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Incontro ecumenico cittadino nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

 
 

DIOCESI DI TRIESTE


INCONTRO ECUMENICO CITTADINO


✠ Giampaolo Crepaldi


Chiesa Luterana, 20 gennaio 2020



Cari fratelli e sorelle in Cristo!
1. Consentitemi di esprimere la più viva gratitudine al Pastore della Chiesa Luterana di Trieste, il dott. Aleksander Erniša, per l’ospitalità che ci ha offerto in occasione della celebrazione del culto ecumenico cittadino, programmato nell’ambito delle iniziative della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. L’unità è un compito permanente che Cristo stesso assegnò a noi cristiani quando, durante la sua ultima cena, pregò il Padre celeste a farci la grazia di restare uniti: Ut unum sint! Un compito che va alimentato con una preghiera fervorosa e costante.

2. Cari fratelli e sorelle, il lungo brano degli Atti degli Apostoli che è stato proclamato descrive il quarto dei grandi viaggi di san Paolo, e precisamente si sofferma sul suo trasferimento da Gerusalemme a Roma, per essere giudicato dall’Imperatore. Per l’Autore degli Atti il viaggio di san Paolo che giunge a Roma rende esplicito il viaggio ideale della Parola di Dio che giunge fino ai confini del mondo, rappresentati appunto da Roma, capitale dell’impero. Il viaggiare di Paolo fa viaggiare la Parola. È questo un impegno urgente e sempre necessario che riguarda anche noi cristiani del XXI secolo, chiamati ad annunciare Cristo, il Salvatore del mondo, agli uomini e alle donne del nostro tempo sempre più lontani e dimentichi di Dio. San Paolo ci è di esempio: pur dentro una vicenda tormentata e dolorosa – processi, anni di prigione, congiure, trasferimenti e naufragio, accuse e accorate difese – san Paolo non perde il coraggio di annunciare il Vangelo comunque e dovunque: Ma Dio mi ha dato il suo aiuto fino ad oggi: per questo sono testimone di Cristo davanti a tutti, piccoli e grandi. (26,22). Questo coraggio trova la sua radice nella forza che gli viene dal Signore e in quella che chiede ai suoi amici: Perché piangete e cercate di togliermi il coraggio? Io sono pronto ad affrontare in Gerusalemme non solo la prigione ma anche la morte per amore del Signore Gesù (21,13). Paolo vive e testimonia la forza dello Spirito pur nella fragilità della sua umanità e ci consegna l’esempio convincente del grande missionario, innamorato di Cristo e fedele fino in fondo alla missione ricevuta.

3. Cari fratelli e sorelle, nell’accompagnare idealmente san Paolo nel suo viaggio da Gerusalemme a Roma, è bene far tesoro di alcuni preziosi insegnamenti che troviamo nel brano degli Atti appena proclamato.

– Il primo riguarda il vento: se è quello del mezzogiorno che spinge dolcemente, tutto va bene; levano l’ancora pieni di coraggio (v. 13). Ma se il vento gira e diventa contrario, eccoli navigare a fatica, con difficoltà, non riescono ad avanzare (v. 7,8) e cercano qua e là dei ripari umani contro le difficoltà (v. 4). Infine, quando sopraggiunge il vento tempestoso, non possono più resistere e sono portati alla deriva (v. 15). In questo quadro drammatico, pur essendo benevolo nei confronti del prigioniero, il centurione preferisce dare ascolto alle parole del padrone della nave piuttosto che a quelle di Paolo (v. 11). Non capita spesso anche a noi di accordare più fiducia ai consigli e all’opinione degli uomini che alle direttive della Parola e dello Spirito Santo? E questo con nostro grave danno (v. 10).

– Il secondo riguarda la prova. In mezzo alla prova, Paolo è calmo così come lo è davanti ai governatori e ai re. L’uragano non gli impedisce di sentire la voce del Dio al quale appartiene e che serve (v. 23). Mentre, nella prova, gli uomini mostrano spesso il peggiore egoismo, Egli pensa alla salvezza dei suoi compagni di viaggio: li rassicura con la Parola di Dio, li esorta a prendere del cibo, dopo aver reso grazie davanti a tutti (cf. 1Tim 4,4-5). Dopo molte peripezie e la perdita della nave, giungono tutti sani e salvi al porto desiderato (cf. Sal 107,25-30). Nella prova ci possiamo perdere. Nella prova possiamo vincere se ci affidiamo al Signore forti del suo nome. Allora nessuno sarà perduto fra quelli che il Padre ha dato a Cristo (2Tim 2,19; Gv 17,12).

– Il terzo riguarda il rapporto con quelli che non sono cristiani. Il brano del Atti che è stato proclamato ci fa intuire che Dio ha messo dei sentimenti d’umanità nel cuore dei pagani dell’isola di Malta (come precedentemente nel centurione Giulio (cf. 27,3). Essi accolgono e confortano i naufraghi, “…li trattarono con gentilezza” (28,2). In mezzo a loro, il Signore fa conoscere il suo servitore per mezzo d’un miracolo. L’apostolo è morso da una vipera, ma non subisce alcun male. La gentilezza degli abitanti di Malta trova presto la sua ricompensa: tutti gli ammalati dell’isola, a cominciare dal padre di Publio, sono guariti mediante la potenza di Dio. Così l’opposizione del Nemico contro san Paolo per fermare il viaggio della Parola non è servita a nulla: anche a Malta viene gettato il seme del Vangelo.

4. Cari fratelli e sorelle, il libro degli Atti termina con Paolo che viene accolto con gioia dai cristiani di Roma e che subito si mette ad annunciare il Vangelo a tutti quelli che vanno a fargli visita. Ora che la Parola è arrivata ai confini del mondo, l’Autore degli Atti può chiudere il suo lavoro riaffermando la necessità di portarla fino ai confini del tempo, con coraggio e libertà, come ha fatto Paolo: Sappiate che questa salvezza Dio ora la offre ai pagani, ed essi l’accoglieranno. Paolo rimase due anni interi nella casa che aveva preso in affitto e riceveva tutti quelli che andavano da lui. Egli annunziava il regno di Dio e insegnava tutto quello che riguarda il Signore Gesù Cristo con coraggio e senza essere ostacolato. (28,28-31). Ora, il testimone dell’annuncio del Vangelo di Gesù è passato dalle mani di san Paolo alle nostre mani, chiamati come lui a raggiungere i confini del mondo e quelli del tempo, con coraggio e libertà, per la salvezza del mondo.