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Solennità del Natale del Signore | Messa del giorno


DIOCESI DI TRIESTE


Solennità del Natale del Signore
Messa del giorno


✠ Enrico Trevisi


Cattedrale di San Giusto, 25 dicembre 2023



Cari fratelli e sorelle,
Amati fratelli e sorelle: Ljubljeni bratje in sestre

Viviamo in un mondo di contrasti. Dio onnipotente e un bambino in una stalla; la guerra devastante e la pace nei nostri cuori. Il Vangelo ci parla di un Dio che si fa vicino, ma nell’umiltà di un bambino. Oggi però abbiamo ascoltato un altro annuncio. In principio era il LOGOS, il Verbo, la Parola.

Nel dizionario Treccani trovo scritto: lògos s. m. [traslitt. del gr. λόγος, che è dal tema di λέγω «dire», con vocalismo o]. – Nel pensiero greco, il termine indica la «parola» come si articola nel discorso, quindi anche il «pensiero» che si esprime attraverso la parola. Una precisa affermazione del lògos come «ragione» si ha in Eraclito: principio di razionalità universale, legge di armonia e insieme principio dinamico del divenire … In Platone ricopre i significati di «discorso» come espresso nelle parole e come «procedere del pensiero»… Nella letteratura sapienziale greco-ebraica la sapienza divina è il lògos, che nel filosofo Filone (c. 30 a.C - c. 45 d.C.) assume una precisa personalità come prima potenza espressa da Dio, con funzione mediatrice fra il creatore e il molteplice. Nella letteratura cristiana antica il lògos è, secondo il Vangelo di Giovanni, il verbo di Dio (lat. verbum Dei) che si è fatto carne, il Cristo (v. verbo).

Il Logos nel Vangelo di Giovanni appena proclamato è Dio ma che si distingue da Dio: era presso Dio, era Dio. Ma poi si dice che tutto è stato fatto per mezzo di Lui e poi ancora che in lui era la vita; e poi che la vita era la luce degli uomini. E poi – ecco la cosa più mirabile – il verbo si è fatto carne!

Noi contempliamo questo: il divino (che soffre le nostre restrizioni linguistiche e concettuali con le quali vorremmo tutto semplificare e possedere in parole semplici) si è fatto uomo, anzi carne, fragilità concreta della nostra umanità storica.
Umano e divino si intersecano, si fondono e noi siamo elevati al divino. Mirabile scambio, come afferma un prefazio di Natale.
In un’orazione liturgica (sulle offerte, nella notte di Natale) si dice: “per questo santo scambio di doni trasformaci in Cristo tuo Figlio, che ha innalzato l’uomo accanto a te nella gloria”. Altre volte si dice di noi che siamo creati a immagine di Dio e in modo ancora più mirabile siamo “rinnovati e redenti” per condividere la vita divina del Figlio di Dio (cfr. colletta giorno di Natale). Fino al “dono della vita immortale” (dopo la comunione).

Noi trasformati in Cristo. Noi, con la nostra umile umanità, siamo ricondotti al progetto originale di Dio: la comunione tra l’umano e il divino. Vengono le vertigini. Noi chiamati a condividere la vita divina. E la vita immortale.

Questo è il mio augurio. Sentire le vertigini del progetto di Dio sull’umanità. Questo lo si afferma dell’umanità come la conosciamo, quella imperfetta e mescolata con il limite, con la colpa, con il peccato. La vertigine è che proprio questa mia umanità è abitata da Dio, la si vuole trasformare: trasformaci in Cristo. Cristo è la forma nuova della nostra umanità.

Questo è il fondamento che ci porta a schierarci per i piccoli e per i vulnerabili, per gli scartati. Siano essi i malati, i disabili gravi o i migranti. Siano i disoccupati o i carcerati. Noi fragili esseri umani chiamati a condividere la gloria di Dio.

Il Natale sia luce per tutti coloro che si trovano nell’oscurità e nella paura del peccato.

Il Natale sia vita per tutti coloro che sono nella tragedia della guerra.

Il Natale sia speranza per tutti coloro che si trovano con il cuore spezzato dall’ansia e dai turbamenti.

Il Natale sia pace per questo mondo afflitto dal flagello della guerra.

Il Natale sia riconciliazione per tutte le nostre famiglie corrose dall’incomprensione e dalla discordia.

Il Natale sia conforto per tutti noi quando siamo malati, soli, affaticati.

Il Natale ci insegni umiltà anche quando siamo tentati dal nostro goffo orgoglio che ci porta a crederci potenti.

Natale, è Dio con noi. E noi possiamo essere segni di Lui, che è con noi.