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Giornata nazionale per la Vita


DIOCESI DI TRIESTE


45a GIORNATA NAZIONALE PER LA VITA


✠ Giampaolo Crepaldi


Ospedale Burlo Garofolo, 5 febbraio 2023



Carissimi fratelli e sorelle in Cristo Signore!

1.      Celebriamo oggi la 45a Giornata nazionale per la Vita, arricchita anche quest’anno dal Messaggio del Consiglio Episcopale Permanente della CEI che ha il seguente titolo: La morte non è mai una soluzione. “Dio ha creato tutte le cose perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte” (Sap 1,14). I Vescovi partono con una considerazione, sofferta e allarmata, su «come il produrre morte stia progressivamente diventando una risposta pronta, economica e immediata a una serie di problemi personali e sociali. Tanto più che dietro tale “soluzione” è possibile riconoscere importanti interessi economici e ideologie che si spacciano per ragionevoli e misericordiose, mentre non lo sono affatto». La morte, continua il messaggio, sembra proprio la soluzione per ogni difficoltà: quando si presenta una gravidanza non prevista, «quando una malattia non la posso sopportare, quando rimango solo, quando perdo la speranza, quando vengono a mancare le cure palliative, quando non sopporto veder soffrire una persona cara», quando si acuiscono le relazioni conflittuali dei popoli. Tutto questo contribuisce alla cultura di morte che così si diffonde e contagia.

2.         Carissimi fratelli e sorelle, a fronte di questo scenario mortificante, i Vescovi ci invitano a coltivare la seguente domanda: «Ma poi, dare la morte funziona davvero?». E proseguono: «Siamo sicuri che la banalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza elimini la ferita profonda che genera nell’animo di molte donne che vi hanno fatto ricorso? […] Siamo sicuri che il suicidio assistito o l’eutanasia rispettino fino in fondo la libertà di chi li sceglie – spesso sfinito dalla carenza di cure e relazioni – e manifestino vero e responsabile affetto da parte di chi li accompagna a morire? […] Siamo sicuri che dietro il crescente fenomeno dei suicidi, anche giovanili, non ci sia l’idea che “la vita è mia e ne faccio quello che voglio”?». A questo punto i Vescovi mettono in evidenza quello che è il problema di fondo: il legame perverso tra il giudizio sulla qualità della vita, propria e altrui e il principio di auto-eterodeterminazione inteso in senso assoluto: «Alla fondamentale fiducia nella vita e nella sua bontà – per i credenti radicata nella fede – che spinge a scorgere possibilità e valori in ogni condizione dell’esistenza, si sostituisce la superbia di giudicare se e quando una vita, foss’anche la propria, risulti degna di essere vissuta, arrogandosi il diritto di porle fine».

3.         Carissimi fratelli e sorelle, chiediamoci: che fare come cristiani? A fronte di questa domanda, i vescovi indicano innanzitutto una doppia soluzione: Cristo crocefisso e risorto e la retta ragione: «Il Signore crocifisso e risorto – ma anche la retta ragione – ci indica una strada diversa: dare non la morte ma la vita, generare e servire sempre la vita. Ci mostra come sia possibile coglierne il senso e il valore anche quando la sperimentiamo fragile, minacciata e faticosa. Ci aiuta ad accogliere la drammatica prepotenza della malattia e il lento venire della morte, schiudendo il mistero dell’origine e della fine. Ci insegna a condividere le stagioni difficili della sofferenza, della malattia devastante, delle gravidanze che mettono a soqquadro progetti ed equilibri». In questa salutare prospettiva diventano fondamentali tre strumenti: la preghiera, l’azione concreta e l’esempio di vita, perché la vita vissuta in pienezza può contagiare gli altri e disinnescare tentazioni mortifere. Affidiamo alla Vergine Maria, Madre di Dio e della Chiesa, i nostri propositi di amore e dedizione alla vita, implorandola di sostenerli con la sua potente protezione.