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Ordinazione presbiterale di Ruwan, Henri, Cristian e Pierluigi


DIOCESI DI TRIESTE


Ordinazione presbiterale di Ruwan Arachchige, Henri Godonou, Cristian Brunato e Pierluigi Peraro


✠ Enrico Trevisi


Cattedrale di San Giusto, 25 maggio 2024



Cari fratelli e sorelle,
Amati fratelli e sorelle: Ljubljeni bratje in sestre

A Geremia Dio dice: “ti ho conosciuto”, “ti ho consacrato”, “ti ho stabilito profeta”, “sono con te”. Oggi il Signore lo ripete per questi quattro diaconi: Ruwan, Henri, Pierluigi e Cristian. E penso che lo voglia dire a tanti altri giovani alcuni dei quali sono già in seminario e altri sono chiamati e devono aprire il cuore gioiosamente per rispondere alla chiamata di Dio: “ti ho conosciuto da sempre, prima che tu nascessi”, “ti ho consacrato nel tuo battesimo: ti ho riservato come segno dell’amore del Padre”; “ti affido una missione”, “sono con te per proteggerti”.
Come Geremia non tirarti indietro; avanza pure le tue obiezioni (voi, vista la vostra età non potete dire: sono giovane… ma chissà quante altre obiezioni e resistenze avete posto al Signore e Lui a insistere, fino ad arrivare ad oggi, all’ordinazione presbiterale). A te giovane dico: “Avanza le tue obiezioni ma poi apriti al Signore”. Solo se tu adempirai la tua missione sarai felice.
Il prete non sceglie dove va a svolgere il suo ministero. Egli va con il cuore in pace, confidando in Dio che gli dà da amare secondo il suo cuore. Don Ruwan sarà vicario parrocchiale a Sant'Antonio Taumaturgo; don Henri a Gesù Divino Operaio; don Pierluigi alla Beata Vergine delle Grazie; e don Cristian alla parrocchia dei Santi Giovanni e Paolo a Muggia.
È bello sapere che non ci scegliamo noi il posto ma siamo dei mandati, abbiamo una missione da svolgere nel nome di Dio. Questo ci riscatta dal voler avere tutto a nostra misura, a pretendere che sia tutto secondo il nostro arbitrio. E invece questa è la libertà nuova che vi è consegnata: mettere tutta la vostra fede e le vostre energie per un servizio che vi è affidato, sapendo che il Signore insieme alle prove ci dà la forza per uscirne vincitori.
Lo dico a tutti: per grazia ci è dato di poter camminare e servire il popolo di Dio in piena docilità, dove c’è bisogno, dove il Signore ci prende per mano e ci accompagna. Ed è bello pensare che nella Chiesa siamo per servire il Vangelo e per annunciarlo a tutti, e con gioia, e con passione. Ciascuno con il dono di sé, con i propri limiti, con le proprie paure. A Geremia viene toccata la bocca, come gesto che purifica-risana e abilita. Ora voi sarete consacrati con il sacro crisma e lo Spirito Santo sempre vi accompagnerà, anche quando sarete nelle prove, e sarete ministri della sua Parola. Non temete: “abbiate coraggio”. Vi assicura: “io sono con te per proteggerti”.
Ricordatevi la gioia e l’apprensione di questo giorno – 25 maggio 2024. Una data che siete chiamati a scolpire nella vostra memoria ma a farla rivivere ogni giorno, perché variano le esigenze del ministero, le forme, le stagioni della vita: ma sempre sarete chiamati a celebrare il mistero eucaristico. A celebrarlo non solo nella forma liturgica ma a inverarlo nella vita concreta di voi pastori: “Celebra questa messa come se fosse la prima, come se fosse l’ultima, come se fosse l’unica”.
San Paolo (Rom 12,4-8) parla di un solo corpo e di molte membra. Un’immagine che riprende e della quale ci offre diverse sfumature. Carissimi voi vi innestate in questo presbiterio e sono contento che ci siano tanti preti. Abbiamo scelto questo orario per non sovrapporci alle messe vespertine e perché potessero parteciparvi nella gioia. Ma il corpo di cui fate parte è la Chiesa con tutte le sue articolazioni di persone di ogni età, sesso, nazionalità, lingua… carismi, ministeri, competenze… È bello sentirci parte della Chiesa di Trieste. Parte di un qualcosa di particolare ma anche che si affaccia all’universale che è il popolo di Dio sparso in ogni latitudine. Il Papa che viene a Trieste e ci parlerà di partecipazione è il segno di questa universalità che sempre dobbiamo coltivare. Rasserena che non siamo soli, che non tocca tutto a noi, che se saremo in difficoltà potremo aiutarci, che reciprocamente ci impegniamo a sostenerci con la Grazia di Dio che ci è data. Siamo parte, siamo chiamati a partecipare ad una missione grande. Mi rattrista quando i nostri desideri di credenti (di preti, di laici, di religiosi) si restringono a rivendicare qualche diritto, qualche comodità, qualche privilegio… Noi siamo chiamati a partecipare ad una missione entusiasmante: che il Vangelo si diffonda, che ciascuno possa gustare l’amore di Dio, che nessuno si senta perduto e abbandonato. È la missione di Gesù, il buon pastore che rivive in ciascuno di noi, che chiede a ciascuno di noi la generosità del rischiare tutto, del perdere la vita per amore, come Gesù ha fatto per noi. La gioia di saper vedere in ogni altra persona quel che vede Gesù e dunque le ragioni (di compassione, di misericordia, di gioia) per il nostro donarci senza riserve.
Il Vangelo che abbiamo ascoltato mi dona serenità. È vero che la messe è molta, che occorre pregare perché ci siano più operai. Ma questo Gesù che si fida a mandare quei discepoli mi conforta. Oggi si fida ancora di voi quattro… e di tanti altri che sta chiamando. E che spero si rendano pienamente disponibili come quei 72 del Vangelo. Ora ciascuno ringrazi il Signore per la propria vocazione. Subito, un grazie convinto al Signore e la richiesta di aiutarci a rimanere gioiosamente fedeli e a superare ogni difficoltà.
Mi conforta il pensiero che questi 72 discepoli erano imperfetti, con strumenti inadeguati, con una formazione non terminata, con la fragilità che li connotava e che Gesù ben conosceva. Mi rasserena questa libertà di Gesù che sceglie, invia, si fida. E la nostra disponibilità a lasciarci prendere imperfetti così come siamo, a partire per un ministero di cui non sappiamo tanti particolari, ma anche ad apprezzare intimoriti la sua reiterata fiducia in noi.
Io non ho l’insieme dei doni. Io da solo so di essere povero. Ma se mi penso in quest’insieme che è la Chiesa allora mi rassereno e so di avere tutti i doni necessari. Dice san Paolo: “chi ha un ministero attenda al ministero; chi insegna si dedichi all'insegnamento; chi esorta si dedichi all'esortazione. Chi dona, lo faccia con semplicità; chi presiede, presieda con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia” (Rom 12,7-8).
E poi un ultimo augurio: vi auguro di avere sempre accanto dei confratelli con cui camminare, e vi auguro di sentirvi accompagnati da una comunità che con voi e per voi vive il Vangelo e lo testimonia. Un augurio che con la grazia di Dio tutti ci impegniamo a realizzare, tutti sappiamo di esservi compromessi.