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Sant’Uberto patrono dei cacciatori


DIOCESI DI TRIESTE


INCONTRO CACCIATORI


✠ Giampaolo Crepaldi


Duomo di Muggia, 5 novembre 2022



Cari amici cacciatori!

1.      Sono lieto di accogliervi nel Duomo di Muggia dove siete giunti per onorare, con gratitudine e devozione, la memoria sant’Uberto, vostro patrono. Saluto il Presidente della vostra organizzazione, le autorità presenti, in particolare il Sindaco e il Vice Sindaco della cittadina carinziana di Obervellach gemellata con Muggia, i cacciatori della Provincia di Trieste e quelli provenienti da fuori Provincia e dalla vicina Slovenia. Per rendere più significativo e festoso questo vostro incontro avete predisposto un bellissimo addobbo attorno all’altare del Sacrificio eucaristico con rami di abete e con il trofeo del cervo. Proprio il cervo ci rimanda alla vita di sant’Uberto. Egli, giovane e nobile, infatti, un venerdì santo, venendo meno ai suoi doveri religiosi, se ne andava per boschi a caccia, quando, in modo del tutto imprevisto e inaspettato, gli apparve un cervo che portava in capo una croce luminosa, come se lo volesse sfidare. Poi giunse una voce che lo chiamava alla conversione e a dedicare la sua vita ad annunciare il Vangelo nelle sue terre.

2.         Cari amici, quel cervo fu lo strumento benedetto, usato dal Signore per far cambiare vita al nostro Uberto. Divenne prete, poi vescovo e fu un grande evangelizzatore delle Ardenne e anche uno straordinario uomo di carità. Come potete ben capire si tratta di una vicenda piena di profondi e attuali insegnamenti di cui fare tesoro. Il primo: la caccia, se praticata con saggezza e secondo le regole, non è solo una buona occasione per coltivare la salute del corpo, ma deve essere anche un’opportunità per coltivare l’anima, con la pratica delle virtù umane e cristiane. Il secondo: la caccia è anche una singolare maniera per presidiare l’ambiente e salvaguardare gli equilibri ecologici del territorio. Ma, accanto all’ecologia ambientale, va coltivata anche l’ecologia sociale, quella umana e quella spirituale in una prospettiva che deve essere integrale, cioè di tutto l’uomo e di tutti gli uomini.

3.         Cari amici, abbiamo appena ascoltato un brano del Vangelo di Luca che ci indica la strada per tenere in buona salute non solo il corpo, ma anche l’anima, non solo l’ecologia ambientale, ma anche quella spirituale. Gesù discute con un gruppo di persone, denominate sadducei, che non credevano alla vita eterna, perché erano attaccati al tempo, al relativo, a quello che passa. Può capitare che anche noi, come i Sadducei, diamo troppa importanza a quello che passa. A questo punto, come sant’Uberto, anche noi abbiamo bisogno di essere raggiunti da un cervo con una croce luminosa in capo che ci dica che è nell’eternità la nostra vera vita, la nostra grande pace. Impegniamoci allora a vedere le cose nella luce dell’eternità: vedere tutti e tutto con la luce che viene da Dio. Nella battuta di caccia si possono sbagliare tanti bersagli; così come nella vita; ma un bersaglio va assolutamente centrato: quello che lega la nostra persona al Signore e ci apre al cielo dell’eternità. Chiedo per voi, le vostre famiglie, i vostri amici, la protezione celeste e la benedizione di sant’Uberto.