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Celebrazione eucaristica nella memoria liturgica di San Josemaría Escrivà de Balaguer

 
 

Diocesi di Trieste

San Josemaría Escrivà de Balaguer

✠ Giampaolo Crepaldi

Cattedrale di San Giusto, 26 giugno 2019



Carissimi fratelli e sorelle in Cristo!
1. Sono particolarmente lieto di accogliervi qui in Cattedrale in occasione della memoria liturgica di San Josemaría Escrivà de Balaguer che, con singolare intelligenza spirituale e pastorale, fece fiorire nella Chiesa contemporanea il carisma della chiamata universale alla santità, da coltivare nelle situazioni ordinarie dell’esistenza, soprattutto quelle del lavoro e delle professioni e quelle delle relazioni familiari e sociali. In questa luminosa prospettiva, quale fu il punto di forza della sua proposta di vita cristiana? Scorrendo i numerosi scritti di san Josemaría, ho trovato una sua affermazione che mi ha profondamente colpito per la chiarezza e la profondità: «Dobbiamo, anzitutto, amare la Santa Messa, che deve essere il centro della nostra giornata. Se si vive bene la Messa, come è possibile poi, per tutto il resto del giorno, non avere il pensiero in Dio, non aver la voglia di restare alla sua presenza per lavorare come Egli lavorava e amare come Egli amava?». In un tempo come quello attuale, dove sono andati in frantumi le gerarchie dei valori e i valori stessi e ci troviamo come dei vagabondi costretti ad andare avanti senza sapere dove andare, vittime di una crescente confusione sia dentro sia fuori della Chiesa, la frase di san Josemaría ha il pregio di indicare un centro e di stabilire un ordine che ci consente di dare all’esistenza cristiana un senso autentico e compiuto. Nella Santa Messa, infatti, non facciamo solo memoria di Gesù Cristo e di ciò che ci ha detto: siamo realmente alla sua presenza; alla presenza del Verbo unigenito del Padre, che sostiene tutto con la potenza della sua parola, poiché tutte le cose sono state create per mezzo di Lui ed in vista di Lui, e tutte trovano in Lui il loro senso e il loro ordine. Nella Santa Messa, Cristo si rivela a noi come il centro della storia e del cosmo e come la risposta completa alle aspirazioni del nostro cuore. Nella Santa Messa, Cristo è il simbolo di tutta l’umanità che è tesa verso di Lui, per essere introdotta nella vita vera. Nel frammento di pane consacrato che giace sull’altare è concentrato tutto il destino del mondo e di ogni persona umana: è veramente il punto sul quale tutta la terra può essere sollevata.
2. Carissimi fratelli e sorelle, l’Eucaristia è la strada maestra della santità che ci consente, come scrisse san Josemaría, di «lavorare come Cristo lavorava e amare come Egli amava». «L’Opus Dei si propone di promuovere», spiegò il santo, «fra le persone di tutti i ceti della società la ricerca della santità cristiana in mezzo al mondo. Vale a dire, l’Opus Dei intende aiutare ogni persona che vive nel mondo – l’uomo comune, l’uomo della strada – a condurre una vita pienamente cristiana, senza dover cambiare il suo modo di vita quotidiana, né il suo lavoro abituale, né i propri ideali o aspirazioni». Tra i tanti e tempestosi sbandamenti che viviamo e constatiamo, san Josemaría ci invita a risvegliare in noi il desiderio di essere santi. Come? Per noi cristiani esiste un punto di partenza necessario e ineludibile: il cammino personale di santità ha la sua origine in un incontro, quello con Cristo, e si snoda lungo tutta l’esperienza della vita nella cura di questo incontro. La santità del cristiano è, in definitiva, una grande e coinvolgente storia di fede in Cristo e di amore per Cristo. In questo modo, noi apparteniamo a Cristo più che a noi stessi (cf. 1Cor 6,19-20). Papa Francesco ha scritto: “Non avere paura di puntare più in alto, di lasciarti amare e liberare da Dio. Non avere paura di lasciarti guidare dallo Spirito Santo. La santità non ti rende meno umano, perché è l’incontro della tua debolezza con la forza della grazia. In fondo, come diceva León Bloy, nella vita «non c’è che una tristezza, […] quella di non essere santi»” (Gaudete et exsultate, n. 34). Affidiamoci a Maria, la piena di grazia: in Lei la Chiesa ha riconosciuto “la tutta santa e immune da ogni macchia di peccato”, “adornata fin dal primo istante della sua concezione dagli splendori di una santità del tutto singolare” (Lumen gentium, n. 56).