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Domenica della Parola di Dio | Conferimento del ministero del Lettorato


DIOCESI DI TRIESTE


Domenica della Parola di Dio
Conferimento del ministero del Lettorato


✠ Enrico Trevisi


Cattedrale di San Giusto, 26 gennaio 2025



Cari fratelli e sorelle, amati fratelli e sorelle: Ljubljeni bratje in sestre

Il nome Teofilo, il personaggio a cui si rivolge l’evangelista Luca, può essere interpretato con diversi significati: "amico di Dio", "amante di Dio" o "caro a Dio", "amato da Dio". In questo Teofilo ci siamo dentro noi tutti, ma in particolare voi, Giulio, Marijo e Matteo che ricevete un ministero, un servizio da esercitare nel nome di Dio.
Gli apostoli, testimoni oculari fin da principio, sono chiamati ministri della Parola.
E l’evangelista Luca si propone di raccogliere in modo ordinato e di fare per Teofilo (per ciascuno di noi) un resoconto di quanto successo “in mezzo a noi”, cioè la presenza di Gesù di Nazaret.
Poi lo sguardo si sposta su Gesù che legge la Parola (autentica pagina di Vangelo, di Buona notizia) e che proclama: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Quell’oggi dice di una Scrittura che si adempie continuamente, anche per noi, in questo nostro oggi. Il motto scelto dal Santo Padre per l’edizione del 2025 della Giornata della Parola che stiamo vivendo, all’interno dell’Anno giubilare, è un versetto del Salmo 119, «Spero nella tua Parola».
La Parola è viva; Gesù è il Verbo, la Parola che non passa. La luce che splende nelle tenebre. La Parola è sempre un incontro con il Dio vivo che ci accompagna, che si rende presente, come il Dio che ama. E questo vale per voi, carissimi Giulio, Marijo e Matteo che state per ricevere un mandato: un essere servi della Parola, anche voi chiamati a partecipare al servizio degli Apostoli, “ministri della Parola”. Il card. Zuppi, alla CEI, qualche giorno fa ha detto:
«Sento la responsabilità di creare o rafforzare percorsi che portino all’incontro con la Parola di Dio e con il Vangelo, favorendo l’ascolto e la lettura personale. … Il Concilio Vaticano II ha restituito la centralità della Parola, Verbum Domini, al Popolo di Dio e ne ha raccomandato la lettura e il culto. … Suonare idealmente lo Jobel in questo Anno Santo significa anche lasciarsi spronare e guidare dalla Sacra Scrittura».
Ogni vescovo sente la responsabilità di creare e rafforzare percorsi che portano all’incontro con la Parola di Dio, e che davvero il Giubileo sia per tutti questo rinnovato tempo pacato, calmo, di incontro con la parola di Dio.
«Si deve diffondere la devozione alla sacra pagina del Vangelo e della Scrittura, in maniera larga, popolare, non elitaria. Non si tratta, infatti, di circoli ristretti, ma di dare la Bibbia al popolo e guidarlo alla sua lettura. Questo è alla base di un rinnovamento della spiritualità, di quella spiritualità di cui c’è la sete che ci pare di aver colto. Una spiritualità che, senza perdere il suo carattere popolare, non deve essere solo devozionale ma biblica. Questo comporta anche accompagnare nella ricerca di risposte sulla preghiera» (card. Zuppi).
Nella prima lettera pastorale che ho scritto, affermavo, e voglio ridirlo con determinazione perché voi ne diventiate gli educatori, i formatori, i testimoni:
Incoraggio tutti e ciascuno, nelle case e nelle comunità, a dare spazio alla Parola, nella luce dello Spirito. Uno spazio cercato e voluto, difeso e strategicamente protetto. Senza un ascolto di qualità la Parola resta morta, lettera che uccide, anche se è Vangelo di vita per quelli che la accolgono.
Non leggere la Parola come se fosse un manuale ideologico: invece coglila come la mappa che Dio ti dà per incontrarlo, la via da percorrere per non perderti, la luce che rischiara ogni tuo giorno, il lessico per interpretare quello che hai dentro e che non trova adeguate parole. È Dio che si auto-consegna, si rivela in persona, si intrattiene con noi come facciamo con gli amici (DV 2).
Sei uno studente: prima di fare i compiti apri il Vangelo, invoca lo Spirito e leggine qualche riga e lasciati toccare il cuore concedendoti un po’ di silenzio, guardando la tua vita con gli occhi fiduciosi del Signore.
Sei un padre o una madre di un bimbo dell’asilo o delle elementari: ogni sera prendi la bibbia dei piccoli e raccontane un brano. Astieniti dal fare prediche ma invoglia il tuo piccolo a cogliere cosa Dio gli sta dicendo, per cosa ringraziarlo, per cosa chiedere il suo aiuto. Accompagnalo nei suoi sentimenti religiosi e ne sarai arricchito.
Sei un adulto: puoi decidere di alzarti 10 minuti prima e di leggere il Vangelo del giorno. Scarica l’app, cerca su qualche sito apposito, prendi il messalino quotidiano… Se tu abitassi un po’ più lontano da dove lavori, dovresti alzarti 10 minuti prima: puoi scegliere di farlo per iniziare ad incrociare il tuo desiderio con quello di Dio.
Sei un malato: reinterpreta la tua situazione, le tue domande, le tue speranze alla luce del mistero di Dio che si è fatto uomo e ha provato in tutto le nostre angosce. Prendi un salmo, rileggi Giobbe, medita sul mistero della Passione di Gesù, apriti al dono dello Spirito che in modo impensato dà forza e vigore.
Sei un prete: puoi decidere di fare un gruppetto (con altri preti? con qualche laico della parrocchia?) e condividere insieme la Parola della domenica successiva… perché in te risuoni e riverberi anche la fede dei tuoi fratelli. Quanto ci fa bene ascoltare cosa la Parola suggerisce nel cuore delle sorelle e dei fratelli. Ci fa bene anche per preparare meglio le omelie e che sappiano di vita, che gustino del sapore del vissuto reale delle famiglie, che odorino di quella realtà illuminata dalla grazia ma che passa solo tramite la fede autentica degli umili feriti.
Sei un anziano: lasciati consolare dal Signore che riconcilia e risana le ferite della vita, rileggendo i testi per magnificare Dio per il suo amore che già si è manifestato nello scorrere delle stagioni, pur restando in attesa del compimento. Si può invecchiare rinsecchiti in una lamentela continua, oppure con una sapienza da spargere ovunque, perché dissetati dalla sorgente che è la Parola di vita.
Il card. Zuppi, al Consiglio Permanente della CEI, diceva:
«Tante volte sentiamo dire dalle persone, talvolta in momenti di difficoltà nella loro vita, “io non so come pregare”, “vorrei pregare, ma proprio non so farlo”. La fretta della vita quotidiana, la distrazione continua, l’assenza di spazi spesso annullano questa ricerca di come pregare. Risuona ancora quell’“insegnaci a pregare” che i discepoli rivolgono a Gesù. Forse si ripete di generazione in generazione e nella nostra ci appare così evidente. Bisogna accompagnare nella via della preghiera, insegnando come il Vangelo, i Salmi, la Bibbia siano essi stessi una grande scuola di preghiera. Questo vuol dire anche trovare nelle nostre parrocchie non solo sacerdoti, ma ministri come i Lettori, donne e uomini spirituali che aiutino in questa scuola di preghiera, e pure gli spazi necessari. Significa, almeno un po’, santuarizzare le nostre parrocchie, non solo come centri di attività e luoghi di liturgia, ma anche come spazi di silenzio, di devozione e di preghiera. È una dimensione attiva della speranza» (card. Matteo Zuppi, 20 gennaio 2025).
È difficile? Sì. Però leggiamo la Parola e troviamo:
“Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché degno di fede colui che ha promesso” (Eb 10,23)
“Cristo Gesù, nostra speranza” (1Tm 1,1)
“Sulla tua parola getterò la rete” (Lc 5,5)
“Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6,68)
“Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo!” (Mt 28,20)
“Non avere paura, perché io sono con te” (At 18,9)