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Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e 57ª Giornata Mondiale della Pace


DIOCESI DI TRIESTE


Solennità di Maria Santissima Madre di Dio
57ª Giornata Mondiale della Pace


✠ Enrico Trevisi


chiesa di Sant'Antonio Taumaturgo, 1 gennaio 2024



Cari fratelli e sorelle,
Amati fratelli e sorelle: Ljubljeni bratje in sestre

Faccio tre pensieri.

1. Maria Madre di Dio: cioè Dio ha scelto di essere con noi tramite noi
“Per mezzo di lei – di Maria – abbiamo ricevuto l’autore della vita, Gesù Cristo, tuo Figlio. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo”.
Per mezzo di Maria ci è dato Gesù, il Figlio di Dio, che è Dio e che con il Padre e lo Spirto Santo vive nell’eternità, nei secoli dei secoli.
Sono espressioni che ripetiamo e alle quali non ci badiamo più. Oggi celebrando Maria Madre di Dio le vogliamo sottolineare e contemplare con il cuore più attento.
Maria, la creatura umana, ci ha dato Gesù, il Figlio di Dio, che è Dio. Dio nella forma umana, Dio nella storia umana, Dio con noi per camminare con noi. Rinnoviamo il nostro sguardo sereno su questo nuovo anno: Dio è con noi e dentro le vesti strette, che talvolta noi non sappiamo ben decifrare, di questa nostra umana fragilità e debolezza. La fede cristiana ci porta a dire che Dio (il Creatore Salvatore) e creatura umana sono indissolubilmente legati nel momento in cui la creatura dà al mondo l’autore della vita, il Salvatore Gesù che è Dio. Anzi Dio ha scelto di essere con noi tramite noi: questo è il senso bello e perennemente attuale del venerare Maria Madre di Dio.
Attraverso la creatura umana (Maria di Nazareth) Dio si fa parte dell’umanità e resta con noi per riscattarci dalla dimensione decadente della nostra umanità: quella che ci rende tristi, paurosi e pertanto arroganti e violenti oppure rassegnati e impigriti nell’assioma: non si può fare, non si può cambiare…

2. Un nuovo anno, per vivere il Vangelo e nella responsabilità della partecipazione e della democrazia
Possiamo aver terminato l’anno appesantiti da tante ansie e preoccupazioni: guerre, crisi economiche, debiti infiniti, violenze inaudite, calamità naturali, povertà diffuse, e soprattutto lo smarrimento del cuore per cui c’è un senso di stanchezza e tristezza diffusi che vengono leniti solo dalla frenesia del correre e del consumare… ma ora sorge un nuovo anno in cui ci è annunciato che Dio ancora è con noi. L’umano e il divino sono legati, e pertanto non saremo soli nell’affrontare le varie sfide.
Siamo chiamati ad assumerci le nostre responsabilità. Siamo chiamati a vivere il Vangelo senza alibi: in ogni circostanza, su ogni frontiera dell’umano. Ogni questione può trovare luce nel Vangelo. La luce non è la soluzione ma la possibilità che io veda meglio e mi assuma la responsabilità di scegliere e rischiare. Diamo spazio al Vangelo, al Signore Gesù che ci rischiari questo mondo e i problemi che dobbiamo affrontare. Non sarà tutto chiaro subito: ma potremo camminare aiutandoci a individuare i processi, le vie, le tappe parziali ma ineludibili.
Dal 3 al 7 luglio a Trieste ci sarà la Settimana sociale dei cattolici in Italia. Il tema già annunciato è: “Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro”. Ringrazio le Istituzioni (anzitutto Regione e Comune) per l’immediata disponibilità a collaborare per la realizzazione di questo evento. E tra parentesi dico che ci servirà la collaborazione pure di tanti volontari. Ma ora – questo mi sta a cuore – sollecito tutta la comunità a prepararsi bene: come rilanciare la nostra partecipazione a costruire sulla base della nostra storia (fatta anche di ferite, ma pure di valori nobili per i quali ci siamo impegnati, e pure della nostra identità cristiana ma anche ecumenica e di dialogo interreligioso) un futuro più degno, più umano e dunque più conforme al Vangelo? Come poter dire e testimoniare la nostra speranza che ci porta ad impegnarci con passione per la pace, per la giustizia, per un lavoro degno per i giovani (senza costringerli ad emigrare) e anche per i più sfortunati (malati, disabili, anziani soli, adolescenti frustrati e privi di motivazioni… e poi i poveri, i profughi…)?
Di quale partecipazione dei cittadini e delle loro organizzazioni ha bisogno la nostra città? Io non ho la risposta preconfezionata, ma il bello sarà ricercare insieme la strada. Auspico che anche la Settimana sociale dei cattolici sia occasione per interrogarci tutti su come partecipare, su quali obiettivi ci diamo per un Paese e una Città in cui la giustizia e la pace non siano retoriche od emozioni passeggere, ma ciò che appassiona ogni giornata. Siamo consapevoli che la partecipazione alla vita civile assume nomi e dimensioni sempre nuovi (cfr. Documento preparatorio alla Settimana sociale dei cattolici): la vitalità dell’associazionismo, del terzo settore, di economie sostenibili che si diffondono, di amministratori lungimiranti che sanno cogliere i bisogni emergenti delle città e dei territori, di giovani che spingono per la cura dell’ambiente, di gruppi che sostengono nuovi stili di vita più sostenibili… Papa Francesco li chiama Poeti sociali, seminatori di cambiamento, promotori di processi in cui tante azioni piccole e grandi si concatenano (Fratelli tutti, 144). Solo così eviteremo che la democrazia si atrofizzi e diventi un nominalismo.
Ma noi siamo sul confine. Abbiamo conosciuto l’asprezza delle guerre, del sangue versato, delle famiglie divise, dei cuori violati e poi risentiti. Abbiamo la responsabilità di dire e raccontare come abbattere le diffidenze, le ostilità, i risentimenti. La responsabilità del dire di come provare a costruire l’incontro tra le comunità differenti, di come provare a costruire la pace. Per gli altri popoli in guerra (e che hanno dei loro cittadini tra di noi: pensiamo a quanti ucraini, ebrei, musulmani sono nostri concittadini) abbiamo la responsabilità di chiedere una strategia diversa dalla guerra. Siamo chiamati a indicare che la pace è possibile non perché ci si rassegna alla prevaricazione e all’ingiustizia ma perché le si affronta ascoltando reciprocamente le paure, le richieste, i dolori, le speranze di ogni popolo.
La nostra comunità di Trieste, per la sua storia passata e recente e prossima - quella che porterà a Trieste il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e l'ex presidente della Repubblica di Slovenia, Borut Pahor a ricevere la laurea honoris causa in Giurisprudenza dall'Università di Trieste - ci suggerisce che per la pace abbiamo un compito da svolgere a servizio degli altri popoli e delle altre terre.

3. Pace e intelligenza artificiale
Il Papa per questa Giornata mondiale della pace 2024 ha scritto un testo coniugando la pace con l’argomento più attuale della ricerca scientifica e dai risvolti più promettenti e intricati per il nostro futuro.
Non posso ora riassumerlo, poi lo consegneremo alle autorità qui presenti. Mi limito a coglierne due passaggi. Anzitutto che il progresso della scienza e della tecnologia può essere una via della pace. La fede cristiana che porta a cogliere nell’intelligenza un segno che siamo creati a immagine e somiglianza di Dio. E anche le nuove tecnologie dell’informazione e della sfera digitale e poi quella che chiamiamo intelligenza artificiale può essere una grande opportunità per progettare un mondo più giusto e per un futuro più sostenibile. Eppure – ecco il secondo passaggio che colgo – occorre essere consapevoli dei rischi: le nuove tecnologie rielaborando con gli algoritmi le tracce digitali che lasciamo in internet possono controllare e influenzare (per motivi commerciali e politici) le abitudini mentali e relazionali.
Senza che ne siamo consapevoli potremmo essere molto condizionati e dunque meno liberi. Con algoritmi che creano allucinazioni, che distorcono la realtà, replicano pregiudizi, e in nome dell’efficienza creano nuove persone scartate ed emarginate. Tutto dipende dagli obiettivi di chi progetta queste intelligenze artificiali. Non possiamo permettere che siano gli algoritmi a determinare il modo di intendere i diritti umani.
Termino con questa citazione: “L’immensa espansione della tecnologia deve quindi essere accompagnata da un’adeguata formazione alla responsabilità per il suo sviluppo. La libertà e la convivenza pacifica sono minacciate quando gli esseri umani cedono alla tentazione dell’egoismo, dell’interesse personale, della brama di profitto e della sete di potere. Abbiamo perciò il dovere di allargare lo sguardo e di orientare la ricerca tecnico-scientifica al perseguimento della pace e del bene comune, al servizio dello sviluppo integrale dell’uomo e della comunità” (n. 2).
Nella Settimana sociale dei cattolici ci saranno qui a Trieste delle piazze animate da varie iniziative: sarà l’occasione per partecipare. Non possiamo delegare ad altri la responsabilità che ci appartiene, in ogni ambito, per costruire da protagonisti la pace e la giustizia.

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Introduzione del presidente diocesano di Azione Cattolica
Arturo Pucillo


“L’essere umano, infatti, mortale per definizione, pensando di travalicare ogni limite in virtù della tecnica, rischia, nell’ossessione di voler controllare tutto, di perdere il controllo su sé stesso” (dal messaggio del Santo Padre “Intelligenza artificiale e pace”).
Uno dei centri della riflessione di papa Francesco, quest’anno dedicata ai risvolti dello sviluppo impetuoso dell’intelligenza artificiale, evidenzia un paradosso: imitare il funzionamento del centro di controllo della nostra umanità, l’intelligenza, porta invece al rischio di perderne il controllo.
Con voce come sempre chiara e precisa, il Papa ci invita a non lasciarci abbindolare dalle sirene efficientiste che l’applicazione dell’intelligenza artificiale rende seducenti, ma chiede, attraverso un esigente esercizio di discernimento personale e comunitario, l’attenzione dovuta navigando in prossimità del limite.
Limite che in quest’ultimo anno in larga parte è stato oltraggiato da guerre devastanti, instabilità diffuse dentro interi continenti, vendette sociali, la perdurante piaga dei femminicidi, e per la nostra comunità anche numerose crisi lavorative e le indicibili sofferenze umane che accompagnano i migranti sotto i nostri occhi spesso indifferenti.
La Chiesa che è in Trieste, accompagnata ed esortata quotidianamente dal vescovo Enrico, cerca di cogliere le prospettive più edificanti che, nonostante tutto, il progresso così impetuoso custodisce: è un passaggio che le nostre coscienze devono affrontare.
La Settimana Sociale dei cattolici in Italia, a Trieste a inizio luglio, ci aiuterà in questa fatica, con l’auspicio che i frutti si possano cogliere, maturi, negli anni a venire.
Oggi, riuniti come consuetudine attorno ai divini misteri proprio nel caposaldo dell’anno nuovo, esprimiamo il fiducioso auspicio che il Signore ci consegni gli strumenti necessari per innescare in noi stessi e nella nostra comunità quel processo di autocoscienza così necessario per le sfide che il futuro già presente ci pone.
Chiediamo quindi ogni Grazia, dono gratuito, per esserne all’altezza, ricordando che l’unico bene senza limite è l’amore di Dio per noi.