parallax background

Solennità dell’Epifania del Signore | Messa dei popoli


DIOCESI DI TRIESTE


Solennità dell'Epifania del Signore
Messa dei popoli


✠ Enrico Trevisi


chiesa di santa Teresa del Bambino Gesù, 6 gennaio 2024



Cari fratelli e sorelle,
Amati fratelli e sorelle: Ljubljeni bratje in sestre

Mi piacerebbe ripetere queste parole non solo in italiano o in sloveno, ma in ciascuna delle vostre lingue: non solo inglese, francese, spagnolo, portoghese… ma anche nelle vostre lingue particolari, quelle parlate in casa, in famiglia, nei villaggi dell’Africa o dell’Asia o delle Americhe. Apriamoci allo Spirito Santo, perché, come nel giorno di Pentecoste, ciascuno possa intendere nella propria lingua del cuore l’annuncio liberante del Vangelo.
“Alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo»” (Mt 2,1s).
A partire da questa affermazione, in questa Messa dei popoli, propongo tre pensieri.

1. I popoli in cammino
L’Epifania ci mostra dei popoli in cammino, che fanno tanta strada. Nel mondo oggi spesso si è preoccupati per il fenomeno massiccio delle migrazioni. In realtà si tratta di un fenomeno che sempre è stato presente ed è irrefrenabile. Certo che ci piace avere una casa, ci piace avere una terra, avere una stabilità. Ma i motivi per mettersi in cammino sono molteplici e ciò porta a rendere difficile non solo la comprensione del fenomeno, ma anche lo sforzo per “governare” i processi delle migrazioni con tutti i disagi, le paure, le tragedie che essi spesso comportano.
Il fatto che ci siano popoli perennemente in cammino ci ricorda che non sempre lì dove siamo – nella nostra terra, casa, cultura – ci sono le condizioni ottimali per la vita. E in effetti le migrazioni ci portano a pensare a popoli in fuga dalle guerre, dalle persecuzioni, dalle calamità naturali, dalle povertà immani. Essere in cammino significa dunque un cercare altrove, un protendersi con speranza verso Altro (un Altro che è segno e presenza ineffabile di Dio) rispetto a quello che si è ricevuto in sorte. Essere in cammino significa dunque un desiderio di pace, di riscatto, di libertà. E spesso in un mix di sentimenti: nostalgia e disperazione per quel che si lascia, paura e speranza per l’ignoto che si incontra…

2. Guidati da una stella
I Magi sono guidati da una stella. Essi ci indicano che il cammino non può essere determinato solo dai nostri bisogni materiali, pur pressanti. Non ci si può appoggiare semplicemente sulla fuga dal male. Le stelle indicano un desiderio che ci porta a guardare in alto, a pensare e riflettere che siamo fatti per altro e dunque non solo per sopravvivere in qualche modo dentro le violenze e le ingiustizie. La riprova è che qui, pur non essendoci la guerra, ancora abbiamo paure, desideri che non ci consentono di stare fermi, che ci inquietano.
Quale stella ci guida nel nostro cammino? Nel nostro sperare? Non basta l’avere una casa o un lavoro o una scuola. Ancora siamo inquieti per ingiustizie che patiamo qui o che sferzano la terra. La dinamica del nostro desiderio dice che c’è sempre una stella che ci guida a peregrinare, a viaggiare, a camminare. C’è sempre il desiderio per un Altrove, per una patria che possa appagare il nostro desiderio di vita, di amore, di giustizia, di libertà, di verità, di pace. Con tutto il rispetto per chi non ha casa, lavoro o scuola perché la miseria o la guerra distruggono tutto, noi sappiamo che non ci bastano la casa, il lavoro e la scuola. Noi desideriamo un Altrove, un Qualcuno che salvi il mondo! Che ci salvi dalla furia del dolore.
L’insidia del consumismo, del materialismo è quella di non farci guardare più a nessuna stella, ma di farci ripiegare sui nostri biechi ed effimeri piaceri: consumare un qualche prodotto alla moda, appagati dalle cose, con il piacere di esibire sui social le prove della nostra opulenza: mangiate ripetute, acquisti smodati ed esagerati, esperienze ludiche per cui essere invidiati. Al posto di guardare alla stella (e dunque al cielo) siamo ripiegati sul nostro ombelico, cioè sul nostro io, capriccioso, incapace di sognare e di rimetterci in cammino (Maria è la donna del cammino, verso Elisabetta, verso Betlemme, verso il Calvario; e Giuseppe l’uomo che sogna e comprende il progetto di Dio). Ma la noia e la tristezza che incombono, la paura che qualcuno ci porti via il piacere precario che mai appaga, la diffidenza verso gli altri che genera sospetti e nuove violenze ci dicono che occorre tornare a guardare il cielo, guardare in altro, guardare la stella. E dove ci porta la stella?

3. Uniti nell’adorare un bambino: Gesù, il Cristo, il Redentore di tutti i popoli
Se seguiamo la stella che brilla, istruiti dalla sapienza che i profeti ci hanno lasciato nelle Scritture, possiamo ritrovarci insieme ad adorare un bambino, Gesù, il Cristo, l’atteso dalle Genti, il Principe della Pace. Il Redentore di tutti i popoli.
È bello ritrovarci insieme, da cammini diversi, da strade che sono partite da motivazioni diverse ma che ci portano – dopo giorni e anni difficili: tanti di noi riusciamo a fatica ad immaginare il dramma della rotta balcanica e della rotta nel mare Mediterraneo – a guardare insieme nella stessa direzione. Verso un bambino fragile, bisognoso di cura e protezione. A questo piccolo essere umano vogliamo portare i nostri doni, le nostre speranze, le nostre intuizioni. In questo Piccolo di Betlemme cogliamo il segno, anzi la Presenza del divino. Dio che si fa umile e piccolo. Il Cielo che si fa terra, Dio che si fa piccolo essere d’uomo.
Il nostro cammino di popoli e di persone ci porta a chinarci con stupore su un bambino di nome Gesù che significa: “Dio salva”, circondato dall’affetto di sua Madre, una giovane ragazza di nome Maria e di Giuseppe, un uomo che nei sogni sa cogliere il volere di Dio.
È bella questa Messa: anticipa quello che abbiamo cantato nel Salmo (Ti adoreranno tutti i popoli della terra) e ci ripropone la scena dei Magi. Da strade diverse, da terre diverse, da culture diversi ci ritroviamo qui ad adorare il mistero di Dio presente in mezzo a noi. Un Dio che nell’umano fragile si mostra. Un Dio che non smette di stupirci per essere il Salvatore di tutti. Un Dio che ancora ci rimette in cammino ma questa volta con la gioia nel cuore. Abbiamo trovato il Salvatore dei popoli. Venite adoriamo. È in una mangiatoia. Lui stesso si fa cibo per noi. Alimento di vita. Eucaristia, rendimento di grazie e pane per il nostro cammino.