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Auguri mamme, grazie mamme

Ogni mamma è la grazia dell’accoglienza


Siamo venuti al mondo perché siamo stati accolti. C’è stato un inizio in cui la nostra fragilità era estrema, mendicanti di tutto, e siamo stati alloggiati. C’è stato un grembo che ci ha ospitati. Un corpo che ci ha alimentati. La nostra mamma.
All’inizio della nostra vita ci sta la grazia dell’accoglienza, la grazia di essere amati ancor prima di essere visti, di essere accuditi prima ancora che potessimo sorridere. È il mistero di amore della nostra mamma e del nostro papà.
Veniamo al mondo, alla luce e non sappiamo nulla del mondo e della luce. Ma subito ci sono braccia che ci sanno coccolare, seni che ci sanno allattare, e mentre non sappiamo amare, siamo già amati; e se anche non sappiamo parlare c’è chi già ci parla, e se non sappiamo pensare siamo già pensati.
I gesti della cura della mamma, di ogni mamma, trasudano di tenerezza, sono la prima poesia che ci è stata dedicata, il primo cantico di gioie e di apprensioni con cui ogni giorno siamo stati guardati.
Care mamme aiutate ogni vostro figlio a decifrare i codici dell’accoglienza e della cura: in un mondo che rischia di far ripiegare ciascuno nell’isolamento egoistico, nello sfruttamento dell’altro, fin da piccoli accompagnateli (con gesti e parole) dentro la fragile trama dell’essere accolti, amati, accuditi perché intuiscano la loro capacità di amare e accogliere e accudire. Per come si è capaci. Anche dentro la propria umanità vulnerabile che può portare ad eccedere nelle più diverse direzioni.
Potrai trovarti ad essere di volta in volta la mamma chioccia iperprotettiva, la mamma elicottero sempre pronta come l’elisoccorso, la mamma tigre che spinge al risultato e alle prestazioni…
Non conterà essere perfette, ma esserci state con gesti e parole, a spiegare cosa avete capito della vita e del mondo. E in questo esserci, dentro le situazioni più quotidiane o più eccezionali, siete il segno dell’esserci di Dio accanto a noi, sempre. Una presenza che può dare anche ai vostri figli la gioia e il coraggio di sporgersi nel dare la vita, nel rischiare l’accoglienza e la cura diventando a loro volta genitori.
Parlate e raccontate le vostre gioie e le vostre apprensioni di madri, ma siate segni di speranza per i vostri figli perché possano desiderare l’avventura dell’essere madri e padri.
Se oggi i giovani faticano/rimandano il diventare genitori forse è perché non hanno interiorizzato la bellezza dell’avere qualcuno per cui dare la vita, qualcuno per cui spendersi. Non basta essere grati verso i genitori… occorre imparare e desiderare di ripercorrerne le orme – nel proprio modo originale – nel saper accogliere lo sbocciare di nuove vite.

Una poesia napoletana di Pia Improta Tarallo (del 1952) dice: “Chi tene 'a mamma è ricche e nun 'o sape” (chi ha la mamma, è ricco e non lo sa).

Auguri mamme, grazie mamme.

Trieste 10 maggio 2025


✠ Enrico Trevisi