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Ordinazione presbiterale di don Giosuè Cimbaro


DIOCESI DI TRIESTE


Ordinazione presbiterale di don Giosuè Cimbaro


✠ Enrico Trevisi


Cattedrale di San Giusto, 17 giugno 2023



Cari fratelli e sorelle,
Amati fratelli e sorelle: Ljubljeni bratje in sestre
1. “Gli Israeliti levate le tende…” è un ritornello che continuamente torna nel libro dell’Esodo: occorre letteralmente sradicare (i picchetti) per poter procedere. Guai a restare comodi e rilassati, ingessati nel proprio benessere individuale, ad essere ancorati ad una terra che ci impedisce di camminare dove Dio chiama.
Carissimo don Giosuè, anche tu sei partito sradicando i picchetti che ti tenevano ancorato a tante sicurezze che spesso ingabbiano, appesantiscono il cammino, sembrano proteggerci ma in realtà impediscono il realizzarsi della Promessa di Dio. Non la terra dell’Egitto, non la terra del deserto, ma c’è un’altra terra, c’è una Promessa di Dio. Sii coraggioso. E ricordati che gratuitamente ricevi, perché tu possa gratuitamente dare, come dice Gesù nel Vangelo.
Mosè avanza, sale sul Monte, Dio parla, e il popolo mormora e si ostina nella ricerca di false sicurezze. E si ha nostalgia dei porri e delle cipolle e si costruiscono idoli, vitelli d’oro che illudono. E anche Mosè fatica a comprendere, a credere. Il Mosè che parla faccia a faccia con Dio intravvede la terra promessa solo da lontano. Sarà Giosuè a guidare dentro questa promessa. E allora caro don Giosuè il nostro augurio è che tu tenga impresse le parole che Dio rivolge al discepolo di Mosè e di cui tu porti il nome:
“come sono stato con Mosè, così sarò con te: non ti lascerò né ti abbandonerò. Sii coraggioso e forte, poiché tu dovrai assegnare a questo popolo la terra che ho giurato ai loro padri di dare loro. Tu dunque sii forte e molto coraggioso, per osservare e mettere in pratica tutta la legge che ti ha prescritto Mosè, mio servo. Non deviare da essa né a destra né a sinistra, e così avrai successo in ogni tua impresa. Non si allontani dalla tua bocca il libro di questa legge, ma meditalo giorno e notte, per osservare e mettere in pratica tutto quanto vi è scritto; così porterai a buon fine il tuo cammino e avrai successo. Non ti ho forse comandato: «Sii forte e coraggioso»? Non aver paura e non spaventarti, perché il Signore, tuo Dio, è con te, dovunque tu vada” (Giosuè 1).
Sii coraggioso perché il Signore sarà con te, ma anche perché camminiamo insieme, come presbiterio, che è la tua nuova famiglia, come Chiesa, come popolo che ti genera e ti invia. Come popolo sacerdotale (cf. 1a lettura) che per il battesimo, in forza della fede ricevuta, continuerà ad accompagnarti.

2. Eppure la legge di Mosè è solo ombra. Essa prefigura. Ma noi abbiamo un compimento a cui guardiamo ammirati: “quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Rom 5).
Carissimo don Giosuè, abbi il coraggio di rimanere nell’amore di Cristo, di ritornarvi sempre anche quando sarai stanco, anche quando sperimenterai la tua debolezza, anche quando ti sembrerà che il popolo non corrisponda, come già è successo a Mosè, a Paolo, ad ogni pastore. Dio dimostra il suo amore perché mentre siamo peccatori il suo Figlio, l’Amato, generato non creato, muore per noi.
Non si tratta di essere risentiti o vendicativi: gratuitamente hai ricevuto l’amore infinito di Dio, gratuitamente spenditi, perché chiamato a conformarti al Signore.
Custodisci sempre questo mistero di amore gratuito con il quale io, tu, noi tutti siamo amati. Sia questo amore misericordioso di Dio per noi ciò che ti rimotiva sempre a togliere i picchetti che talvolta diventano le nostre impuntature, la nostra autoreferenzialità, il nostro egoismo che ci impedisce di seguire Cristo, le sue orme, la gioia del Vangelo, che è sempre buona notizia.

3. Infatti il Vangelo ci mostra con chiarezza il cuore che siamo chiamati ad avere, conformandoci a quello di Cristo. “Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore” (Mt 9,36).
Siamo chiamati a guardare alla gente come la guarda Gesù. Ti auguro ogni sera di fermarti e di domandarti (ma suggerisco a tutti di fare questo esercizio): oggi come ho guardato le persone? Ho avuto lo sguardo di compassione di Gesù, lo sguardo di misericordia, di incoraggiamento nella via della conversione e della sequela? Oppure ho avuto occhi pieni di inutili lamenti per i difetti degli altri, per le aspettative deluse oppure occhi padronali e autoritari e vedicativi; oppure occhi più attenti a me stesso e al mio successo, al mio benessere, alla mia buona fama, ecc.?
Se per il battesimo siamo immessi nella vita nuova, per il sacramento dell’ordine sei conformato a Cristo Pastore che dà la vita per il suo gregge. Il battesimo ha bisogno di essere vissuto e celebrato ogni giorno in un cammino che conduce a comprendere i doni di Dio e la nostra chiamata a rispondere ai suoi doni. Il sacramento dell’ordine ti chiede di vivere una comunione con Cristo e a servizio della Chiesa rigenerandoti continuamente per grazia, instancabile nel rimetterti in ascolto, in comunione, in servizio, in atteggiamento eucaristico: unito a Cristo nel rendere grazie al Padre e dunque donandoti totalmente per i fratelli. Con lo stesso cuore di Cristo.
Per il dono dello Spirito fra poco pregheremo perché tu sia degno cooperatore dell’ordine episcopale; perché la Parola del Vangelo attraverso di te e con la Grazia dello Spirito fruttifichi nel cuore degli uomini; perché tu sia fedele dispensatore dei misteri di Dio: rigenerare con il battesimo, nutrire con l’Eucaristia, riconciliare i peccatori, dare sollievo ai malati.
Cammineremo insieme. Sii coraggioso, ma sappi che non sarai solo. E insieme con questo presbiterio e con questo popolo di Dio ci aiuteremo nell’accogliere sempre e di nuovo la luce e la forza dello Spirito. E che ogni Messa sia per te alimento per il tuo ministero: “renditi conto di ciò che farai, imita ciò che celebrerai, conforma la tua vita al mistero della Croce di Cristo Signore”.

4. E infine una parola ai tanti giovani presenti. Nel Vangelo si dice che la messe è molta ma che gli operai sono pochi. E ci è chiesto di pregare. Non si tratta solo di pregare per avere più preti, ma perché ciascuno sia operaio del Signore e della sua messe: ognuno fedele alla vocazione in cui è chiamato. E insieme alla preghiera infatti siamo mandati a testimoniare ai giovani la gioia e il coraggio del coltivare il rapporto personale con il Signore. Perché la sua Parola è rivolta a ciascuno. Questo l’augurio ad ogni giovane: nella libertà, ma pure nella gioia di saper decidere, possiate anche voi osare la vita con il Signore, nella forma che nella sua luce saprete intravvedere. Anche nella consacrazione religiosa e presbiterale, se questa è la chiamata che vi è rivolta.