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Emergenza Covid-19 | Flash Report Caritas – Aprile 2020

 
 

Emergenza Covid-19. Flash Report Caritas aprile 2020


RESILIENZA E CREATIVITÀ.

Nuovi bisogni e comunità solidale. La Chiesa di Trieste continua ad essere presente

Link al Flash Report Aprile 2020






Ormai al terzo mese di emergenza sanitaria a causa della pandemia Covid-19, la Chiesa di Trieste propone un’analisi approfondita sui bisogni del territorio e le risposte fornite attraverso i servizi già in essere e all’attivazione di nuovi servizi allestiti ad hoc. A tal fine sono stati messi a confronto i dati registrati nei vari servizi della Fondazione Diocesana Caritas Trieste onlus nell’aprile 2019 con quelli dell’aprile 2020, al contempo è stata proposta una lettura dell’andamento del fenomeno nei primi due mesi e qualche approfondimento tematico.
La pandemia “ha comportato profondi cambiamenti nella vita della Chiesa, dei fedeli e dell’intera comunità sociale e civile” eppure, scrive l’Arcivescovo Mons. Giampaolo Crepaldi in una lettera destinata ai volontari e agli operatori della Caritas la “testimonianza cristiana della carità e l’attività del nostro essere Chiesa a servizio del prossimo restano vive e feconde.”
In questi mesi è continuato il lavoro della Fondazione Diocesana Caritas in collaborazione con gli enti pubblici del territorio come il Comune di Trieste e la Prefettura per rispondere tempestivamente e congiuntamente all’emergenza.
Tra gli elementi emersi nel Flash Report si segnalano:
– Un aumento del 20,4% delle persone supportate (passate da 1.578 dell’aprile 2019 a 1.889 dell’aprile 2020). Di queste il 63,8% sono persone residenti, il 23,6% persone senza dimora e 12,6% richiedenti e titolari di protezione internazionale. Oltre agli accessi diretti ai servizi, vecchi e nuovi, sono stati presi in considerazione le richieste pervenute telefonicamente, le consegne della spesa a domicilio e gli aiuti alimentari extra forniti a persone fuori dai servizi.
– E’ ricominciato il flusso degli arrivi dalla rotta balcanica, ormai principale porta di ingresso in Europa, registrando un aumento di +14,8% di migranti nel territorio. In considerazione delle nuove regole di accesso al nostro territorio e della difficoltà di trasferimenti degli accolti in altre regioni, è stato necessario predisporre nuovi posti per consentire ai nuovi arrivati l’isolamento fiduciario con 242 posti messi a disposizione. Inoltre è stata prorogata il servizio di Emergenza Freddo del Comune di Trieste per garantire 84 posti letti e pasti alle persone senza dimora.
– Un aumento del + 12,8 delle persone residenti (circa 600 in più rispetto al 2019) nei mesi di marzo e aprile segno che si sta ampliando la platea di persone del nostro territorio che stanno vivendo difficoltà collegate al quasi totale arresto delle attività produttive.
– E’ in crescita la povertà alimentare nel territorio di Trieste, infatti si è stato registrato un incremento di +26,8% di richieste dei beni alimentari. In particolare il centro di Ascolto diocesano “Sergio Peschier” che generalmente risponde ad altro tipo di bisogni, evidenza come in questi mesi le richieste hanno riguardato quasi esclusivamente questa dimensione.
– La Parrocchie del territorio si sono attivate non solo per la consegna a casa della spesa oltre che per la distribuzione diretta dei beni alimentari. La parziale ricognizione che ha coinvolto solo le Parrocchie di Gesù Divino Operaio, San Gerolamo, San Marco, Valmaura, San Giacomo, San Bartolomeo a Barcola, San Sergio e di Muggia rivela che sono state aiutate quasi 2.000 persone. Nelle stesse realtà si è creato un movimento di persone che in questo momento così difficile hanno deciso di mettere a disposizione tempo ed energia per aiutare le persone più fragili e per sentirsi parte di una comunità solidale.
In coincidenza con l’aumento dei bisogni sul territorio di Trieste, nei mesi di marzo e aprile sono aumentate le donazioni da parte di cittadini e di imprese del territorio. Oltre a donazioni in denaro di diversa entità sono stati dati dispositivi di sicurezza ma soprattutto beni alimentari. E’ evidente il forte bisogno di sentirsi parte della comunità attraverso la solidarietà, sostenendo i più deboli. D’altra parte alcune donazioni mostrano un risvolto amaro perché spesso sono segnali evidenti delle difficoltà economiche di piccole e grandi imprese che a causa del lockdown non riuscivano ad immettere nel mercato i loro prodotti.