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Presentazione del libro del Senatore Prof. Marcello Pera


DIOCESI DI TRIESTE


PRESENTAZIONE DEL LIBRO DEL PROF. PERA


Lo sguardo della Caduta. Agostino e la superbia del secolarismo


✠ Giampaolo Crepaldi


Sala Auditorium del Seminario Vescovile, 24 novembre 2022



Caro Presidente Pera, caro prof. Catapano.

1.      È un vero piacere potervi accogliere qui a Trieste e vi ringrazio di cuore per aver risposto positivamente al mio invito a parlare alla Cattedra di San Giusto dei temi sui quali il professor Pera ha scritto nel suo ultimo libro Lo sguardo della Caduta. Agostino e la superbia del secolarismo. Fa bene all’intelligenza e fa bene anche all’anima ascoltare due illustri accademici riflettere seriamente sul peccato originale, sulla condizione dell’uomo dopo la Caduta, sulla superbia umana, sul secolarismo, sulla follia dell’uomo che pensa sé stesso senza Dio, sull’errore della modernità: tutti temi sui quali spesso cala una certa congiura del silenzio perché scomodi. Se poi tali temi di meditazione sono svolti avendo per guida sant’Agostino – e questo è il caso del libro di Pera, vero e intenso dialogo con il grande Vescovo d'Ippona – la profondità del quadro concettuale e dell’orizzonte di fede tocca il cuore della teologia cattolica e della civiltà cristiana occidentale. Il prof. Catapano, uno dei più apprezzati studiosi e conoscitori di sant’Agostino e della sua ricezione nei secoli cristiani, ci aiuterà con la sua autorevole parola a comprendere le prospettive con cui Pera ha voluto confrontarsi e confrontare l’Occidente della modernità. Di questo ringrazio già da ora il professor Catapano. Ma permettetemi di dire un grazie speciale e affettuoso al senatore Pera che ha voluto essere qui a Trieste nonostante i due gravi lutti che lo hanno recentemente colpito, prima con la morte dell’amata sposa Antonia e poi con la perdita del caro fratello Alessandro. Grazie di cuore per la generosità e ancora sentite condoglianze.

2.         Quando ricevetti copia del volume Lo sguardo della Caduta lo scorsi subito con interesse e, immergendomi poi nella lettura, ne ho tratto grande beneficio, non pochi spunti di riflessione e crescente ammirazione per l’autore che così sapientemente e, direi, con libertà e familiarità ha saputo dialogare con Agostino d’Ippona. A mio avviso, questo lavoro del professor Pera costituisce una tappa importante d’un lungo percorso intellettuale e umano; è il frutto maturo di quell’incontro che il filosofo Pera ebbe con la teologia cattolica attraverso il dialogo con il teologo Ratzinger; è anche la riflessione d’un uomo saggio e ormai disincantato circa le magnifiche sorti e progressive della modernità; è l’estremo allarme lanciato all’Occidente da chi l’Occidente ama profondamente. È un libro denso, intelligente e dotto, senza essere per questo pesante. Anzi scorre piacevolmente nella lettura, coinvolgendo il lettore in una trama argomentativa stimolante sia per la ragione umana sia per l’anima credente. Belle e ricche le pagine sull’antichità pre-cristiana, sulla grandezza e il fallimento della filosofia classica, sull'insostenibile dicotomia tra religione mitica e religione civile, tra gli dei del popolo e la Divinità dei filosofi nel mondo antico. L’invito a tutti è quindi a leggere il libro dalla prima all’ultima pagina e con attenzione, meditandolo!

3.         Quello su cui però vorrei soffermarmi, nel breve spazio di questa introduzione, è ciò che a mio giudizio rappresenta il cuore di tutto lo scritto di Pera e di tutto il suo dialogo con Agostino: la condizione reale dell’uomo dopo la consumazione del primo peccato, cioè del peccato originale e originante, del peccato dei nostri progenitori Adamo ed Eva. Questo realismo antropologico – che non è pessimismo antropologico – è tutto nella Scrittura Sacra e nella Tradizione e trova in Agostino il genio capace di tradurlo in illuminante teologia. Pera parte da Agostino e con Agostino si avventura nella considerazione critica della paganità antica pre-cristiana (quella che Agostino conobbe) e della paganità moderna post-cristiana (quella che Pera vede lucidamente e lucidamente considera), riconoscendo più di una similitudine tra i due paganesimi, tra le due superbie, tra i due esiti fallimentari: fallì la superbia degli antichi nella pretesa di realizzare lo Stato ideale e di realizzare il compimento perfetto dell’uomo attraverso la conoscenza e la virtù, nobilissimi ideali ma impossibili data la condizione reale dell’uomo; fallisce la moderna paganità post-cristianità perché anch'essa è inficiata dalla superbia dell’uomo che si pensa autosufficiente, oramai totalmente dimentico della sua reale condizione segnata dal peccato.

4.         La risposta di sant’Agostino fu Cristo! La risposta di sant'Agostino fu che è necessaria la Redenzione, è necessario il Redentore, è necessaria la grazia, è necessario Cristo Crocifisso e Risorto! Agostino è il teologo del peccato originale (diagnosi realista della malattia) ma ancor più è il teologo della grazia. Agostino è, senza timori o tentennamenti, cristocentrico! Cristo è la sola e unica risposta alla vita dell’uomo, al problema del male, al senso della storia. Nessuna istituzione, nessun sapere, nessuna disciplina, nessuna morale possono vantare l’autosufficienza. Nulla si auto-regge, nulla sta in piedi da solo! Perché l’uomo reale storico non è autosufficiente, non trova da sé solo il proprio perché e la propria realizzazione. Solo in Cristo, solo sul piano sovrannaturale della grazia, tutte le dimensioni dell’umano – le istituzioni, le scienze e le arti, la morale e la politica, la vita stessa dell’uomo e la storia – trovano senso e fondamento. In questo sant’Agostino è un “integralista”: così, in maniera sbrigativa, il mondo post-cristiano giudica il cristocentrismo di Agostino e chi come lui afferma la necessità di instaurare omnia in Christo (Ef 1, 10). Agostino è “integralista” semplicemente perché prende sul serio il peccato e la Redenzione, perché prende sul serio Cristo e la sua missione. Per Agostino, la grazia di Cristo non è un optional, magari prezioso ma pur sempre non necessario. Senza Cristo, senza la grazia nulla ha senso, nulla sta in piedi, e anche gli sforzi più nobili di auto-riscatto umano sono destinati al fallimento. Solo in Cristo vi è salvezza, compimento di senso, vero bene e verità! L'integralismo di Agostino è tutto qui.

5.         Marcello Pera, dopo Agostino e con Agostino, affronta la post-cristianità contemporanea rilevando nella modernità proprio l’antica superbia dell’uomo che si pensa autosufficiente, la dimenticanza della Caduta e il non voler vedere la reale condizione dell’uomo storico segnata dal peccato. Dalle pagine del libro traspare chiaramente la convinzione di Pera che Agostino sia la risposta e la giusta cura anche per la modernità secolarista, come già lo fu per l’antichità, con lo sguardo della Caduta e la luce della grazia, ovvero con un sano realismo antropologico segnato di umiltà e con un nuovo cristocentrismo. Sembrano essere queste le indicazioni che ci vengono da Agostino e che Pera ha voluto mettere in luce. La cosa che più mi affascina e mi interroga positivamente è che a giungere a tali conclusioni non sia un monaco certosino o un anziano teologo di vecchia scuola, ma un “gran liberale” come il senatore Pera, intellettuale laico, filosofo della scienza e certamente il più illustre politico liberal-conservatore oggi in Italia. Mi affascina e mi lascia ammirato! Grazie, professor Pera.