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Ordinazione presbiterale di don Gabriele Pagnossin

 
 

DIOCESI DI TRIESTE


ORDINAZIONE PRESBITERALE DI DON GABRIELE PAGNOSSIN


✠ Giampaolo Crepaldi


Cattedrale di San Giusto, 7 maggio 2022



Carissimi fratelli e sorelle in Cristo!

1.      In questa IV Domenica di Pasqua, denominata del Buon Pastore e dedicata alla Giornata Mondiale di preghiera per le Vocazioni, la nostra Chiesa diocesana ringrazia il Signore per la grazia di vedere arricchito il suo presbiterio con un nuovo sacerdote, don Gabriele Pagnossin. Il grazie, sentito e gioioso, va anche ai suoi genitori, ai famigliari, ai due zii sacerdoti e a tutti coloro che hanno sostenuto e accompagnato la sua scelta di donarsi tutto al Signore e alla sua Chiesa. Il grazie raggiunge i superiori del Seminario interdiocesano di Castellerio per averlo seguito nel tempo della sua formazione umana, spirituale, teologica e pastorale. La medesima gratitudine va ai sacerdoti e alle comunità cristiane che - qui a Trieste e a Pordenone - lo hanno accolto con benevolenza e disponibilità. A tutti chiedo di continuare a pregare affinché don Gabriele diventi un pastore buono come il Buon Pastore, cioè come Gesù Cristo. La figura del pastore, così presente nei testi della Sacra Scrittura e così decisiva nel delineare il profilo del sacerdote, viene pienamente rivelata da Cristo, nella luce radiosa del Mistero della sua morte e risurrezione: dalla inesauribile ricchezza di questo insondabile Mistero anche don Gabriele potrà e dovrà attingere ogni giorno della sua futura vita sacerdotale.

2.         Caro don Gabriele, non molto tempo fa, con un po’ di timore, mi hai chiesto se potevo ordinarti la domenica del Buon Pastore. Ti dissi di sì, perché avevo letto in quella richiesta l'intimo desiderio di diventare pastore avendo come modello il Buon Pastore. Ma, alla fine, a dirti di sì è stato il Signore stesso che viene oggi a te regalandoti alcune sue parole che sono appena state proclamate con la lettura del Vangelo. Poche parole, ma sufficienti per guidarti alla comprensione delle profonde implicazioni del rito della tua ordinazione presbiterale. "Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono": con queste parole Gesù ti introduce nel mistero della comunione con Lui attraverso la suggestiva immagine del pastore. Esse in primo luogo sottolineano che il tuo essere prete dovrà svolgersi all’interno di una solida reciprocità fra te e Lui: da parte tua con l’ascolto della sua Parola e la sequela, da parte sua con la conoscenza del discepolo e il dono della vita eterna. Ecco come il brano del Vangelo intreccia i due momenti: "le mie pecore ascoltano la mia voce ed io le conosco; ed esse mi seguono, io do loro la vita eterna". Il risultato di questa reciprocità è l’appartenenza del discepolo al suo Signore: "nessuno le rapirà dalla mia mano". Quando ti imporrò la mano nel capo, quella mano non sarà la mia, ma quella di Gesù. Allora, dentro al tuo cuore, fai risuonare questa convinzione: "Nessuno mi rapirà e niente sarà in grado di separarmi da Te, mio Signore e mio Dio". Tutto questo sarà fonte di grande e vera consolazione, che ti consentirà di esercitare il tuo futuro ministero sacerdotale con serena fiducia, soprattutto quando il peso della croce si farà tosto.

3. Carissimo don Gabriele, ordinato nella Domenica del Buon Pastore, è bene che ti chieda verso quali pascoli intendi condurre il gregge. Nel 1881 Lev Tolstoj scrisse un racconto intitolato: Cosa fa vivere gli uomini? Alla fine mise in bocca all'angelo queste folgoranti parole: Ho conosciuto che ogni uomo è vivo non per la cura che egli può avere di sé, ma perché è l'amore che lo fa vivere. Ho capito adesso che agli uomini sembra di poter vivere per tutte le cure che hanno di sé, ma in realtà sono vivi soltanto perché è l'amore che li fa vivere. Chi è nell'amore, è in Dio e Dio è in lui, perché Dio è amore.  A farsi eco del racconto di Tolstoj ci ha pensato il Papa emerito Benedetto XVI nel suo libro Gesù di Nazaret, nella sezione dedicata proprio a Gesù il Pastore. Anche lui si è fatto un domanda simile al grande romanziere russo: Ma l’uomo di che cosa vive?   Cosa fa vivere gli uomini di oggi? Verso quali pascoli dirigono la propria vita? Questa la risposta, anch'essa folgorante, di Papa Ratzinger:  L’uomo vive della verità e dell’essere amato, dell’essere amato dalla Verità. Ha bisogno di Dio, del Dio che gli si avvicina e gli spiega il significato della vita, indicandogli così la via della vita. Certo, l’uomo ha bisogno di pane, ha bisogno del nutrimento del corpo, ma nel più profondo ha bisogno soprattutto della Parola, dell’Amore, di Dio stesso. Chi gli dà questo gli dà “vita in abbondanza". Caro don Gabriele, io ti ordino prete affinché tu offra agli uomini e alle donne che incontrerai la Parola e l'Amore, anzi affinché tu offra loro Dio stesso. La Vergine Maria, Madre e Regina del tuo sacerdozio, vegli sempre su di te e sul tuo cammino.