, il servizio alla Chiesa, la dedizione ai fratelli perché scoprano l’amore di Dio...

2. La sinodalità viviamola nell’ordinario del nostro presbiterio per poi espanderla ad ogni livello. Pertanto invito anzitutto ad essere presenti ai ritiri spirituali e alle riunioni (formative-teologiche e pastorali) e ai vari consigli e commissioni: sono strumenti (non il fine) ma strumenti preziosi per ritrovarci e alimentare le ragioni profonde del nostro camminare insieme a servizio di questa porzione di Chiesa, ma con un cuore grande che vuole arrivare fino agli estremi confini della terra. Una partecipazione convinta, che ci fa essere misericordiosi e umili gli uni con gli altri. Disarmati dalle diffidenze e dai pregiudizi.

3. Insieme agli incontri ufficiali abbiamo bisogno di dare spazio anche all’informalità, al ritrovarci con quello scambio di idee, con quel gratuito passare insieme un po’ di tempo che può rinsaldare o far nascere amicizie autentiche e dunque a un camminare insieme generativo, fecondo. Invito a fermarsi anche a pranzo dopo le riunioni, a ritrovarsi insieme anche a gruppetti per alimentare quelle amicizie che possono rasserenare nei giorni difficili, suscitare strategie pastorali che carpiamo dalla passione e fantasia dei fratelli, rigenerarci quando talvolta il ministero e le prove sembrano inaridirci. Anche durante l’estate incoraggio a passare qualche tempo a coltivare amicizie tra i preti: un pasto insieme, una serata, una gita... prendendo l’iniziativa anche verso confratelli che rischiano di essere fagocitati dai problemi, dalla solitudine, dalla fatica.

4. In una vera famiglia c’è attenzione verso i membri che sono in difficoltà: per esempio gli anziani, oppure i più piccoli. Nel presbiterio dobbiamo avere particolare attenzione verso i presbiteri anziani, malati, ricoverati... ma anche verso coloro che si trovano lontani (in Italia o all’estero), che sappiamo essere in momenti di tensione e fatica. Chiedo coraggio nell’andare a trovare i confratelli malati o anziani, o un presbitero che è tanto che non vediamo. Come possiamo chiedere alla nostra gente questa disponibilità se poi noi per primi manchiamo verso i confratelli malati, isolati, stanchi... ? L’attenzione alle persone in difficoltà va predicata ma anche vissuta e in particolare da noi vissuta verso tutti i membri del nostro presbiterio. E anche le appartenenze linguistiche ed etniche non devono ridursi ad essere un impedimento ma piuttosto una chiamata alla comunione in forme fantasiose.

5. Siamo un presbiterio variegato, di tante nazionalità, di esperienze divergenti, di stili e sensibilità differenti, che in ogni caso sempre ci sono per le discrepanze di carattere e di spiritualità. Questo può penalizzare le nostre comunità, che nel passaggio dei preti si trovano ad essere spiazzate e disorientate. Non si tratta di omologare e appiattire i preti, ma di trovare strategie adeguate per il bene della Chiesa e per il cammino di fede delle persone. Abbiamo bisogno dunque di camminare insieme, evitando che il Sinodo risulti una citazione retorica, per discernere alcuni tratti comuni, che magari su alcuni fronti ci vedranno un po’ in difficoltà: ma sarà bello aiutarci, stimarci... e dove io fatico poter ricorrere all’aiuto di altri presbiteri. Anche queste ragioni ci sollecitano ad uno scambio, ad una sana contaminazione, a far sì che le difficoltà si trasfigurino in risorse, perché nell’umiltà ci rendiamo conto di aver bisogno gli uni degli altri. Aiutiamoci, iniziando a pregare gli uni per gli altri. Chiedo a tutti di vivere con intensità di preghiera i due appuntamenti che ho citato e di coinvolgere le vostre comunità per queste intenzioni. Non sia una preghiera frettolosa ma sia convinta, appassionata, sincera. E allora si aprirà il cuore su tutti gli altri fronti che ho abbozzato. Chiedo di spendere un po’ di tempo nell’adorazione eucaristica, magari insieme come presbiteri della medesima parrocchia, oppure invitando la gente della vostra parrocchia.

Uniti nel Signore, invoco su ciascuno di voi la Benedizione del Signore.

✠ Enrico Trevisi
Vescovo di Trieste



Trieste, 2 giugno 2023